ENRICO I, RE DI CIPRO
Alla morte del padre Ugo I, nel 1218, E. aveva solo otto mesi. L'Alta Corte di Cipro affidò la reggenza e la tutela del giovanissimo sovrano alla regina madre, Alice di Champagne, che nominò luogotenente del Regno Filippo d'Ibelin. Papa Onorio III, preoccupato per la debolezza della monarchia, raccomandò la famiglia reale alla protezione del suo legato, Pelagio, cardinale vescovo di Albano, e al Gran Maestro dell'Ordine dei Templari. Malgrado la regina fosse solita risiedere soprattutto nelle grandi città della Terrasanta, era a lei che affluiva la totalità dei redditi reali di Cipro. Uno dei primi atti compiuti in nome del re, nel 1218, fu la concessione di privilegi ai genovesi, i quali beneficiarono dell'esenzione delle imposte sulle transazioni commerciali e della libera giurisdizione sui loro connazionali e potevano disporre inoltre di due possedimenti a Limassol e a Famagosta. Un contingente cipriota partecipò alla quinta crociata in Egitto, ma quando si accese la disputa fra il re di Gerusalemme Giovanni di Brienne e il legato pontificio Pelagio si ritirò dalla spedizione.
A Cipro, i problemi connessi alla reggenza contribuirono a inasprire le tensioni fra la regina madre e una parte della nobiltà locale. Dopo aver contratto nuove nozze con Boemondo V, Alice di Champagne decise di revocare l'incarico di reggente del Regno a Filippo d'Ibelin, in un primo momento per favorire il marito, in seguito a vantaggio di Amalrico Barlais, entrambi peraltro ricusati dall'Alta Corte del Regno, che non era stata consultata in merito alla scelta. Timorosi di un possibile intervento di Federico II, che avrebbe potuto rivendicare la reggenza avvalendosi del diritto di sovranità su Cipro stabilito nel 1197, gli Ibelin nel 1225 fecero incoronare il giovane E., di otto anni, nella cattedrale di S. Sofia a Nicosia. L'imperatore protestò contro quest'iniziativa, giudicandola irrispettosa della sua autorità sull'isola. Da questo momento il re fu interamente in balia del potere del clan baronale degli Ibelin, mentre la regina madre, che si era stabilita ad Acri, rimase estranea alla guerra civile che dilaniò l'isola fra il 1229 e il 1233.
Detonatore della guerra fu l'antagonismo che oppose due clan, quello soggetto a Giovanni d'Ibelin, succeduto in qualità di reggente al fratello Filippo, scomparso alla fine del 1227, e quello degli 'Imperiali', capitanato da Amalrico Barlais. Il conflitto, innescato nel 1224, in occasione della cerimonia di vestizione di due figli di Giovanni d'Ibelin, ebbe una recrudescenza in seguito al rifiuto dell'Alta Corte di accordare la reggenza a Barlais, il quale si appellò a Federico II, in viaggio verso la Terrasanta. Quando l'imperatore sbarcò a Cipro, nel luglio 1228, con l'intento di assicurarsi la persona del giovane re, organizzò un sontuoso banchetto a Limassol, invitando Giovanni d'Ibelin insieme ai figli e a Enrico I. Secondo la cronaca di Filippo di Novara, Federico esortò i suoi ospiti a rinunciare alle vesti da lutto, indossate in seguito alla recente morte di Filippo d'Ibelin, per sostituirli con abiti da festa donati dall'imperatore stesso. Ma, a conclusione del banchetto, gli armigeri imperiali fecero irruzione nella sala e circondarono i convenuti, mentre Federico intimava a Giovanni d'Ibelin di rendere conto dei redditi riscossi durante la sua reggenza. Il signore di Beirut si appellò all'Alta Corte, il solo organo competente a giudicarlo, e lasciò in ostaggio due dei suoi figli all'imperatore, che condusse con sé il giovane re a Kiti e a Nicosia. Intanto Giovanni d'Ibelin trovò riparo a S. Hilarion (Dieudamour) e da questa postazione oppose resistenza alle truppe imperiali. Nel settembre 1228 si giunse a un accordo, in forza del quale Federico II, pur tenendo presso di sé il re di Cipro, acconsentiva a restituire gli ostaggi e provvedeva a insediare suoi sostenitori nelle città e nei castelli dell'isola fino al raggiungimento della maggiore età di E., mentre Giovanni d'Ibelin s'impegnava ad accompagnare l'imperatore in Siria. I nobili ciprioti prestarono giuramento di fedeltà a Federico, che il 3 settembre partì alla volta della Terrasanta, portando con sé il giovane sovrano.
Al ritorno da Acri, l'imperatore ricondusse E. a Cipro e gli diede in moglie Alice, figlia di Guglielmo IV di Monferrato. Non sembra che la giovane coppia abbia condiviso a lungo una vita comune, perché la sposa morì alla fine del 1232, durante l'assedio di Kyrenia, mentre E. aveva appena compiuto quindici anni raggiungendo così la maggiore età. Al rientro a Cipro l'imperatore consegnò il giovane re nelle mani dei cinque balivi, a cui Federico aveva affidato il governo dell'isola. Filippo di Novara narra che E. rimase prigioniero di Barlais e dei suoi accoliti, mentre lo stesso cronista, al quale venne ingiunto di prestare giuramento agli attuali governanti, si inginocchiò davanti al giovane sovrano chiedendo di essere giudicato dai propri pari. All'arrivo della spedizione degli Ibelin, nel luglio 1229, i balivi inviarono il re sotto scorta a S. Hilarion e, dopo la resa della fortezza, nell'aprile o nel maggio del 1230, E. passò nuovamente sotto la protezione degli Ibelin. L'anno seguente la flotta inviata da Federico II, al comando di Filangieri, sbarcò a Cipro. L'ammiraglio lesse al sovrano il messaggio dell'imperatore che esigeva l'esilio degli Ibelin, ma E. replicò che non intendeva agire contro i suoi protettori. Quindi le truppe imperiali, dopo essersi dirette verso Beirut, feudo di Giovanni d'Ibelin, si impadronirono della città.
La riunione dell'Alta Corte, convocata su istanza del vecchio signore di Beirut, illustrava bene l'ascendente esercitato dagli Ibelin sulla persona del sovrano. In effetti Giovanni d'Ibelin chiese il sostegno di E. per difendere il proprio feudo attaccato non potendo avvalersi dell'aiuto feudale, in quanto aveva ricevuto la città di Beirut non dal re di Cipro bensì da quello di Gerusalemme. Nondimeno i vassalli ciprioti accettarono di schierarsi dalla sua parte e venne organizzata una spedizione che coinvolse anche il re. L'iniziativa, tuttavia, fallì a causa della disfatta subita per mano degli 'Imperiali' a Casale Imbert (3 maggio 1232) ed E., in questo frangente, riuscì a malapena a mettersi in salvo. Grazie alla concessione di feudi, il re ottenne di trattenere al suo servizio coloro che intendevano disertare; prestò denaro a Giovanni di Cesarea e a Giovanni d'Ibelin-Giaffa e raggruppò intorno a sé duecentotrentatré cavalieri risoluti a riconquistare la loro posizione a Cipro. Sbarcato a Famagosta da vascelli genovesi in compagnia del vecchio signore di Beirut, E. fu acclamato e mise in fuga gli 'Imperiali' costretti a ritirarsi verso Nicosia. Concesse quindi ai genovesi, per ripagarli del supporto navale fornito, importanti privilegi, confermati il 2 dicembre 1233: Genova ebbe facoltà di insediare una propria corte, poté beneficiare dell'esenzione delle imposte commerciali, di-sporre di case a Nicosia, Famagosta e Paphos e del casale Despoire nelle vicinanze di Limassol. In seguito l'armata reale avanzò in direzione di Nicosia per affrontare ad Agridi, il 15 giugno 1232, le truppe imperiali al comando di Filangieri. Il re rimase confinato nelle retrovie con Giovanni d'Ibelin e, dopo la vittoria, ottenne la resa di Kantara, dove aveva trovato riparo una parte degli sconfitti.
E. convocò quindi l'Alta Corte, che giudicò i balivi e i loro seguaci colpevoli di tradimento, con la conseguente confisca dei beni ceduti ai sostenitori del sovrano. Fu in questa circostanza che si costituirono ampi feudi a vantaggio di Gualtiero di Brienne, di Enrico di Antiochia, di Goffredo le Tor e di Baldovino Bonvoisin. Ma le casse del tesoro erano ormai vuote; il sovrano si vide quindi costretto ad alienare alcune terre reali all'arcivescovo di Nicosia e a imporre una taglia sui suoi sudditi. Dopo la morte di Giovanni d'Ibelin, nel 1236, E. ne favorì i figli: Baliano subentrò al padre nel consiglio e fu nominato connestabile di Cipro, mentre Baldovino ottenne la carica di siniscalco. Nel 1237 o 1238 il re contrasse nuove nozze con Stefania, sorella del re Hethum I d'Armenia. Dopo il 1233 E. si disinteressò del Regno di Gerusalemme e ignorò un appello dei poulains (franchi nati in Terrasanta) successivo alla perdita della Città Santa nel 1244. Ma due anni più tardi, in seguito alla morte di Alice di Champagne, il re di Cipro divenne il parente più prossimo del legittimo sovrano di Gerusalemme, Corrado, figlio di Federico II. In attesa che questi prendesse possesso dell'eredità, l'Alta Corte di Acri riconobbe E. come "signore del regno di Gerusalemme". A questo titolo il re inviò una flotta di otto vascelli per difendere Ascalona, che nondimeno cadde in mano agli Ayyubidi nel 1247.
Il 17 settembre 1248, Luigi IX re di Francia giunse a Limassol alla testa delle truppe riunite per la settima crociata e fu accolto con grandi onori da E., il quale fece ammassare grano e vino per agevolare la spedizione del re capetingio. Lo stesso sovrano di Cipro prese la croce e ingiunse alla cavalleria cipriota di seguire il suo esempio; malgrado le reticenze riconducibili al carattere non feudale di quest'appello alle armi, si costituì un contingente che otto mesi più tardi salpò insieme alle truppe francesi. E. fece il suo ingresso a Damietta insieme al re di Francia, il 6 giugno 1249, ma poco dopo rientrò a Cipro, lasciando al servizio di Luigi IX centoventi cavalieri con il connestabile e il siniscalco di Cipro, i quali condussero poi i negoziati per ottenere la liberazione del sovrano francese. Nel settembre 1250, E. si risposò con Plaisance di Antiochia, figlia di Boemondo V, e da quest'unione nacque un figlio, il futuro Ugo II, che vide la luce poco prima della morte del padre, nel 1253.
E. non sembra aver svolto un ruolo determinante nella storia di Cipro, essendo stato, durante la guerra civile, uno strumento in balia delle due fazioni contrapposte che si disputavano il potere sull'isola. Soprannominato "il Grasso" a causa della sua corporatura massiccia, il re di Cipro diede prova di una notevole inerzia in occasione di eventi che senz'altro trascendevano la sua scialba personalità.
Fonti e Bibl.: L'Estoire de Eracles empereur et la conqueste de la Terre d'Outre-Mer, a cura di A. Beugnot-A. Langlois, in Recueil des Historiens des Croisades. Historiens occidentaux, II, Paris 1859, pp. 360-441; Les gestes des Chiprois, a cura di R. de Mas Latrie-G. Paris, ibid., Documents arméniens, II, ivi 1906, pp. 670-741; Filippo di Novara, Guerra di Federico II in Oriente (1223-1242), a cura di S. Melani, Napoli 1994. G. Hill, A History of Cyprus, II, The Frankish Period 1192-1432, Cambridge 1948, pp. 83-148; P.W. Edbury, The Kingdom of Cyprus and the Crusades, 1191-1374, ivi 1991, passim; ῾Ιστοϱία τῆϚ Κύπϱου, a cura di Th. Papadopoullos, IV, Nicosia 1995, pp. 21-50; N. Coureas, The Latin Church in Cyprus, 1195-1312, Aldershot 1997, passim.
Traduzione di Maria Paola Arena