MEDI, Enrico
– Nacque il 26 apr. 1911 a Porto Recanati da Arturo, medico, e da Maria Luisa Mei.
Durante la prima guerra mondiale la famiglia si trasferì a Belvedere Ostrense, paese originario della madre; nel 1920 il padre decise di stabilirsi a Roma, per offrire ai figli migliori possibilità di studio e di carriera.
Tra il 1920 e il 1928 il M. frequentò dapprima il collegio di S. Maria dei padri marianisti, poi l’istituto Massimo dei gesuiti. Ambedue le istituzioni furono fondamentali per la sua formazione culturale e spirituale. Nel 1930 si iscrisse al corso di laurea in fisica, vivendo l’atmosfera dell’istituto di fisica di via Panisperna. Nella tesi di laurea, discussa con E. Fermi, il M. affrontò questioni connesse alla recente scoperta del neutrone da parte di J. Chadwick. Dopo la laurea rimase nell’istituto, specializzandosi in fisica terrestre sotto la direzione di A. Lo Surdo, che lo volle subito come collaboratore; contemporaneamente il M. fu attivo nell’ambito della sezione romana Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) in un periodo di intenso dibattito interno sulla funzione e il ruolo di questa organizzazione, sulle scelte culturali e la formazione spirituale dei giovani universitari cattolici. Nel 1933 divenne per concorso assistente di ruolo; nel dicembre del 1938 conseguì la libera docenza in fisica terrestre e fu incaricato dell’insegnamento di fisica sperimentale nella facoltà di architettura di Roma; nel 1942 vinse il concorso per la cattedra di fisica sperimentale all’Università di Palermo. L’armistizio dell’8 sett. 1943 e la successiva occupazione tedesca di Roma non gli permisero di tornare in Sicilia, cosicché il M. poté riprendere la normale attività didattica solo nell’anno accademico 1944-45. Lo Surdo lo chiamò poi all’Istituto nazionale di geofisica (ING), che dirigeva; qui il M. lavorò assiduamente per realizzare in Italia una rete di osservatori utili per acquisire dati geofisici, in vista della realizzazione di una carta sismica nazionale.
La produzione scientifica del M., non molto ampia, consiste soprattutto in lavori apparsi nelle pubblicazioni dell’Istituto. Tra essi si possono ricordare: Polarizzazione della luce diffusa, radiazione dell’atmosfera e probabili indizi sulla tendenza dello stato del tempo (Roma 1939); Rilievo gravimetrico della Sicilia, in Annali di geofisica, V (1952), 2, pp. 209-245 (in collab. con C. Morelli); Un metodo per la misura assoluta dell’accelerazione di gravità: il rotogravimetro, ibid., VII (1954), pp. 487-490; Rilievo magnetico della Sicilia centro-settentrionale, ibid., pp. 23-58 (in collab con M. Giorgi - F. Molina). Alcune sue ricerche, già prima del 1940, si mossero nelle direzioni che portarono poi alla realizzazione del radar e all’individuazione dei fenomeni della magnetosfera associati alle fasce di Van Allen.
Con la fine della guerra, all’impegno universitario il M. affiancò quello politico nella Democrazia cristiana (DC), candidandosi all’Assemblea costituente nel 1946 nel collegio della Sicilia occidentale e risultando terzo degli eletti, dopo S. Aldisio e B. Mattarella.
Fu convinto sostenitore dell’istituzione delle regioni e di una loro ampia autonomia, avendo presente il modello, già avviato, della Regione siciliana (lo statuto speciale era stato concesso alla Sicilia con il r.d. legisl. n. 455 del 15 maggio 1946).
Sollecitato da amici e dal cardinale di Palermo F. Ruffini, nel 1948 decise di candidarsi per le elezioni della I legislatura, nel collegio circoscrizionale di Palermo, e, con 106.000 preferenze, risultò il primo eletto nella circoscrizione della Sicilia occidentale.
Fu tra i primi a trattare in Parlamento l’argomento delle fonti energetiche; convinto che l’energia nucleare avrebbe risolto i problemi energetici dell’Italia e del mondo, invitò a guardare alle sue potenzialità negli usi pacifici, che potevano aprire spazi fino ad allora inimmaginabili. Durante la segreteria politica di G. Gonella il M. fu, inoltre, il responsabile centrale dell’organizzazione del partito.
Nonostante le pressioni di numerosi colleghi e dello stesso Gonella, decise tuttavia di non presentarsi alle elezioni politiche del 1953, preferendo dedicarsi a tempo pieno alla ricerca scientifica e all’insegnamento universitario. Alla morte di Lo Surdo, nel giugno 1949, il M. gli era subentrato come direttore dell’Istituto nazionale di geofisica, carica che tenne fino alla morte. Anche in questo ruolo diede prova di efficienza, realismo e pragmatismo. Il suo impegno e quello dei collaboratori si sostanziarono, oltre che nello studio applicativo, nella pubblicazione dei risultati ottenuti nei vari filoni di ricerca, attraverso una apposita serie di pubblicazioni dell’ING e il periodico Annali di geofisica.
Per tutti gli anni Cinquanta il M. e la sua équipe organizzarono la rete degli osservatori geofisici in Italia. L’ING, a suo parere, doveva divenire sempre più un centro di ricerca scientifica nel campo della fisica terrestre, promuovendo anche servizi dei quali la vita della nazione aveva necessità, come una mappa costantemente aggiornata delle zone sismiche, la ricerca nel campo della meteorologia in favore dell’agricoltura e per lo sfruttamento dell’energia solare. Negli stessi anni Cinquanta il M. stese un progetto per la costituzione di un centro di ricerche sulla fisica biologica, punto di incontro tra le scienze biologiche e mediche da una parte e il mondo della fisica teoretica e sperimentale dall’altra.
Nel 1955 il M. ottenne il trasferimento dall’Università di Palermo a quella di Roma, occupando la cattedra di geofisica nella facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali. Sempre nel corso degli anni Cinquanta esplicò anche un impegno religioso in gran parte all’interno del movimento Mondo migliore, creato dal gesuita R. Lombardi, e le sue spiccate qualità di conferenziere lo resero sempre più noto nell’ambito della Chiesa italiana. Nell’agosto 1955 fu capo delegazione della S. Sede alla conferenza di Ginevra sugli usi pacifici dell’energia atomica, problema che gli stava molto a cuore, essendo sempre più convinto che il progresso nel settore nucleare avrebbe avuto una positiva ricaduta sulla vita di tutti i popoli.
Tra il 1954 e il 1955, agli albori delle trasmissioni televisive in Italia, fu tra i primi protagonisti del piccolo schermo, in un appuntamento settimanale con i telespettatori dedicato alle scoperte scientifiche, intitolato «Le avventure della scienza».
Nel 1958 l’Italia lo indicò come suo commissario e vicepresidente nella Commissione europea per l’energia atomica (Euratom).
A causa dell’assenza per motivi di salute del presidente, il fisico nucleare francese L. Armand, spettò a lui tenere la prolusione della prima sessione del Consiglio dell’Euratom a Bruxelles (25 genn. 1958). Il discorso (edito in occasione della V Rassegna internazionale elettronica nucleare: Allocuzione del prof. Enrico Medi vice-presidente della Comunità europea dell’energia atomica…, Roma 1958) non fu formale, caratterizzandosi invece per una forte tensione ideale: volto al futuro, palesò uno spiccato spirito europeistico nella linea degasperiana. Tra gli impegni immediati del M. furono la creazione di un Istituto universitario europeo e l’organizzazione di un centro comune di ricerche. Dopo il primo biennio fu confermato vicepresidente dell’Euratom, ma questo organismo non riuscì a decollare verso una politica energetica comune. L’ottimismo dell’idea – un’Europa unita e una scienza agganciata per la prima volta a un potere politico sopranazionale con autonomi mezzi economici, proprio personale e propri strumenti giuridici – si scontrò sempre più con la realtà. Il M. presentò la lettera di dimissioni da vicepresidente il 7 dic. 1964: le ragioni erano legate alla politica che l’Euratom stava seguendo e che, a suo giudizio, l’aveva allontanata dallo spirito del Trattato di Roma; egli riteneva ormai chiaro che si stava dando maggiore importanza ai contratti verso enti dei singoli paesi che non a un vero e proprio piano comune di ricerca, svuotando in tal modo la ragione più profonda dell’esistenza stessa dell’Euratom.
Rientrato in Italia si dedicò, oltre che all’attività scientifica nell’Istituto nazionale di geofisica e nell’Università di Roma, alle conferenze per cui era apprezzato e stimato nel mondo cattolico italiano.
Tale attività dette luogo a numerose pubblicazioni sulle valenze attuali dell’etica cristiana e sul rapporto tra le dottrine teologiche e gli sviluppi scientifici, più volte ristampate: Il dolore e la gioia (Roma 1956); Meditazioni a voce alta (Brescia 1957); L’odio e l’amore (Roma 1958); La luna ci guarda (ibid. 1970); Un grande tesoro (Torino 1972); Siamo all’alba o al tramonto? (Roma 1972); Cosi è (Siena 1973); Il mondo come lo vedo io (Roma 1974); Inno all’amore (Siena 1975); I giovani come li penso io (Roma 1976); Punti luce (Siena 1976). L’associazione stretta di attività scientifica, incarichi direttivi negli istituti di ricerca, schieramento politico e cattolicesimo militante lo espose a critiche anche aspre.
Nel 1968 il M. fu annoverato da Paolo VI tra i consultori della Città del Vaticano, una nuova istituzione che doveva offrire pareri e suggerimenti alla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Nello stesso anno, in occasione delle elezioni politiche, la Democrazia cristiana gli offrì di candidarsi per il Senato nel difficile collegio di Trieste: si avvertiva il bisogno, infatti, di un personaggio capace di recuperare voti anche al di fuori dell’elettorato della DC. Tuttavia, dopo una serrata campagna elettorale, dal 29 aprile al 18 maggio, durante la quale parlò nelle piazze di Trieste, negli alberghi, nelle parrocchie, incontrando i giovani della locale Lega missionaria studenti, di cui era stato tra i fondatori alla fine degli anni Venti, e varie organizzazioni dell’Azione cattolica, perse la battaglia per il seggio senatoriale per soli 3000 voti (ne ebbe 76.385).
Dopo l’approvazione della legge sul divorzio da parte del Parlamento italiano (1° dic. 1970), il M. fu tra i promotori del comitato per il referendum abrogativo.
Nel giugno del 1971 fu candidato alle elezioni amministrative della capitale e, con 73.000 preferenze, risultò primo fra gli eletti; tuttavia, nella dirigenza romana della DC prevalsero ragioni politiche diverse e la poltrona del Campidoglio rimase al sindaco uscente C. Darida, mentre il M. fu nominato capogruppo della compagine democristiana. Nonostante un male incurabile lo stesse minando dal 1970, partecipò, dietro sollecitazione del partito, alle elezioni politiche del 1972 nella circoscrizione di Roma risultando tra i primi eletti del Lazio.
Il M. morì a Roma il 26 maggio 1974. Il 26 maggio 1995 la diocesi di Senigallia ha introdotto la postulazione della causa per la sua beatificazione.
Fonti e Bibl.: Le carte del M. sono conservate a Roma, presso la famiglia. Documentazione sul M. si trova in Roma: Arch. della Provincia italiana della Compagnia di Gesù: R. Lombardi, Diari; Arch. dell’Istituto nazionale di geofisica, Registri dei verbali del consiglio direttivo, ad annum; Arch. dell’Istituto Luigi Sturzo, Carteggi di Luigi Sturzo, in corso di inventariazione (per la corrispondenza con don Sturzo); Arch. centrale dell’Azione cattolica italiana, anch’esso in corso di inventariazione (per il periodo del M. nella FUCI). Si vedano inoltre: R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979, pp. 21 s., 211, 216, 221; L. Musci, M., E., in Diz. stor. del movimento cattolico italiano, III, 2, Casale Monferrato 1984, pp. 542 s.; A. Gliozzo, E. M. scienziato e credente, Leumann di Rivoli 1988; G. Zizola, Il microfono di Dio. Pio XII, padre Lombardi e i cattolici italiani, Milano 1990, pp. 224, 256, 298 s., 307, 309, 346, 357, 398; V. De Marco, Fedele alla verità. E. M. nel cattolicesimo italiano contemporaneo, Soveria Mannelli 2001 (alle pp. 311-320 un elenco degli scritti).
V. De Marco