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GIANNELLI, Enrico

di Michele Di Monte - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)
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GIANNELLI, Enrico

Michele Di Monte

Nacque ad Alezio, presso Gallipoli, nel Salento, il 30 dic. 1854, primogenito di Andrea, medico e patriota, e di Agnese Ferrari.

Avviato agli studi ginnasiali nel collegio Capece di Maglie, si trasferì presto a Napoli, su consiglio del maestro P.E. Stasi, per iscriversi, nel 1874, all'istituto di belle arti. Frequentò dapprima i corsi di F. Maldarelli, quindi ebbe come guida il pittore abruzzese G. Smargiassi, che già dal 1837 era succeduto a A. Van Pitloo nell'insegnamento accademico e, insieme con G. Gigante e con gli altri esponenti della cosiddetta Scuola di Posillipo, contribuiva a promuovere un rinnovamento della pittura di paesaggio napoletana. Proprio con un non meglio noto disegno di veduta tratto dal vero il G. si meritò, nel corso degli studi, due medaglie e un premio in denaro; ma si può dire che la predilezione per il paesaggio rimase centrale e costante, se non esclusiva, per tutto l'arco della sua carriera.

Ottenuto nel 1877 il diploma di professore di disegno, si dedicò ad una intensa attività pittorica che lo vide partecipare a diverse esposizioni, in Italia e all'estero: in particolare, dal 1879 prese spesso parte alle mostre della Società promotrice Salvator Rosa di Napoli, della quale entrò infine a far parte (1904) in veste di consigliere segretario.

A questo periodo risalgono le opere più note e caratteristiche della sua produzione pittorica: prevalentemente vedute di "marine" in cui il G. rappresentò con schietto ma non soverchio naturalismo i paesaggi e gli scorci più suggestivi del golfo di Napoli e della natia costiera salentina, presso Gallipoli, nonché le umili attività quotidiane dei pescatori e della gente di mare. In dipinti, per lo più presso il Comune di Parabita, come Palazzo Medina a Posillipo (1879), La turre de Lu Sapea (esposto alla Promotrice di Torino nel 1880), Nisida e Posillipo dalla marina di Granatello (quadro con il quale prese parte nel 1883 all'Esposizione di belle arti di Roma), o, ancora, in Marina di Napoli, che gli valse una medaglia d'oro all'Esposizione artistica pugliese, tenuta a Bari nel 1900, si fondono insieme con il gusto più convenzionale e tradizionale della veduta e dello scorcio pittoresco, impressioni e accenti più immediatamente veristici, che sono in varia misura tributari delle ricerche e delle sperimentazioni che segnano gli sviluppi della contemporanea pittura di paesaggio napoletana. Specialmente vanno ricordati, a questo proposito, gli esiti della cosiddetta Scuola di Resina - che dalla prima metà degli anni Sessanta dell'Ottocento riunì intorno alla figura di A. Cecioni pittori come M. De Gregorio, F. Rossano e G. De Nittis - nonché l'influenza di pittori come F. Palizzi ed E. Dalbono.

Nel 1882 il G. divenne assistente alla cattedra di disegno presso la Reale Scuola superiore di agricoltura di Portici, ufficio che ricoprì fino al 1896.

In quell'anno il G. si vide costretto a rassegnare le dimissioni essendogli stata rifiutata la nomina a titolare di quella medesima cattedra. Lo spiacevole episodio è ricordato dallo stesso G. in un suo libello polemico (Per una questione di giustizia, Napoli 1898) in cui appunto "si legge come e perché il R. Governo ha tolto al Prof. Giannelli, dopo oltre 14 anni di lodevole servizio, il posto di Assistente alla Cattedra di Disegno nella R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici, al quale posto lo aveva chiamato con decreto del 2 giugno 1882, in seguito a pubblico concorso".

Intanto, nel 1890, il consiglio accademico dell'istituto di belle arti di Napoli gli aveva conferito il titolo di professore onorario di pittura, in riconoscimento dei suoi meriti artistici.

Ritiratosi a Parabita, dopo la morte (1904) della prima moglie, Teresa Astarita, sposò Letizia Leopizzi e continuò a dedicarsi all'insegnamento nella scuola di disegno applicato alle arti da lui stesso fondata nella cittadina pugliese, nel 1908. Appassionato collezionista, il G. mise insieme negli anni una discreta raccolta di opere di amici e colleghi, in cui figurano quadri e sculture di G. Costa, F.S. Altamura, G. Casciaro, V. Gemito e altri; nel 1924 donò la collezione, insieme con i suoi dipinti, ritratti di famiglia, disegni e vario materiale fotografico, al Comune di Parabita che l'ha aperta al pubblico. Notevole pure la collezione numismatica, in cui raccolse, da egregio conoscitore, circa 2000 monete dei re di Napoli e di Sicilia, e che provvide poi a trascrivere graficamente al tratto in un album di disegni.

Oltre e forse più che come pittore il G. è noto per un ponderosa opera di carattere storico-documentario: Artisti napoletani viventi. Pittori, scultori ed architetti. Opere da loro esposte, vendute e premi ottenuti in esposizioni nazionali e internazionali, con prefazione di E. Dalbono, edito a Napoli, 1916. Il volume, alla cui redazione il G. si dedicò con meticolosa passione fin dagli anni del soggiorno napoletano, raccoglie le biografie di 243 pittori, 78 scultori, 22 architetti (171 di esse sono accompagnate da un ritratto fotografico): esso costituisce ancora una fonte preziosa di notizie altrimenti difficilmente reperibili per la conoscenza del panorama artistico partenopeo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo ed è stato un punto di partenza imprescindibile per molti degli studi successivi dedicati agli stessi argomenti.

Il G. morì a Parabita, nel Salento, il 15 luglio 1945.

Fonti e Bibl.: C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904, pp. 408 s.; Catalogo bibliografico delle opere di scrittori salentini, Lecce 1929, p. 95; D. Maggiore, Arte e artisti dell'Ottocento napoletano e Scuola di Posillipo, Napoli 1955, pp. 140 s.; P. Sorrenti, Repertorio bibliografico degli scrittori pugliesi contemporanei, Bari 1976, pp. 285 s.; Raccolta di opere d'arte "Enrico Giannelli", a cura di A. De Bernart - M. de Marco, Manduria 1983; P. Sorrenti, Pittori, scultori, architetti e artigiani pugliesi dall'antichità ai nostri giorni, Bari 1990, pp. 233 s.; C. Farese Sperken, La pittura dell'Ottocento in Puglia, Bari 1996, pp. 90-93; Ottocento Italiano. Pittori e scultori. Opere e mercato, a cura di M. Agnellini, Novara 1998, p. 126; A.M. Comanducci, Diz.… dei pittori… italiani moderni e contemporanei, II, Milano 1962, p. 847; Diz. encicl. Bolaffi…, V, p. 408; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 584.

Vedi anche
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enrico s. m. (pl. -chi). – Nome di varie monete fatte coniare da sovrani di nome Enrico o portanti il suo nome: tra esse, il denaro poi chiamato bolognino, coniato a Bologna dal 1191 e che portava il nome dell’imperatore Enrico VI al quale...
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