ENRICO DI MORRA
Originario di una famiglia campana, titolare della baronia di Morra nella contea di Conza (l'attuale Morra de Sanctis, in provincia di Avellino). Dopo la riforma del tribunale della Magna Curia (1221), in seguito alla quale furono chiamati a farne parte soltanto giudici professionisti, e dopo che il tribunale era stato presieduto per qualche mese dal vescovo Richerio di Melfi, attestato in questa funzione soltanto nel marzo 1221, E., al più tardi a partire dall'inizio del 1223, ne fu il presidente, con il titolo di "magne imperialis curie magister iustitiarius", carica che ricoprì fino alla morte.
All'inizio operò indipendentemente dalla Magna Curia: mentre la corte imperiale era in Sicilia, E. nel giugno 1223 era a Sorrento e nel settembre dello stesso anno a Salerno. Alcuni mesi più tardi, nel novembre 1223, si recò in Terra di Lavoro "pro imperialibus servitiis". Tra i giudici del tribunale da lui presieduto c'era, tra gli altri, anche Pier della Vigna.
Nei conflitti con l'alta nobiltà, cioè con i conti, E. fu un deciso esecutore della volontà di Federico II. Eseguì con successo molti compiti amministrativi, tra cui l'applicazione delle Assise di Capua (v.). Non di rado accolse ricorsi di istituzioni ecclesiastiche contro il fisco. Così, nel maggio 1224, diede ragione al preposito di S. Maria de Luco e nel maggio 1226 all'abbazia di Montecassino. Nel luglio 1225 accolse la querela del preposito di S. Maria di Mugilano contro un barone. Nell'ottobre 1230 emanò una sentenza favorevole al vescovo di Rapolla. Nel marzo 1231, a Taranto, E., coadiuvato dai giudici Roffredo di San Germano e Pier della Vigna, accolse il ricorso del procuratore di Casalrotto contro il barone Gualtiero Gentile e confermò all'abbazia di Cava dei Tirreni il possesso di Casalrotto. Nel luglio 1232, a Sulmona, sentenziò a favore di due monasteri dipendenti da Montecassino e contro i signori di Pettorano.
Federico II diede a E. alcuni incarichi molto importanti: nel 1226, durante la spedizione dell'imperatore in Lombardia, gli fu affidata la reggenza in Puglia. Nel 1229 era a capo delle truppe che difesero il Regno contro i soldati di papa Gregorio IX, ma dovette subire, il 17 marzo dello stesso anno, una pesante sconfitta presso San Germano. E. era presente alla corte dello Svevo nel 1230-1231, quando furono elaborate ed emanate le Costituzioni di Melfi. Nel 1232 fu inviato a Roma da Federico II, insieme a Pier della Vigna, all'arcivescovo di Messina e al vescovo di Troia, per trattare con il papa. Nel gennaio 1233 tornò in Puglia per esercitare il suo ruolo di maestro giustiziere della Magna Curia.
Alla fine del 1234 sollecitò procedimenti contro malfattori e ribelli. Quando, nell'aprile 1235, Federico II partì per la Germania, dove si sarebbe fermato per cinque anni, istituì un consiglio di reggenza composto da cinque persone: E. stesso, il conte Tommaso di Acerra e gli arcivescovi di Palermo, di Capua e di Otranto (quest'ultimo, dopo la sua morte nel 1235-1236, fu sostituito dal vescovo Pietro di Ravello). Nel 1236 e nel 1237 E. si recò, insieme a Tommaso di Acerra, presso l'imperatore in Germania. Nel 1237 e nel 1238 fu chiamato in Lombardia, mentre dall'agosto 1239, quando la Magna Curia estese la sua competenza anche sull'Italia settentrionale, E. fu costantemente presente alla corte dell'imperatore, diventando in pratica una specie di primo ministro di Federico II. Nel dicembre 1240 presiedette una seduta del tribunale della Magna Curia a Faenza. Per i mesi seguenti mancano notizie su E., il quale, secondo quanto riferisce la cronaca di Riccardo di San Germano, morì nel settembre 1242.
I suoi tre figli, Giacomo (che fu capitano generale del ducato di Spoleto dal 1240 al 1242 e vicario generale nelle Marche nel 1244), Goffredo e Ruggero furono coinvolti nel 1246 nella fallimentare congiura di Capaccio (v.) e, dopo che fu scoperta, su ordine di Federico II furono implacabilmente o giustiziati o accecati. Una sua figlia, Anna, sposò, nel 1228, il barone Giacomo di Rocca Romana.
Fonti e Bibl.: J. Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechts-geschichte Italiens, I, Innsbruck 1868, pp. 354-359, 366-367; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II. in Reichsitalien von 1237-1250 unter besonderer Berücksichtigung der süditalienischen Beamten, Ph.D., Frankfurt am Main 1936, pp. 125 ss.; W. Heupel, Der sizilische Großhof unter Kaiser Friedrich II. Eine verwaltungsgeschichtliche Studie, Stuttgart 1940, pp. 61, 85-90, 93, 100, 138-146; T. Kölzer, Magna imperialis curia. Die Zentralverwaltung im Königreich Sizilien unter Friedrich II., "Historisches Jahrbuch", 114, 1994, pp. 287-311; W. Stürner, Friedrich II., II, Der Kaiser 1220-1250, Darmstadt 2000, pp. 40, 44, 63, 66, 130, 172, 190, 253, 270, 287, 304, 432, 494, 561. N. Kamp, Morra, Heinrich v., in Lexikon des Mittelalters, VI, München-Zürich 1993, col. 845.