GIGLIOLI, Enrico Hillyer
Nacque a Londra il 13 giugno 1845 da Giuseppe, esule originario di Brescello (Reggio nell'Emilia), avvocato, medico e naturalista, e dalla londinese Ellen Hillyer.
Nel '48 Giuseppe tornò a Modena, ove sperava di riprendere la vita di un tempo: ma il clima di restaurazione lo consigliò a trasferirsi a Firenze prima, poi a Torino nel '50 e infine a Genova nel '51, seguito dalla sua famiglia.
A Genova il G., già con una decisa predisposizione alle scienze naturali, seguì studi tecnici nel Collegio nazionale, entrò in contatto con i locali preparatori dei musei e divenne amico di insigni naturalisti quali M. Lessona e F.C. Marmocchi. Nel 1860 seguì a Pavia il padre, incaricato dell'insegnamento di antropologia in quella Università, e vi concluse gli studi. Si legò a G. Balsamo Crivelli, a T. Taramelli, a P. Panceri e a F. Brioschi, che lo aiutò a ottenere una borsa di studio a Londra. Scelse qui di frequentare la School of mines, ove insegnavano professori quali Ch. Lyell, R. Oven, I. Sharpe, Th.H. Huxley.
Un ambiente dunque privilegiato per la formazione scientifica del G., che tra l'altro in quel periodo pubblicò le lezioni di Huxley sulla rivista Lancet. Concluso il corso alla scuola mineraria, tornò in Italia, a Pisa, ove si era intanto trasferito il padre, e qui conseguì il diploma di scienze naturali nel 1864. Nel frattempo a Torino si era legato di amicizia con F. De Filippi, che gli procurò un posto di professore nell'istituto tecnico di Casale Monferrato. Nell'autunno del 1865 De Filippi propose al G. di accompagnarlo in qualità di assistente in una missione scientifica da svolgersi sulla pirocorvetta "Magenta". Era la prima volta che una nave militare italiana compiva un viaggio di circumnavigazione del mondo: il comandante V. Arminjon aveva l'incarico, come plenipotenziario del re d'Italia, di stringere un accordo commerciale con il Giappone e la Cina per la liberalizzazione della bachicoltura. L'avvenimento fu di grande rilievo per la maturazione scientifica e umana del G., ancora molto giovane e ricco di entusiasmo, che durante il viaggio fu costretto ad assumere tutta la responsabilità della missione, quando il De Filippi si ammalò e, sbarcato a Macao, poco dopo, nel 1867, morì a Hong Kong.
Il viaggio ebbe inizio l'8 nov. 1865, quando il G. e il De Filippi salparono da Napoli sulla fregata "Regina" per raggiungere a Montevideo la "Magenta", già presente in quel porto da alcuni mesi. Di lì proseguirono per Batavia, quindi Singapore, Malesia, Annam, Cocincina francese, Giappone, Cina, Australia, poi, attraverso il Pacifico, Perù, Cile, Patagonia; di qui, dopo aver toccato di nuovo Montevideo, fecero ritorno a Napoli il 28 marzo 1868.
Del viaggio, durato tre anni, il G. fece la cronaca minuziosa in un poderoso lavoro Viaggio intorno al globo della r. pirocorvetta "Magenta" negli anni 1865-66-67-68, che pubblicò a Milano nel 1876. Il testo ha il carattere del giornale di bordo, con la descrizione degli avvenimenti, soprattutto naturalistici, e con osservazioni che vanno dalla meteorologia alla botanica, alla zoologia e all'antropologia. Proprio per lo spazio dedicato alle note e riflessioni sui caratteri e costumi delle varie popolazioni incontrate, il volume ebbe prefazione di P. Mantegazza, che in forma di lettera al G., cui riconosceva "intuito antropologico ed etnologico", esponeva le proprie teorie in materia. Infatti, pur nei loro limiti e come espressione di una genuina curiosità e di acutezza osservativa, le note del G. fornivano dati nuovi e abbozzavano ipotesi sull'origine e la diffusione di alcune razze umane (I Tasmaniani. Cenni storici ed etnologici di un popolo estinto, in Arch. per l'antropologia e l'etnologia, I [1871], pp. 85-130, 385-456; Studi sulla razza negrita, ibid., VI [1876], pp. 293-335), utili, se non necessari contributi a una scienza, l'antropologia, ancora giovane, incerta sui suoi limiti e indirizzi e con pochi cultori in Italia. Qui esistevano solo insegnamenti liberi e, dunque, precari, mentre già in Germania, Francia, Regno Unito, andavano costituendosi musei, società e scuole di antropologia. Da allora il G. non cessò di occuparsene e durante tutta la sua vita raccolse una gran quantità di pezzi etnologici, conservati oggi come Collezione Giglioli, nel Museo nazionale preistorico ed etnografico "L. Pigorini" di Roma.
La messe zoologica fu ingente e destinata al Museo di Torino, secondo le intenzioni del suo direttore De Filippi, che anche a questo fine aveva progettato il viaggio intorno al mondo. Il materiale fu riordinato dal G. che, al suo ritorno, fu aggregato all'Università di Torino, con questo specifico incarico.
Chiamato a Firenze dal ministro della Pubblica Istruzione C. Matteucci, il G. lavorò come settore anatomico nell'istituto di zoologia dell'Istituto di studi superiori, diretto da Adolfo Targioni Tozzetti. Nel 1869 la cattedra di zoologia fu divisa in zoologia degli Invertebrati e zoologia dei Vertebrati, e quest'ultima assegnata al G., che vi restò definitivamente, come straordinario dal '71 e ordinario dal '74, assumendo anche la direzione del Museo di storia naturale.
Nel '71 sposò Costanza Casella, di una famiglia di patrioti legati a Mazzini e Garibaldi, scrittrice di libri didattici e attiva, ancor giovane, nel 1859-60 a Bergamo, nel movimento di indipendenza nazionale. Un loro figlio, Hillyer Odoardo, fu scrittore di libri d'arte.
Dall'esperienza giovanile del viaggio di circumnavigazione, durante il quale aveva osservato gli eventi naturali nella loro complessità e interdipendenza, il G. maturò una spiccata capacità di collegare risultati e osservazioni raccolti nei diversi ambiti di interesse in cui operava. Fu geografo, presente e attivo nei primi congressi geografici nazionali e internazionali, etnologo, zoologo teorico, sistematico e pratico. Continuò i viaggi di esplorazione lungo le coste e nelle regioni interne italiane, visitò i musei di tutta l'Europa al fine di costituire una collezione centrale dei Vertebrati italiani che oggi porta il suo nome e fu da lui inaugurata a Firenze, nel Museo della Specola, nel 1908 (La collezione centrale degli animali vertebrati italiani nel R. Museo zoologico di Firenze, in Atti S.I.P.S., 2ª riunione, Firenze 1908, pp. 179-195); ma la raccolta era iniziata già nel 1875, avvalendosi di doni, di acquisti, del consiglio e dell'aiuto di specialisti e di volontari; dopo 18 mesi, già nel '77 ne era stata inaugurata una prima sala. Unica in Italia, con circa 34.000 individui e 1232 specie rappresentati, la collezione è importante perché offre agli studiosi la possibilità di uno studio delle faune locali, che, con quello delle relative condizioni geografiche e meteorologiche, permette di localizzarne l'origine e giustificarne la diffusione, mentre il confronto con le specie fossili consente di ricostruire antiche vicende geologiche. Lo studio della distribuzione geografica dei Vertebrati era stato affrontato dal G. in un lavoro di ricostruzione della letteratura esistente in materia, di critica e di proposta personale, giovandosi anche di tutto il nuovo materiale a disposizione (Ricerche intorno la corologia dei Vertebrati, in Bollettino della Società geografica italiana, X [1873], pp. 26-55, 779-794, 857-874). Nel saggio l'autore fra l'altro consigliava l'uso della nomenclatura binomia, per riservare la trinomia solo ai casi di ibridismo e a quelli di incipiente formazione di una nuova specie quando questa ancora non si è separata dalla madre. Il G. aveva infatti accettato la concezione darwiniana per cui la specie non è esattamente delimitabile. Ammetteva però in alcuni casi anche un'origine di specie separata e distinguibile da altre, e a questo fenomeno dava il nome di neogenesi. Completata la collezione, si proponeva un compito ancor più vasto, una revisione della fauna dei Vertebrati sia terrestri, sia acquatici e un catalogo ragionato della collezione centrale.
Restava ancora quasi inesplorata la fauna dei grandi fondali marini. Tra il '68 e il '70, erano state avviate, e in parte concluse, importanti campagne talassografiche nell'Atlantico boreale, con l'appoggio della Royal Society di Londra, da scienziati quali C.W. Thomson, W.B. Carpenter e J.G. Jeffreys sulle navi "Lyghtning", "Porcupine" e altre, per conoscere le condizioni fisiche e biologiche dei grandi bacini oceanici. Nel '70, sul "Porcupine", era entrato nel Mediterraneo il Carpenter che però, essendo soprattutto interessato ai rilievi termo- e densimetrici, per confortare la sua teoria della circolazione verticale delle acque nei grandi oceani, aveva trattato superficialmente l'indagine biologica, giungendo alla conclusione che, a differenza degli oceani, il Mediterraneo non ospitava una fauna abissale. Il G. era di parere contrario e nel 1881 chiese e ottenne dal ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio di poter utilizzare il piroscafo "Washington", adibito normalmente alle ricerche idrologiche, per svolgere un'esplorazione zoologica delle acque profonde del Mediterraneo. Durante l'estate del 1881, a conclusione di sistematiche ricerche, ottenne risultati insperati, raccogliendo a grandi profondità, fino a 3630 m, esemplari tipici della fauna abissale oceanica e in particolare di una specie di crostaceo scoperto nell'Atlantico settentrionale dalla pirocorvetta "Challenger", la Willamoesialeptodactyla: propose dunque di considerare quella del Mediterraneo profondo una fauna atlantica o addirittura, più generalmente, oceanica. Anche questi esemplari furono aggiunti alla collezione del Museo fiorentino, a documentazione della tesi sostenuta dal G. (La scoperta di una fauna abissale nel Mediterraneo. Prima campagna talassografica del R. piroscafo "Washington", in Atti del III Congresso internazionale di geografia, II, Venezia 1881, pp. 165-210).
Furono i Pesci e gli Uccelli, pur senza escludere qualche specie di Mammiferi, i Vertebrati al cui studio più si dedicò il G. che, ancora studente, aveva esordito con la monografia Della famiglia ornitica delle Apterigoidee e specialmente del genere Apterix (in Atti della Società di scienze naturali, V [1863], pp. 303-329), in cui, raccogliendo tutti i dati già noti di un genere in pericolo di estinzione, ne fornì una dettagliata descrizione morfologica e ne delineò la presunta origine e le vicende.
Più tardi ebbe dal ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio l'incarico di preparare un elenco di Uccelli stazionari e di passo in Italia, precisando i tempi e le direzioni di migrazione e le epoche di nidificazione, per portare questi dati a conoscenza del legislatore. Nonostante esistessero già opere importanti in questo settore della zoologia (come l'Ornitologia toscana di P. Savi, la Fauna italica di C.L. Bonaparte, Gli Uccelli della Lombardia di E. Bettoni e soprattutto la Ornitologia italiana di T. Salvadori), il lavoro del G. si rivelò arduo per la difficoltà di definire i limiti geografici della ricerca, per la scarsezza dei dati disponibili sulle cause e le leggi regolatrici delle migrazioni e per la variabilità dei tempi in cui avvengono questi fenomeni. Pur indicando infine ulteriori indagini da compiere, riuscì comunque a compilare un elenco di 418 specie italiane classificate secondo i criteri usati da P.L. Sclater nel suo Systema avium (London 1873), che suddivise in sei gruppi e di cui illustrò in uno schema generale i modelli e le epoche di nidificazione (Elenco delle specie di Uccelli che trovansi in Italia stazionari o di passaggio colla indicazione della nidificazione e della migrazione, in Annali di agricoltura, XXXVI [1881], pp. 1-133).
Anni dopo, per attuare una ricognizione ornitologica nei vari territori nazionali, secondo la proposta degli studiosi raccolti nel primo Congresso ornitologico internazionale (Vienna 1884), il ministero di Agricoltura, Industria e Commercio decise di istituire un Ufficio ornitologico presso la Collezione centrale, per organizzare e coordinare le indagini ornitologiche in Italia, e di affidarne la direzione al Giglioli. Questi promosse una vasta indagine, i cui risultati furono pubblicati in Avifauna italica. Elenco… (Firenze 1886) e in Primo resoconto dei risultati della inchiesta ornitologica in Italia (I-II, Firenze 1889-90), in cui l'autore, discostandosi dal Salvadori per la ripartizione geografica adottata, realizzava un'opera di grande utilità, anche per il lavoro di comparazione tra le epoche di nidificazione e migrazione delle famiglie di Uccelli nelle diverse regioni italiane e nei diversi periodi dell'anno.
Nello stesso tempo il G. proseguiva le ricerche di idrobiologia nei laghi dell'Italia settentrionale e ampliava le sue conoscenze di zoologia dei Vertebrati anche con frequenti visite nei maggiori musei d'Europa. Questa competenza gli valse la nomina nel 1880 a commissario governativo per l'Esposizione della pesca a Berlino (Sulla parte scientifica riguardante i Vertebrati nell'Esposizione…, Berlin 1880) e poi per quella di Edimburgo nel 1882 e di Londra nel 1883 (Fisheries in Italy, being an introduction to…, London 1883), per il trattato con l'Austria sulla pesca a Gorizia e per quello per le acque miste con la Svizzera nel 1906.
Divenuto (dal 1899) presidente della Commissione consultiva per la pesca, ne fece un centro operoso, dedicandovisi fino a pochi giorni dalla sua morte, a Firenze il 16 dic. 1909.
Fonti e Bibl.: L'elenco completo delle opere in E. Balducci, E.H. G.: cenni biogr. e bibliogr., in Annali di agricoltura, 1912, n. 268, pp. 7-40; V.F. Arminjon, Il Giappone e il viaggio della corvetta "Magenta" nel 1866, Genova 1869; D. Rosa, L'opera zoologica di E.H. G., in Bull. della Società entomologica italiana, XLI (1909), pp. 19-27; D. Vinciguerra, E.H. G., in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, XLIV (1910), pp. 479-493; C. Parona, E.H. G., in Atti della Società ligustica di scienze naturali, XXII (1911), pp. 146-149; C. Bertacchi, Geografi ed esploratori italiani contemporanei, Milano 1929, pp. 340-348; U. Pierantoni, Zoologia, in Un secolo di progresso scientifico italiano, 1839-1939, IV, Roma 1939, pp. 16, 52; M. Giua, Per un'interpretazione dialettica della storia delle scienze sperimentali in Italia…, in Belfagor, IX (1954), p. 3; Storia delle scienze, III, 1, a cura di G. Montalenti, Torino 1962, pp. 511 s.; W. Derksen - U. Scheiding, Index litteraturae entomologicae, II, Berlin 1965, p. 147; R. Biasutti, Popoli e razze della Terra, Torino 1967, ad indicem; F. Rodolico, Naturalisti ed esploratori dell'Ottocento italiano, Firenze 1967, pp. 223-248; G. Landucci, Darwinismo in Firenze, Firenze 1977, ad indicem; I. Luzzana Caraci, La geografia italiana tra '800 e '900, Genova 1982, pp. 106, 108; G. Paoloni - M. Tosti-Croce, Le carte di S. Cannizzaro, Roma 1989, p. 160.