ENRICO di Veldeke
Poeta tedesco, nato verso la metà del sec. XII, nel circondario di Maastricht. Ebbe molto probabilmente educazione ecclesiastica perché conobbe il francese e il latino, Virgilio e Ovidio. Scrisse per la contessa Agnese di Los la leggenda di San Servatius in due libri: nel primo racconta la vita del santo, nel secondo i suoi miracoli, sempre in forma piana e disadorna, senza approfondirne la psicologia; ma è interessante per i riferimenti storici. La lingua - il dialetto basso-tedesco della regione di rifacimento del poema francese Roman d'Eneas, importò in Germania il primo modello di poesia aulica. E. di V. non segue servilmente l'originale, ma trasporta il soggetto per quanto gli è possibile nel proprio ambiente, rendendolo accessibile al pubblico tedesco. Il poema, prestato alla contessa Anna di Cleve, moglie del langravio Ludovico di Turingia, andò smarrito per ben nove anni e fu terminato solo dopo le feste di Magonza nel 1184, alle quali E. di V. prese parte con Guiot de Provins. È considerato fondatore della rima pura, limitata però dal suo dialetto. Scrisse anche dei Lieder, che però non ci sono giunti nella loro forma originaria.
Ediz.: L. Ettmüller, Lipsia 1852; O. Behaghel, Heilbronn 1882, con introduzione.
Bibl.: C. v. Kraus, H. v. V. und die mittelhochdeutsche Dichtersprache, Halle 1899; O. Gogala di Leesthal, Studien über Veldekes Eneide, in Acta Germanica, V (1914); J. van Dam, Zur Vorgeschichte des höfischen Epos, Bonn e Lipsia 1923, e Das Veldeke-Problem, Groninga 1924; A. Kempeneers, H. v. V. en de bron van zün Servatius, Anversa 1913.