ENRICO III, Re d'Inghilterra
Nato nel 1207, figlio del re Giovanni e di Isabella di Angoulême, E. venne incoronato nel 1216, ma ottenne i pieni poteri solo nel 1234. Nel 1236 sposò Eleonora di Provenza, la cui sorella maggiore, Margherita, era andata sposa a Luigi IX di Francia. Le tre sorelle di E. sposarono rispettivamente l'imperatore Federico II, il re Alessandro II di Scozia e Simone di Montfort, che in seguito avrebbe capeggiato la rivolta dei baroni contro lo stesso Enrico. Questi legami dinastici, così come le ambizioni politiche, sono importanti per comprendere il suo patronato artistico.Dopo aver accettato come vassallo Amedeo di Savoia nel 1246, E. tentò di approfittare della deposizione di Federico II a opera del papa Innocenzo IV (1243-1254) e di colmare il vuoto di potere creatosi nell'impero svevo, assicurandosi in primo luogo il consenso papale sulla designazione del figlio più giovane Edmondo a re di Sicilia nel 1255, quindi, nel 1257, facendo incoronare re dei Romani il fratello Riccardo di Cornovaglia.Tali avvenimenti segnarono l'apice delle fortune internazionali di E., ma il suo successo ebbe l'effetto di ricompattare i nemici e il periodo compreso tra il 1258 e il 1264 segnò il momento di minor prestigio della sua autorità. Le ambizioni di E. nella politica estera venivano viste come eccessivamente dispendiose e il suo tentativo di rafforzare la monarchia attraverso una consorteria di ufficiali provenienti dalla Savoia e dal Poitou, a spese del tradizionale potere baronale, provocò una decisa ribellione da parte degli stessi baroni, alle cui pressanti richieste egli fu costretto a cedere nel 1258 con le Provisions of Oxford. Nel 1259 fece seguito un umiliante trattato con Luigi IX, nel quale E. dovette accettare come permanente la perdita della Normandia, avvenuta all'epoca del regno di suo padre, e fare omaggio allo stesso Luigi IX delle rimanenti terre ancora in suo possesso in Francia. Nel corso della guerra civile E. e suo figlio, il futuro Edoardo I, vennero catturati nella battaglia di Lewes (1264) e le fortune politiche del re si risollevarono solo con la vittoria del giovane Edoardo I nella battaglia di Evesham (1265), nel corso della quale venne ucciso Simone di Montfort.E. morì il 16 novembre 1272 a Westminster e fu sepolto nella chiesa abbaziale, in un primo momento di fronte all'altare maggiore nella tomba già di Edoardo il Confessore, il santo verso cui aveva dimostrato una forte devozione personale, quindi in quella sontuosa fatta costruire da suo figlio Edoardo I, con effigie del 1291 sul lato nord dell'edificio.Sebbene talvolta ingenuo e indeciso, E. ebbe una precisa visione della natura sacra della monarchia e del potere assoluto che avrebbe dovuto accompagnarsi a essa. Attraverso gli edifici commissionati e la ricchezza dei loro arredi fornì un'espressione visiva della concezione grandiosa che egli aveva della monarchia, particolarmente nell'adozione dei motivi iconografici (per es. Alessandro Magno, scelto per la decorazione del palazzo reale di Westminster) o di forme architettoniche assai particolari per l'abbazia di Westminster. Sebbene i re inglesi fossero ritenuti i più ricchi monarchi europei, la prodigalità di E. nella committenza artistica e architettonica finì per acuire i suoi problemi di natura finanziaria e politica.Se le cronache contemporanee contengono poche indicazioni circa la committenza di E., numerose sono per contro le testimonianze fornite dai documenti, che, grazie a procedure da poco introdotte nella cancelleria e nello scacchiere, registravano la volontà personale del re, le sue preferenze estetiche, la sua insistenza sulla celerità di realizzazione delle opere e, sebbene in misura non sempre omogenea, il modo in cui venivano effettuate le spese. Questo esteso corpus documentario è completato da alcuni dei più antichi resoconti pervenuti relativi ai lavori di costruzione, specialmente quelli che riguardano la sua maggiore impresa, l'abbazia di Westminster (Building Accounts, 1971). Le stesse fonti documentarie rivelano anche l'importanza degli intendenti e dei cancellieri addetti alle opere regali, specialmente quell'Edoardo di Westminster che, come suo padre Odo, fu per tutta la vita al servizio del re ed ebbe un ruolo chiave nell'esecuzione delle opere commissionate dal sovrano: a Edoardo si deve per es. la scelta del bronzo per i leoni araldici a fianco del trono, visibili nel secondo grande sigillo del 1259, realizzato dal maestro Giovanni di Gloucester secondo espresse indicazioni del sovrano.A parte l'abbazia di Westminster, assai poco rimane delle più importanti opere commissionate da E., ma attraverso i dati forniti dai documenti e i pochi resti è comunque possibile delineare un quadro della sua attività di committente. Gli ideali estetici sono rivelati dalla frequente comparsa negli atti di parole come decens, pulcher e sumptuosus e risulta evidente l'interesse nei confronti della valenza rappresentativa degli edifici, per es. nell'esplicita richiesta che il visitatore fosse condotto intorno al castello di Dover (Kentshire), affinché rimanesse colpito dalla nobiltà dell'edificio. E. dovette necessariamente investire somme considerevoli nei suoi castelli, specialmente in quello di Dover, di grande interesse strategico, il cui sistema di fortificazione divenne uno dei più elaborati nell'Europa di quell'epoca. Mentre questo edificio era posto a fronteggiare la minaccia proveniente dalla Francia, nella Torre di Londra i lavori interessarono soprattutto le fortificazioni sul lato della città, in modo che il castello potesse essere usato come rifugio sicuro nel corso dei disordini legati alla guerra dei baroni. Poco rimane dei quartieri di abitazione dei castelli di E. e delle sue residenze, ma la Great Hall a Winchester (Hampshire; 1222-1235) e il pavimento in ceramica ritrovato nel palazzo di Clarendon (Wiltshire) costituiscono un'importante testimonianza del perduto splendore dei palazzi regali. Fu E. ad avviare in Inghilterra l'uso dei pavimenti di piastrelle decorate e invetriate e, dai frequenti riferimenti a rivestimenti in legno e alla fornitura di vetri per le finestre, risulta evidente come egli dedicasse grande cura a rendere confortevoli le proprie residenze.Numerose furono le sue donazioni, solitamente sotto forma di materiali destinati alla costruzione di chiese in tutta l'Inghilterra; E. mantenne inoltre ca. cinquanta cappelle regali, diciotto delle quali vennero costruite nel corso dei primi venti anni del suo regno. Nella più imponente, costruita tra il 1240 e il 1250 a Windsor (Berkshire), di cui rimangono solo alcune vestigia, fu forse realizzato il primo esempio in Inghilterra di bar tracery (Westminster Abbey, 1986).Se è ben attestato l'interesse del re a commissionare oggetti preziosi e opere di oreficeria, non sembra che egli abbia mostrato altrettanta attenzione ai manoscritti miniati e infatti sono scarsi gli elementi che possano testimoniare l'esistenza di uno scriptorium di corte. Ci'o nonostante, a partire dalla metà del sec. 13° Londra fu un importante centro di produzione miniata e alcune opere notevoli realizzate nella città sono state associate alla committenza regia. Un ruolo assai più rilevante ebbe per E. la pittura murale: per molte delle sue residenze furono ordinati cicli pittorici, tra i quali sono meglio documentati quelli che si trovavano nella Painted Chamber di Westminster (Binski, 1986).L'architettura e la decorazione dell'abbazia di Westminster sono la migliore testimonianza di quanto E. tenesse a guadagnare prestigio in ambito internazionale; i caratteri francesizzanti dell'architettura e l'opulenza della sistemazione del nuovo splendido monumento funebre di Edoardo il Confessore furono fortemente influenzati dai contemporanei edifici legati alla casa regnante francese, in special modo dalla cattedrale di Reims e dalla Sainte-Chapelle di Parigi. L'abbazia di Westminster era stata chiesa scelta per le incoronazioni già a partire dalla conquista normanna ma, con la realizzazione del monumento di Edoardo il Confessore, costituito come centro liturgico della chiesa, E. espresse chiaramente la volontà di qualificare l'edificio anche come mausoleo reale che rivaleggiasse con quello dei re francesi a Saint-Denis.Nel tentativo forse di emulare la corte siciliana E. impiegò maestranze cosmatesche italiane per la realizzazione dell'elaborato pavimento del presbiterio, per costruire la sontuosa base della sepoltura del santo e infine per decorare la propria tomba. L'edificio ha purtroppo perso tutta la decorazione costituita dalla vetrata, ma la sua ricchezza è attestata anche dalle fonti superstiti dell'arredo, come per es. il dossale.
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