MOLÈ, Enrico
– Nacque a Catanzaro il 7 ott. 1889 da Francesco, avvocato del foro libero, e da Elisa Doria, discendente da un ramo cadetto dei Doria di Genova.
Di famiglia altoborghese (il nonno Enrico era stato presidente della corte di appello di Napoli a metà dell’Ottocento), il M. crebbe in un ambiente ricco di stimoli. Dopo i primi studi si iscrisse, nella sua città, al liceo classico P. Galluppi, conseguendo la maturità a 16 anni; precocemente entrò nel mondo del giornalismo, collaborando, poco più che adolescente, a due quotidiani partenopei: il satirico Monsignor Perrelli e Il Mattino.
Nel 1907 si trasferì a Napoli, iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza, quindi a Milano, dove gli venne offerta la possibilità di dedicarsi più stabilmente al giornalismo. Socialista all'inizio, dopo una breve collaborazione a La Vita di Roma, lavorò, negli anni della direzione Treves, a l'Avanti! (in cui, tra l'altro, il 7 apr. 1912, pubblicò l’elogio funebre di G. Pascoli); divenuto democratico riformista, passò quindi a scrivere ne Il Secolo.
Nel capoluogo lombardo il M. conobbe J. Calleja, una giovane cantante lirica greca, da cui ebbe tre figli (Elsa, Franco e Maria Maddalena), che sposò a Napoli il 6 ott. 1915, poco prima della nascita della terza figlia, e di cui rimase vedovo nel 1920.
Conseguita la laurea in legge nel 1912, il M. era stato chiamato a Napoli presso lo studio fondato e diretto da E. De Nicola ma alla professione forense – che tuttavia esercitò anche nella sua città, Catanzaro – preferì sempre il giornalismo e la politica.
Dopo una sfortunata candidatura alle elezioni del 1919, il 15 maggio 1921 riuscì eletto deputato nel collegio di Catanzaro, per la XXVI legislatura.
Fu membro della Commissione nazionale per i problemi del dopoguerra presieduta da V.E. Orlando e segretario del gruppo parlamentare socialista riformista fino all’annullamento della sua elezione, avvenuta il 30 luglio 1921 per una manovra del gruppo dei nazionalisti e fascisti.
Proseguendo nell'attività giornalistica, collaborò, e nel 1924 diresse L’Ora di Palermo; in quegli stessi anni assunse l’incarico di notista politico e in seguito di redattore capo de Il Mondo di Roma, il quotidiano di G. Amendola. Rientrò alla Camera nel 1924 con la XXVII legislatura sempre per il collegio Basilicata-Calabria nella lista di opposizione costituzionale.
Nel corso della campagna elettorale il M. incontrò la professoressa L. De Francesco, primo preside donna d’Italia, che sposò in seconde nozze a Vibo Valentia, il 20 dic. 1925, e da cui ebbe altri tre figli (Elena, Gabriella e Marcello).
Dopo il delitto Matteotti svolse un ruolo di primo piano nella corrente di opposizione costituzionale che faceva capo ad Amendola; fu tra i fondatori dell’Unione democratica nazionale e uno dei cinque segretari parlamentari del gruppo dei deputati aventiniani. Nella seduta del 9 nov. 1926, insieme con altri 122 colleghi, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare per decisione della maggioranza fascista alla Camera. Sottoposto in seguito a provvedimento di polizia, ammonito e proposto per il confino, venne contemporaneamente radiato dall’Ordine dei giornalisti e costretto ad abbandonare Roma. Ritiratosi in Calabria si dedicò all’avvocatura.
Rientrato a Roma nel 1942, con il divieto di scrivere e svolgere un qualsiasi ruolo politico, il M. riprese subito i contatti con l’opposizione clandestina. Nei giorni che seguirono la liberazione della capitale (4 giugno 1944) chiuse il suo avviato studio di avvocato e riprese l'attività di giornalista e di uomo politico.
Nel 1944 fondò il quotidiano L’Indipendente di cui fu anche direttore e prolifico editorialista. In precedenza, nell’aprile del 1943, prendendo come base il Movimento di ricostruzione formatosi tra la fine del 1942 e gli inizi del 1943, il M. era stato tra i fondatori, insieme con I. Bonomi, M. Ruini, M. Cevolotto, L. Gasparotto, della Democrazia del lavoro (DL), partito politico di ispirazione democratico-progressista e radicalsocialista, impiantato soprattutto al Centro-Sud del paese, che il 13 giugno 1944 assunse la denominazione di Partito democratico del lavoro (PDL). La DL entrò a far parte del Comitato di liberazione nazionale unendo attorno a sé un esiguo gruppo di notabili prefascisti. Sebbene il partito non avesse mai un forte seguito popolare e il suo arco di vita si concludesse nel 1948, risalgono a questo periodo le tre esperienze governative del Molè.
Bonomi, presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, lo volle con sé nel suo secondo gabinetto (12 dic. 1944 - 21 giugno 1945) come sottosegretario all’Interno, nel tentativo di bilanciare la fuoriuscita dei repubblicani dall’esecutivo aumentando la presenza demolaburista. Nel successivo governo Parri (21 giugno - 10 dic. 1945) il M. fu ministro dell’Alimentazione, il dicastero istituito con decreto luogotenenziale n. 379 (21 giugno 1945) e poi soppresso il 22 dicembre dello stesso anno (decreto luogotenenziale n. 838). Prima che la nomina del cattolico G. Gonella, nel 1946, interrompesse la lunga serie di liberali e azionisti che si erano succeduti dal 1943 alla Pubblica Istruzione, il M. ne fu ministro nel primo governo De Gasperi (10 dic. 1945 - 1° luglio 1946). In quei mesi pose le basi per la prima riforma dell’istruzione pubblica e nelle convulse giornate che seguirono il referendum istituzionale, insieme con P. Nenni e M. Bracci, scrisse il testo della nota con cui si attribuivano i poteri del re Umberto II al presidente del Consiglio A. De Gasperi, quale capo provvisorio dello Stato.
Alle elezioni del 2 giugno 1946, con 22.374 voti di preferenza, il M. fu eletto all’Assemblea costituente nelle liste del PDL per la circoscrizione di Catanzaro (XXVIII collegio) e divenne presidente del gruppo parlamentare demolaburista. Partecipò assiduamente al dibattito assembleare, in particolare fu a capo della commissione parlamentare per la vigilanza sulle radiodiffusioni (7 luglio 1947 - 31 genn. 1948) e della commissione speciale per l’esame del disegno di legge sulle nuove formule di giuramento (10 dic. 1946 - 31 genn. 1948). Entrò a far parte della commissione per la Costituzione (19 luglio 1946 - 31 genn. 1948), della III sottocommissione (19 luglio 1946 - 31 genn. 1948), della commissione speciale per l’esame del disegno di legge costituzionale che prorogava il termine di otto mesi per la durata dell’Assemblea costituente (19 febbr. 1947- 31 genn. 1948) e della I commissione per l’esame dei disegni di legge (17 sett. 1946 - 31 genn. 1948).
Convinto che «la doppia istanza della giustizia sociale e della imprescrittibilità dei diritti di libertà umana» non potessero essere disgiunte, contestò il testo definitivo dell’articolo 1 della Costituzione preferendogli, in sede di votazione degli emendamenti, la formula proposta da U. La Malfa che qualificava la nascente Repubblica come «fondata sui diritti di libertà e sui diritti del lavoro». Strenuo difensore della laicità dello Stato, avversò l’inserimento nella Costituzione di qualsiasi riferimento al concordato sostenendo che una simile iniziativa non aveva alcun precedente.
Con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana il M. fu senatore di diritto.
Terminata l’esperienza demolaburista, consumatasi nei dissidi con Ruini, aderì al Fronte popolare di cui fu uno dei cinque segretari. Assunse la presidenza del gruppo democratico indipendente di sinistra, e nella prima seduta dell’8 maggio 1948 venne eletto vicepresidente del Senato, risultando, con 129 voti, il terzo degli eletti.
Fu vicepresidente della rappresentanza del Senato al guppo italiano dell’unione interparlamentare, membro della III commissione permanente Affari esteri e colonie e della giunta per il Regolamento. Nel 1950 divenne membro e vicepresidente della commissione parlamentare per la vigilanza sulle radiodiffusioni ed entrò a far parte della II commissione permanente Giustizia e autorizzazioni a procedere. L’anno seguente fu assegnato alla commissione speciale per l’esame del disegno di legge riguardante la città di Napoli.
Contemporaneamente all’intensa attività parlamentare, sul finire della prima legislatura il M. intraprese un lento e progressivo avvicinamento al Partito comunista italiano (PCI) nel tentativo di contrastare il monopolio di potere esercitato dalla Democrazia cristiana (DC). Alle elezioni amministrative dell’estate 1952 venne eletto al Consiglio comunale di Roma nelle file della Lista cittadina, una coalizione di comunisti, socialisti, ex demolaburisti e indipendenti capeggiata da F.S. Nitti. In quegli stessi mesi si oppose alla riforma della legge elettorale e in un estremo tentativo di scongiurarne l’approvazione accettò la candidatura a presidente del Senato offertagli dai partiti di sinistra, ma fu sconfitto per 60 voti da Ruini, più incline ad assecondare i desiderata dell’allora partito di maggioranza relativa.
Il 7 giugno 1953 fu rieletto senatore come candidato unico dei partiti di sinistra nel collegio di Parma ottenendo 52.351 voti di preferenza, secondo nella circoscrizione dell’Emilia. Tornò alla vicepresidenza del Senato e alla presidenza del gruppo democratico indipendente di sinistra.
Fu membro di varie commissioni parlamentari e delle commissioni speciali per gli interventi a sostegno di quelle aree, tra cui la Calabria e i territori compresi nel suo collegio elettorale, colpite dalle alluvioni del 1953-54. Contrario al riarmo della Germania federale e alla politica dei due blocchi venne nominato, fra l'altro, nella commissione speciale per la ratifica degli accordi di Parigi dell’ottobre 1954. Tre anni più tardi divenne membro della commissione speciale per l’esame dei trattati sull’Euratom (Comunità europea dell'energia atomica, CEEA) e il mercato comune.
Il 25 maggio 1958 con 56.487 voti di preferenza venne nuovamente eletto al Senato, sempre come indipendente, e candidato dal PCI nel IV collegio di Roma. Tra l'altro, nel 1959, per meglio monitorare i lavori di preparazione in vista dei giochi olimpici, entrò nella commissione speciale incaricata di esaminare i provvedimenti straordinari per la città di Roma e, nel 1960, divenne membro della commissione speciale per l’esame dei disegni di leggi costituzionali concernenti la durata e la composizione del Senato della Repubblica.
Ritiratosi a vita privata al termine della III legislatura, il 2 ott. 1963, in riconoscimento dei suoi meriti il Parlamento in seduta comune lo elesse membro del Consiglio superiore della magistratura. Entrò in carica il 29 ottobre e venne nominato presidente della commissione per gli incarichi direttivi.
Il M. morì a Roma l’11 nov. 1963.
Tra gli scritti del M. si ricordano: Teodora legislatrice, Roma 1949; Il dramma umano e politico di Nunzio Nasi. Discorso pronunciato a Trapani il 1° ott. 1950 e raccolto dal comitato per le onoranze a N. Nasi, ibid. 1950; Discorso agli indipendenti di sinistra, Pavia, teatro Fraschini, 24 maggio 1951, ibid. 1951; Dante voce d’Italia nel mondo. Prolusione al corso di letture dantesche pronunciata il 10 febbr. 1952 alla casa di Dante in Roma. Argomento del discorso inaugurale tenuto il 20 marzo 1952, per invito della Società dantesca italiana, in Orsamichele a Firenze, ibid. 1952; La cultura democratica, Milano1952; L’eredità di G. Amendola dall’Aventino alla Resistenza. Orazione ufficiale per l’inaugurazione del monumento a G. Amendola pronunziata in Salerno il 18-10-1953, Roma 1953; Dalla lotta contadina alla cospirazione per la libertà, in I. Bonomi, Discorsi politici di I. Bonomi, Roma 1954; Prefazione, a M. Scoccimarro, Nuova democrazia, Roma 1958; Sull’acropoli di Roma l’insegna dell’industria alberghiera: contro la costruzione dell’albergo Hilton su monte Mario. Discorso pronunziato in Campidoglio nella seduta del Consiglio comunale del 10 luglio 1958, Roma 1958; La delinquenza precoce, s.l. 1960; Discorsi di Zoli, Roma 1961; La Calabria alla vigilia dell’Unità, s.l. 1961; Crisi o evoluzione dell’eloquenza forense?, s.l. 1962; La conversione delle pene pecuniarie, s.l. né d.; La medaglia degli artisti e degli scrittori italiani a Rodolfo Siviero. Resoconto della cerimonia all’Accademia nazionale dei Lincei, 11 giugno 1961, Firenze 1962; Terra di Calabria, s.l. 1962; Un grande maestro: Vittorio Scialoja, s.l. 1962.
Fonti e Bibl.: Necr., in Avanti!, 12 nov. 1963; Roma, Senato della Repubblica, Archivio storico, Segreteria e archivio legislativo, I legislatura, Fascicoli personali, ad nomen, b. 3; Atti parlamentari, Camera dei Deputati, Indice generale dell’attività parlamentare dei deputati, legisl. XXVI (dall’11 giugno 1921 al 1° dic. 1923), ad nomen; Discussioni, I, legisl. XXVI (1a sessione del 1921), ad ind.; Indice generale dell’attività parlamentare dei deputati, legisl. XXVII (dal 24 maggio 1924 al 21 genn. 1929), ad nomen; Discussioni, VII, legisl. XXVII (sessione 1924-27), anno V, ad ind.; Atti dell’Assemblea costituente, ad ind.; Senato della Repubblica, legislature I, II, III (1953, 1958, 1963), ad ind.; Parlamento in seduta comune, legisl. IV (1963), pp. 1-5; F. Cordova, Massoneria in Calabria (Personaggi e documenti. 1863-1950), Cosenza 1998, pp. 202-208, 222 s.; D. Novacco, L’officina della Costituzione italiana, 1943-1948, Milano 2000, pp. 109, 140; F. Leoni, Storia dei partiti politici italiani, Napoli 2001, pp. 444-448. G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, IX, Il fascismo e le sue guerre, Milano 2002, pp. 73, 88; F. Cordova, Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie, Soveria Mannelli 2003, pp. 189-192; P. Lucia, Intellettuali italiani del secondo dopoguerra. Impegno, crisi, speranza, Napoli 2003, pp. 284-288; R. Bracci, Una villa senese tra cronaca e storia in anni difficili: Pontignano 1939-1959, Siena 2004, pp. 82-97; G. Fanello Marcucci, Il primo governo De Gasperi (dicembre 1945-giugno 1946) sei mesi decisivi per la democrazia in Italia, Soveria Mannelli 2004, p. 61; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei: dizionario bio-bibliografico, Napoli 1922, p. 245; Chi è? Dizionario biografico degli italiani d’oggi, 1948, p. 337; I deputati e i senatori del primo Parlamento repubblicano, Roma 1949, p. 368; I deputati e i senatori del secondo Parlamento repubblicano, Roma 1954, p. 369; Panorama biografico degli italiani d’oggi, a cura di G. Vaccaro, II, Roma 1956, p. 360. Chi è? 1957, p. 344. I deputati e i senatori del terzo Parlamento repubblicano, Roma 1960, p. 370; Se non lo conosci te lo presento io!, Torino 1960, p. 414; I deputati alla Costituente, Roma 1987, p. 371; Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, III, Milano 1976, p. 448; Istituto nazionale dell’informazione, Repubblica Italiana, 1948-1998, Roma 2000, p. 778.