FULCHIGNONI, Enrico
Nacque a Messina il 18 sett. 1913 da Mario.
Iscrittosi alla facoltà di medicina della sua città fu allievo interno dell'istituto di fisiologia umana diretto da G. Martino e qui si laureò nell'anno accademico 1937-38 discutendo la tesi Contributo alla conoscenza dell'epilessia sperimentale riflessa per stimoli luminosi (poi pubblicata in Riv. di patologia nervosa e mentale, LI [1938], pp. 1-54).
Negli anni accademici 1938-39 e 1939-40 fu assistente volontario presso l'istituto e, sotto la guida del Martino, si dedicò alla ricerca sperimentale in fisiologia con una serie di studi in vari campi della disciplina con i quali poté dimostrare: l'aumento della diastole ventricolare e l'arresto del cuore in diastole nel cane durante l'accesso epilettico soltanto se i vaghi sono integri (Sul comportamento del cuore nell'epilessia da faradizzazione corticale, in Rend. della R. Acc. nazionale dei Lincei, classe di scienze fisiche matematiche e naturali, s. 6, XXVIII [1938], pp. 38 ss.); la possibilità di scatenare l'accesso epilettiforme per effetto di stimoli luminosi solo se vi sia la partecipazione del centro sensitivo-motore dell'orbicolare palpebrale e della cute reflessogena a questo corrispondente, in quanto gli eccitamenti afferenti dalla corteccia occipitale si ripercuotono sulla zona sensitivo-motrice esaltandone l'eccitabilità mediante l'agevolazione dell'attività dei centri riflessi sensitivo-motori, così che, in particolari condizioni, le sfere sensoriali possono rivelarsi epilettogene (Über die Bedeutung bedingter Reize (für den Bahnungsprozess) bei der durch Strychninsierung der occipitalen Rinde reflektorisch erzeugten Epilepsie, in Pflüfgers Archiv für die gesamte Physiologie des Menschen und der Tiere, CCXL [1938], pp. 212-220, in collaborazione con G. Martino; Il fenomeno dell'agevolazione nell'epilessia riflessa da stricnizzazione occipitale, sotto l'azione di stimoli luminosi condizionati, in Rend. della R. Acc. naz. dei Lincei, classe di scienze fisiche matematiche e naturali, s. 6, XXVII [1938], pp. 125 ss., in collaborazione con G. Martino; Sul meccanismo dell'epilessia sperimentale riflessa per stimoli luminosi, ibid., pp. 122-124).
Contemporaneamente aveva preso a occuparsi di teatro, suo principale campo di attività nel successivo decennio: nel 1937 fu fondatore e direttore del teatro sperimentale di Messina e littore di teatro nell'anno successivo. Passò, quindi, nel 1939, allo Sperimentale di Firenze (teatro nazionale dei GUF: Gruppi universitari fascisti).
Qui il F. curò la regia di Dopo l'assalto di A. Battistella, di Dentro di noi, del giovane S. Angeli, e di alcune rappresentazioni pirandelliane (La giara, L'uomo dal fiore in bocca); in questo campo, trovò, comunque, una definitiva consacrazione quando, sempre nel 1939, realizzò, con la Compagnia del teatro delle Arti di Roma - diretta da A.G. Bragaglia e particolarmente mirata a far conoscere giovani artisti italiani e autori stranieri poco noti in Italia -, quello che probabilmente è da considerarsi il suo capolavoro fra le regie teatrali, Piccola città di Thornton Wilder, inedito in Italia. L'interesse suscitato fu tale che lo spettacolo venne ripreso l'anno successivo, al teatro Nuovo di Milano, con la compagnia Merlini - Cialente. Nella traduzione scenica operata dal F. furono introdotte le proiezioni di fasci di luce di tipo cinematografico, amplificate le sottolineature di ogni sensazione interiore a scapito della presenza di realtà oggettuali mentre, sul palcoscenico, scomparso ogni elemento superfluo, veniva esaltato il dominio comunicativo della parola. L'allestimento fu un vero e proprio evento, assumendo rapidamente la valenza di una dichiarazione d'intenti, di un saggio su un nuovo modo di fare teatro.
Seguirono anni di intensa attività registica, che confermarono i suoi tratti di interprete assai moderno e autore eclettico per eccellenza.
Sempre nel 1939, a Roma, per il teatro dell'università, mise in scena vari testi di Aristofane: Gli uccelli, Le nuvole, Le rane (per cui fece truccare i personaggi da conosciuti scrittori contemporanei, dando, fra l'altro, a Euripide le sembianze di F.T. Marinetti) ma anche un indiavolato Il ciambellone di A. Campanile e, l'anno successivo, il 1940, vari lavori di P.M. Rosso di San Secondo nonché testi di G. D'Annunzio, Sofocle (fra cui un Edipo re in tuta), e A. De Benedetti. Fu, inoltre, aiuto regista di R. Simoni a Venezia, per Il ventaglio e Il campiello, e a Firenze, al Maggio musicale, per un'Aminta del Tasso con musiche di Gluck e l'Adelchi al giardino di Boboli (1939-40).
Il F. fu anche autore di vari atti unici: Il digiunatore (Roma, teatro dell'università, 1941), A ognuno la sua croce (1942), Matteo Falcone (da un racconto di P. Mérimée, 1948), Les grenouilles (1951, riduzione da Le rane di Aristofane), e, firmati con il suo conterraneo B. Joppolo, Il reduce involontario, Fred, Salita sull'albero, La tazza di caffé, tutti scritti fra il 1955 e il 1957.
Si dedicò pure alla regia lirica con alcuni notevoli spettacoli: La cambiale di matrimonio di G. Rossini e Il matrimonio di M.P. Musorgskij nel 1940 al teatro delle Arti; La locanda portoghese di L. Cherubini e La storia del soldato di I. Stravinskij nel 1941, sempre per il medesimo teatro.
Accostatosi, nello stesso periodo, al linguaggio filmico, il F. ottenne, anche in questo campo, risultati interessanti, toccando generi cinematografici diversi: la fiction, prima, e poi il documentario. Nel 1941, in collaborazione con F. Cerchio, diresse Ragazze sotto la tenda; nel 1942 girò I due Foscari, tratto dal dramma omonimo di G. Byron, sceneggiato insieme con M. Antonioni.
In quest'opera rivelò notevole abilità nel controllare la fragorosa drammaticità del tema attraverso un gusto raffinato, d'ascendenza teatrale, nella costruzione delle inquadrature; e, soprattutto, ottime capacità nella direzione degli attori, fra i quali spiccano i nomi di C. Ninchi (il doge Francesco Foscari) e R. Brazzi (Jacopo Foscari); più tardi collaborò anche alle sceneggiature di Anni difficili (L. Zampa, 1948) e L'ebreo errante (G. Alessandrini, 1949).
All'inizio degli anni Quaranta insegnò recitazione al Centro sperimentale di cinematografia; nel 1942, dopo aver lavorato con Soichi Nogami, presso il teatro dell'università di Roma, sul Nō giapponese, pubblicò il volume Teatro giapponese. Sette Nō (Roma) e tradusse, curandone anche la pubblicazione, le memorie di A. Tairev in Storia e teoria del teatro Kammerny di Mosca (ibid.).
Regie e didattica furono affiancate, anche in questi anni, dall'attività di saggista e di critico; collaborò, infatti, a molti periodici di spettacolo fra cui: Bianco e nero, Cinema, Dramma, Rivista italiana del dramma, Scenario; fu redattore teatrale per la rivista Tempo, redattore e, nel biennio 1945-46, condirettore de La Fiera letteraria. Scrisse di scienza, arte e cultura per grandi quotidiani italiani come il Corriere della sera, Il Tempo e, più tardi, Il Giornale.
Nel dopoguerra il F. riprese l'attività universitaria, che sembra avesse accantonato nel decennio precedente; lo si ritrova, infatti, all'università di Roma, assistente incaricato nell'istituto di psicologia della facoltà di medicina e chirurgia dall'anno accademico 1948-49 al 1965-66. Nel 1953 conseguì l'abilitazione alla libera docenza in psicologia; fu, quindi, incaricato dell'insegnamento di pedagogia e psicologia delle comunicazioni di massa nella facoltà di magistero dell'ateneo romano; nell'anno accademico 1968-69 divenne docente di sociologia delle comunicazioni di massa nella scuola di perfezionamento in sociologia e ricerca sociale della facoltà di scienze statistiche, demografiche e attuariali.
Dal 1949 il F. aveva inoltre assunto, a Parigi, la direzione della Film Section dell'Unesco. Con lui, che successivamente fu nominato anche presidente del Consiglio internazionale del cinema e della televisione, venne potenziato il ruolo del mezzo cinematografico nell'attività di studio, ricerca e documentazione svolta dall'organizzazione culturale delle Nazioni Unite. In tale ambito realizzò documentari di carattere psichiatrico, antropologico e cortometraggi di storia dell'arte.
Fra questi, risultano particolarmente importanti Images de la folie, del 1950, girato in occasione dell'esposizione d'arte psicopatologica al primo Congresso internazionale di psichiatria, e L'or de Colombie (Arte precolombiana), del 1954, girato parte in Europa e parte nell'America Latina.
Per altro verso, il F. proseguì l'attività teorica con la pubblicazione del volume La moderna civiltà dell'immagine (Roma 1964), una riflessione acuta e anticipatrice dedicata all'analisi dei mezzi di comunicazione di massa e dell'industria culturale nell'età del linguaggio audiovisivo. Il libro raccoglie alcuni saggi che applicano al cinema e alla televisione gli strumenti delle scienze psicologiche, sociologiche e pedagogiche, proponendo, fra gli altri, importanti studi sui rapporti fra psiche e immagine filmica, sul ruolo della televisione nel tempo libero del mondo giovanile e sulla funzione pedagogica della comunicazione audiovisiva. Alcuni anni dopo sottopose gli stessi argomenti ad aggiornamenti e sviluppi in L'immagine nell'era cosmica (Roma 1972), che fu tradotto in francese (La civilisation de l'image, Paris 1975).
Anche a Parigi proseguì, comunque, la sua attività didattica sia in campo teatrale, con la direzione di attori non professionisti in occasione di rappresentazioni allestite presso l'Istituto italiano di cultura, sia in quello dell'antropologia visiva, con la collaborazione ai corsi della Cinémathèque française e, per la storia del cinema, all'università della Sorbona. Dal 1974 fu redattore per il cinema presso l'emittente radiofonica France culture.
In Italia, svolse un ruolo determinante all'interno della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, assumendo la responsabilità della sezione "Venezia genti": insieme con il suo collaboratore J. Rouch costruì questo spazio privilegiando la presentazione di opere cinematografiche del Terzo Mondo. Proprio a Venezia, nel 1988, fu proiettato un estratto dal suo ultimo lavoro: il filmato etnografico (di circa venti ore) realizzato nel Mali con il Rouch e da questo intitolato per l'occasione Fulchignoni et le Dongon.
Il F. morì a Parigi il 26 ag. 1988.
A quelli già ricordati si possono aggiungere i seguenti scritti: L'Arlecchino errante. Da canovacci di commedia dell'arte del XVII secolo, Milano 1941; Esistenzialismo e puritanesimo in O'Neill, Roma 1948; La musica e il lavoro, ibid. 1949; Il cavallo a dondolo, Milano 1970; legati alla sua attività di psicologo si vedano: Il film e i metodi proiettivi, in Arch. di psicologia, neurologia e psichiatria, XI (1950), pp. 97-169, in collaborazione con G. Sbordoni - E. Tarroni; Filmologia e psicologia infantil, in Arquivos brasileiros de psicotécnica, II (1950), pp. 59-65; L'emploi des moyens audiovisuels en criminologie, in Annales de médecine légale, XXXII (1952), pp. 112-119.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Repubblica, 28 ag. 1988; Il teatro sperimentale di Messina, Messina 1941, passim; E. F. Un regista fra il teatro e il cinema, in Via consolare, febbraio 1941; A. Perrini, Registi del teatro GUF, ibid., aprile 1941; M.R. Cimnaghi, Prospettiva del teatro italiano di oggi, Torino 1958, ad Indicem; V. Pandolfi, Storia del teatro italiano, Torino 1968, ad Indicem; C. Meldolesi, Atti di fede e polemiche al tramonto dei teatri GUF, in Biblioteca teatrale, 1978, nn. 21-22; Id., Fondamenti del teatro italiano. La generazione dei registi, Firenze 1984, ad Indicem; P. Puppa, Teatro e spettacolo nel secondo Novecento, Bari 1990, ad Indicem; Filmlexicon degli autori e delle opere, s.v.; Enc. dello spettacolo, V, s.v.; Annuario dell'Università degli studi di Messina e Annuario dell'Università degli studi di Roma, ad annos.