DELLA LEONESSA, Enrico (pseudonimo Lionne)
Nacque a Napoli il 15 luglio 1865 da Giuseppe e Luisa Caiazzo.
Osteggiato dapprima dalla famiglia, ottenne in seguito di studiare pittura presso Enrico Fiore, allievo apprezzato di D. Morelli. Nel 1885, già noto a Napoli come illustratore, per la vivacità delle scene dal vero e per la vena umoristica (Pica, 1914, pp. 404 s.), si trasferì a Roma su invito di Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao che gli affidarono la parte illustrativa del Corriere di Roma, quotidiano fondato in quello stesso anno dai due intellettuali napoletani con progetti culturalmente ambiziosi.
Lavorando per il Corriere di Roma, accanto a G. Boggiani, A. Muzii e G. A. Sartorio, il D. inaugurava una fortunata attività di illustratore giornalistico che si sarebbe conclusa soltanto all'inizio del nuovo secolo. Nel 1886 lavorava per il Capitan Fracassa, vivacizzando alcune corrispondenze napoletane di R. Bracco (firmate "Baby"), con pupazzetti di stile nuovo, influenzati dalla grafica del francese Caran d'Ache (pseudonimo di Emmanuel Poiré: D. Angeli, necr. in Il Giornale d'Italia, 1921). Come ricorda Ugo Fleres (1952) il D., insieme a L. Bertelli (Vamba) e C. Montani, appartenne infatti alla "seconda dinastia del regno del pupazzetto" (genere di illustrazione giornalistica costituito da figurine schizzate rapidamente tra le colonne degli articoli a rappresentare e commentare umoristicamente avvenimenti politici e soggetti culturali), che subentrò a quella di Gandolin (L. A. Vassallo) e di Fleres stesso e, superando i limiti della riproduzione xilografica grazie all'introduzione della fotoincisione, raggiunse immagini più complesse, dal segno più libero e ricco, spesso riprodotte a colori.
Fu probabilmente nell'ultimo decennio del secolo che maturarono le qualità pittoriche di vivace colorista del D. che, mentre creava con Gandolin vignette in bianco e nero per la satira politica e di costume del Don Chisciotte della Mancia, quotidiano di moderata opposizione al governo, fondato nel 1892 da L.A. Vassallo, L. Bertelli, E. Faelli e L. Lodi (Angeli, necr., 1921; Majolo Molinari, I, 1963, p. 314), iniziava la sua collaborazione a La Tribuna illustrata, periodico culturale (settimanale dal 1890 al '92 e mensile dal 1893 al '96) dalla raffinata veste tipografica, incentrata sulla ricchezza e perfezione delle immagini a colori, all'altezza della stampa illustrata europea. Per La Tribuna illustrata, la cui direzione artistica era affidata a G. A. Sartorio, il D. creò disegni, acquerelli, pastelli (riprodotti dai più apprezzati xilografi dell'epoca come A. Ballarin, P. Romagnoli e S. Zaniboni e da fotoincisori come i Danesi e i Tabanelli), illustrando novelle e romanzi brevi di D. Angeli, A. Fogazzaro, R. Bracco, U. Ojetti, con immagini di efficace resa narrativa, in uno stile raffinato e convenzionale sul modello della stampa illustrata francese, cui si uniformavano anche gli altri disegnatori della rivista, come A. Terzi, S. Macchiati, V. Migliaro. Lo stesso codice illustrativo era utilizzato dal D. nelle scene create per i romanzi della "Piccola collezione Margherita", pubblicati tra il 1897 e il '98 dall'editore Voghera (tra questi ricordiamo la illustrazione per Le donne ideali di E. Panzacchi, pubblicato nel '98). Numerosi erano anche i disegni a colori realizzati dal D. per le copertine della Tribuna illustrata (La posa, 3 luglio 1892; Colpo di vento, 30 ott. 1892), per le due pagine centrali (Alcirco equestre, 1° maggio 1892; La Paloma, 11 sett. 1892; Al Café-Chantant, 7 febbr. 1892), oppure per le rubriche di moda (con il titolo Il Tempo e la moda, nel 1893 comparve ogni mese una tavola a colori del D. che in varie scenette di ambiente borghese, illustrava un modello adatto alla stagione).
Attraverso questa produzione si espresse e sviluppò il suo interesse per gli episodi di vita mondana, per i divertimenti e per lo spettacolo, colti in immagini rapide e vivaci, caratterizzanti gli ambienti, le atmosfere, i tipi della società contemporanea. La ricerca coloristica si amplificava e si arricchiva di una luminosità pastosa, probabilmente influenzata dalla grafica di H. de Toulouse-Lautrec.
Tra il 1899 e il 1901 si concluse l'attività di illustratore del D. con la collaborazione a Il Giorno che, nato dalla fusione del Don Chisciotte con il Fanfulla, nei due anni di vita, si caratterizzò come quotidiano "fervidamente liberale", in polemica con il Parlamento di Crispi, e teso al "rinnovamento della struttura economica e sociale della nazione" (Majolo Molinari, I, 1963, p. 470).
Le sue illustrazioni per Il Giorno rappresentano un tentativo di estrema modernità grafica (probabilmente per la sollecitazione esercitata dallo stile innovativo dell'altro disegnatore del quotidiano, G.E. Novelli [Yambo]), realizzate in tavole colorate che descrivono con segno sintetico e taglio fotografico gli avvenimenti quotidiani, evitando forzature caricaturali.
A metà degli anni Novanta il D., che in quest'epoca cominciava a firmare con lo pseudonimo di Lionne, aveva esordito come pittore, presentando due ritratti all'Esposizione di belle arti di Roma del 1895: di Luigi Arnaldo Vassallo, a figura intera, nel suo studio, nell'atto di disegnare sul taccuino (Genova, Gall. com. di arte moderna) e di Fausto Salvatori (Pica, 1914, pp. 405 s.; Angeli, necr., 1921). Il Fleres (1895-96), recensendo la mostra, giudicò entrambi i ritratti "degni di speciale considerazione" e tali da essere anteposti al ritratto premiato di L. Alma Tadema, per l'originalità della ricerca coloristica realizzata con "folto impasto". L'ascendenza manciniana. evidente in questo esordio (Fleres, 1895-96; Angeli, necr., 1921) raggiunse un colorismo più acceso nel ritratto della Signora Dall'Oppio (Pica, 1914, p. 408; Roma, Gall. naz. d'arte moderna) che nel 1897 fu presentato alla Biennale di Venezia (Seconda Esposizione internazionale..., Venezia 1897, p. 155, n. 17). Nel 1899 il D. espose ancora a Venezia Nella campagna romana, identificabile con I grassi e i magri, acquistato dalla Galleria naz. di arte moderna di Roma.
L'opera è forse la più famosa, avendo all'epoca suscitato adesioni e critiche sia per l'audace dissonanza dei colori sia per la valenza satirica e caricaturale (Pica, 1899; Fleres, 1899, p. 131; Paralupi, 1900). Colpì anche il Pellizza, che ne scrisse al Morbelli (Bellonzi-Fiori, 1969, I, p. 222) e, pure attualmente ridimensionata dalla critica, per la qualità e gli accostamenti dei colori, per la "luce folgorante e cruda" è stata individuata come una delle probabili fonti del primo Boccioni (Bellonzi, 1967, p. 93; Bellonzi-Fiori, 1969, I, p. 30).
In questi anni il D. superava la ricerca coloristica empirica sperimentando un divisionismo scientifico, basato sulle teorie del fisico americano M. O. Rood, orientamento pittorico che all'epoca si affermava e trionfava a Roma, come ricorda il Severini (1965), con A. Noci, C. Innocenti, U. Coromaldi, A. Terzi. Il divisionismo romano, del quale il D. fu esponente tipico, si caratterizzava per la ricerca tecnica pedissequa e raffinata e per la scelta di soggetti brillanti o superficialmente popolari, per le notazioni veriste e caricaturali, estranee alle tendenze simboliste e alle aspirazioni sociali del divisionismo piemontese e lombardo (Monteverdi, 1984, p. 98; Bellonzi, 1966). L'unico dipinto del D. che riveli un'attenzione alle tematiche simboliste sembra essere La linfa, esposto alla Biennale di Venezia del 1903, dove due giovani figure nude sono raffigurate in una campagna assolata, accanto a un mandorlo fiorito (Pica, 1903; Id., 1914, p. 412). Dalla fine del secolo il D. espose regolarmente sia alle Biennali di Venezia sia alle annuali mostre romane della Società degli amatori e cultori di belle arti.
A Venezia vennero presentati i soggetti di vita mondana e dell'ambiente dello spettacolo cari all'autore, come Al caffè-concerto (1905), In un caffè-concerto (1907), Serata d'estate (1909), ritratti di giovani popolane come Fioraia romana (1909), Fruttivendola romana (1910), insieme a immagini dei sobborghi romani, come Gli sperduti (Roma, Gall. naz. d'arte moderna), e Ritorno dal Divino Amore (1912), e come Ortensie (1912; Roma, Gall. comun. d'arte moderna). A Roma, agli Amatori e cultori, esponeva intanto ritratti femminili della borghesia e ancora giovani popolane (Fiore e frutta: 1908), ma anche qualche paesaggio, come Estate al Giardino del lago e Rosso e verde (1909), due scene di villa Borghese "di accorta e armoniosa gamma di colore e di raro brio luminoso" (Pica, 1909, p. 254). All'Esposizione universale di Roma del 1911 espose un altro Alcaffè-concerto, Ortensie (presentato l'anno dopo a Venezia) e Fuori porta S. Giovanni, opere che Pica (1913, p. CLIII) descrive come "tre novissime tele..., tutte trattate con uguale tecnica luminista", e Fioraia romana, un'acquaforte che rappresenta una traduzione grafica di Inverno romano presentato alla mostra degli Amatori e cultori nel 1909 a Roma (cfr. Roma 1911, 1980, pp. 170 s.).
Nell'ambiente romano il dissenso dei pittori più giovani alla ricerca di un linguaggio più avanzato, di rottura con la pittura accademica e il verismo ottocentesco, si esprimeva nel 1912 con l'allestimento di una mostra del ritratto, dove il D. espose accanto ad A. Mancini, A. Noci, C. Innocenti, U. Coromaldi, un "serafico ritratto di bambina" (Lancellotti, 1912). Ma la frattura con la generazione dei pittori più tradizionali veniva sancita definitivamente l'anno successivo con la costituzione di una Secessione romana che, pur non riuscendo a esprimere una linea coerente e particolarmente innovativa, presentava quattro mostre dal 1913 al 1916-17, riferendosi confusamente all'esperienza viennese (cfr. Secessione romana 1913-1916, catal., Roma 1987). Il D. partecipò attivamente alle Secessioni romane e oltre ad esporre le sue opere, fece parte del comitato direttivo, accanto a G. Balla (Bellonzi-Fiori, 1969, I, p. 427) e, per le mostre del '13 e del '14, realizzò alcune decorazioni nelle sale espositive, con F. Scandellari, A. Terzi, U. Bottazzi (Prima Espos.... "Secessione", 1913, p. 32; Colasanti, 1913, p. 428; Quesada, 1982, p. 44). Appartengono a questo periodo alcuni ritratti femminili, quali Barbara (esposto alla Secessione del 1913) e Violette (esposto alle Secessioni del '13 e del '14 e conservato alla Gall. comun. d'arte moderna di Roma), in cui il divisionismo si evolveva in un colorismo di nuova intensità espressiva, avvicinabile ad "un espressionismo alla Brücke" (Bellonzi, 1963, p. 324; Id., 1967, p. 23). Oltre ai molti quadri di fiori dipinti con tinte accese, il Lancellotti nel 1914 menziona un "luminoso paesaggio" e nel '17 descrive La famiglia dei burattinai, dipinto di soggetto popolaresco e malinconico.
Analoghi soggetti, e in alcuni casi gli stessi dipinti, il D. espose a Venezia nel 1914 (Fiori d'inverno, Fiori d'estate, Ritratto e Trasteverina, esposto anche alla Secessione romana dello stesso anno) e, dopo l'interruzione della guerra, nel 1920 (Figura di donna, la stessa Trasteverina, Dalie, Viole di maggio, Rose e viole).
Nel 1917, ormai accreditato dalla critica contemporanea, vinse una medaglia d'oro all'Esposizione di belle arti di San Francisco (Ferrari-Colasanti, 1917) e nel 1919 V. Pica, forse il suo più convinto estimatore, curò una collettiva del D., A. Cataldi e V. Miranda, alla galleria Pesaro di Milano (Pica, 1919).
Tornato a Napoli, nel 1921, vi morì il 6 giugno di quello stesso anno.
La produzione grafica del D. è rintracciabile in Il Corriere di Roma, 1885-86; Capitan Fracassa, 1886; Don Chisciotte della Mancia, 1887-92; La Tribuna illustrata, 1890-96.
Fonti e Bibl.: Necr., in Il Mattino, 19 giugno 1921; Il Giornale d'Italia, 21 giugno 1921 (C. Tridenti; D. Angeli); Il Mezzogiorno, 30 giugno e 10 luglio 1921; Rass. d'arte antica e moderna, XXI (1921), 8, p. 288. Oltre ai catal. delle Biennali di Venezia cit., cfr. U. Fleres, I premiati all'Esposizione di belle arti di Roma, in Natura e arte, V (1895-96), 2, pp. 886 s.; Società degli amatori e cultori delle belle arti. Esposizione LXVI (catal.), Roma 1895, p. 12, nn. 131 s.; U. Fleres, III Esposizione artistica internaz. di Venezia, Roma 1899, pp. 45 s.; V. Pica, L'arte mondiale a Venezia nel 1899. IX. Ancora i pittori ital., in Emporium, X (1899), pp. 131 s. (numero straordinario); R. Paralupi, L'arte internaz. a Venezia, Bologna 1900, pp. 106 s.; Società degli amatori e cultori di belle arti (catal. pittura-scultura), Roma 1902, p. 30, n. 721; LXXIII Esposizione internaz. di belle arti della Società amatori e cultori di belle arti. Mostra dell'Associazione degli acquarellisti (catal.), Roma 1903, p. 15, nn. 162-165; V. Pica, L'arte mondiale alla V Esposizione di Venezia, Bergamo 1903, p. 199; Id., L'arte mondiale alla VI Esposizione di Venezia, Bergamo 1905, p. 143 (con ill.); I. Rusconi, L'Esposizione di belle arti in Roma, in Emporium, XXV (1907), p. 416; V. Pica, L'arte mondiale alla VII Esposizione di Venezia, Bergamo 1907, p. 344; Id., L'Esposizione degli amatori e cultori di belle arti a Roma, in Emporium, XXVII (1908), p. 410 (con ill.); L. Callari, Storia dell'arte contemporanea ital., Roma 1909, p. 377; V. Pica, L'Esposizione degli amatori e cultori di belle arti in Roma, II, Gli italiani, in Emporium, XXIX (1909), p. 254 (con ill.); Id., L'arte mondiale a ll'VIII Esposizione di Venezia. Pittori e scultori ital., ibid., XXX (1909), pp. 283 s. (con ill.); Società degli Amatori e cultori di belle arti in Roma, LXXIX Esposizione internaz. di belle arti, Catal. illustr., Roma 1909, p. 34, nn. 165-167 (con ill.); G. Marangoni, L'Esposizione internaz. di Roma, in Natura ed arte, XIX (1910-11), 40, p. 241; V. Pica, L'arte mondiale alla IX Esposizione di Venezia, in Emporium, XXXII (1910), pp. 95 s. (con ill.); A. Lancellotti, La mostra del ritratto a Roma, ibid., XXXVI (1912), p. 79 (con ill.); U. Oietti, La decima Esposizione d'arte a Venezia, Bergamo 1912, pp. 12, 28 s.; V. Pica, L'arte mondiale a Roma nel1911, Bergamo 1913, pp. CLI, CLIII (con ill.); Prima Espos. intern. d'arte della "Secessione" (catal. ill.), Roma 1913, p. 32, nn. 9-13; A. Colasanti, Le esposizioni di belle arti a Roma, la mostra della Società amatori e cultori. La Secessione, in Emporium, XXXVII (1913), pp. 428, 441; A. Lancellotti, La II Esposizione internaz. della Secessione, ibid., XXXIX (1914), p. 260; V. Pica, Artisti contemporanei: E. 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