MONTUCCI, Enrico
MONTUCCI, Enrico. – Nacque il 14 novembre 1808 a Berlino dal sinologo senese Antonio e da Henrietta Canton, figlia del fisico inglese John.
Iniziati, dietro pressione paterna, gli studi di legge, si appassionò però alla matematica, avendo come punto di riferimento un amico del padre, Niccolò Mari, professore di algebra all’Università di Siena (alla sua morte, nel 1842, ne avrebbe scritto ed esposto un elogio nell’Accademia dei Fisiocritici, definendolo suo «maestro nelle scienze esatte»: In ricordanza di Niccolò Mari, un tempo pubblico professore di algebra nella senese Università, Siena 1842). Si laureò a Siena in scienze fisico-matematiche nel 1832 e iniziò il suo percorso di matematico insieme con quello di patriota impegnato nell’attività politica.
Già membro nel 1831 di un’associazione politica sorvegliata dalla polizia, nel 1832 aderì alla Giovine Italia e in alcune stanze dell’ex convento di Santa Chiara coordinò, insieme a Francesco Guerri, la sezione chiamata Società dei fratelli di Bruto. Quando, dietro pressioni del governo di Vienna il granduca di Toscana Leopoldo II iniziò a potenziare le attività repressive e preventive contro i giovani più istruiti che animavano luoghi di incontro intellettuali come la libreria Porri, Montucci, il 16 agosto 1832, fu arrestato con Guerri.
Le circostanze del suo arresto sono ricostruite dettagliatamente in un opuscolo apparso nella Miscellanea storica di Palio (1832. Quando gridare «Viva l’Oca» era un reato, Siena s.d. [ma 1832]). In quel giorno aveva vinto il Palio la contrada dell’Oca, il cui emblema è bianco, rosso e verde. L’occasione venne còlta da molti giovani per gridare in varie parti della città: «Oche, oche», così da inneggiare al tricolore italiano, allo stesso modo in cui a Milano si gridava: «Viva Verdi». In seguito a tale manifestazione, la polizia senese procedette all’arresto di 16 giovani, tra cui Montucci e Guerri, considerati i più pericolosi. Gli interrogatori e le successive verbalizzazioni da parte della polizia identificarono Montucci come «pregiudicatissimo in materia di opinione»: egli «non poteva sicuramente aver preso parte alla riunione che per un fine indiretto». Si arrivò così, il 20 agosto 1832, alla condanna a «tre giorni di arresto di rigore nella propria casa con la comminazione di ugual tempo di carcere non obbedendo» (testo della sentenza in Arch. di Stato di Siena, Governo di Siena, 817, atto economico n. 4055).
Nella notte tra il 6 e il 7 aprile del 1833 Montucci e Guerri vennero nuovamente arrestati con l’imputazione più esplicita di «operazioni tendenti a sovvertire l’ordine pubblico» (Ibid., Rapporti del Capitanato di Polizia, anno 1833): le stanze della sede di Santa Chiara vennero perquisite e furono trovate carte sospette, anche se non facilmente decifrabili perché Montucci aveva scritto i documenti più compromettenti, come gli elenchi degli affiliati alla Giovine Italia, in lingue ignote alla polizia come il cinese. Rimasto in carcere fino al giorno del processo, che si tenne a Firenze il 23 gennaio 1834, fu riconosciuto colpevole di delitto di lesa maestà, ma la sentenza fu relativamente mite: cinque anni di confino da scontare nella provincia di Grosseto. Durante il periodo di confino, in cui non poté occuparsi di politica, si dedicò agli studi matematici.
Tornato a Siena in seguito a un’amnistia di Leopoldo II per i reati di cospirazione, il 27 luglio 1837, presentò all’Accademia dei Fisiocritici una lunga memoria dal titolo Delle proprietà della strefoide curva algebrica del terzo grado con un’appendice in cui si prova non aver luogo la supposta generalità dell’«equazione di continuità» dei fluidi proposta dal Venturoli ed altri autori di Idraulica, che venne valutata da due accademici ordinari: il già ricordato Niccolò Mari e Santi Linari, sacerdote fiorentino, docente di fisica teorica e sperimentale all’Università di Siena. Mentre Mari espresse un parere altamente positivo, Linari attaccò la memoria per scarsa originalità e mancanza di applicazione. Montucci la fece allora pubblicare a sue spese aggiungendovi 18 pagine di osservazioni per confermarne l’originalità e il 18 febbraio 1838 lesse una seconda memoria dal titolo Delle applicazioni della strefoide alla geometrica esecuzione di alcuni generi di soggetti architettonici a cui non è applicabile il circolo, in cui provò che la sua curva era applicabile al disegno presentando due riproduzioni grafiche che donò all’Accademia. Dopo la lettura di una terza memoria il 12 agosto 1838, dal titolo Quale è la sorgente dell’inesattezza dimostrata esistere nell’equazione di continuità dei fluidi dagli idraulici proposta, fu nominato socio corrispondente dell’Accademia dei Fisiocritici. Divenne accademico ordinario dopo la relazione tenuta il 26 luglio 1840 Della necessità di abbandonare nell’insegnamento del calcolo differenziale i metodi privi di matematico rigore, anche in questo caso ricevendo una critica da parte di Linari.
Il 15 ottobre 1839, al primo Congresso degli scienziati italiani, convocato a Siena alla presenza di Leopoldo II, non senza preoccupazioni negli ambienti governativi dato il manifesto impegno politico di vari partecipanti, Montucci presentò una relazione su come formare i quadrati dei numeri. Al secondo Congresso, che si tenne a Torino, per desiderio di Carlo Alberto, nel 1840, Montucci non partecipò, ma tenne presente una delle risoluzioni approvate che auspicava una maggiore istruzione per il popolo. Fu quindi fra i sostenitori dell’istituzione a Siena delle Scuole tecniche Tegee, il cui Manifesto, datato 21 dicembre 1841 indicava come temi di istruzione tecnica in forma di conferenze: geometria pratica nelle sue applicazioni alle arti e mestieri; prime nozioni di meccanica, descrizione e ufficio delle macchine; processi chimici per la concia delle pelli, per tingere tessuti, ecc. I corsi si svolgevano di domenica ed erano gratuiti e fin dal primo anno Montucci tenne le lezioni di geometria e di meccanica.
Dopo la sua nomina ad accademico ordinario, si dedicò intensamente alla vita dell’Accademia presentando memorie scientifiche, come Dello stato delle macchine presso gli antichi, presentata il 7 marzo 1841, in cui confrontò il modo di procedere di artisti antichi come Lisippo e Carete a quello di architetti moderni come Claude Perrault, Christopher Wren, Domenico Fontana e Mark I. Brunel, e Di alcune non osservate finora proprietà del rettangolo, depositata il 5 dicembre 1841 e letta il 2 dicembre 1843; si occupò anche di rendere più democratico lo statuto interno e di trasferire la sede dell’Accademia in locali più adatti.
Il 9 aprile 1843 morì a Siena la madre e Montucci iniziò a pensare di lasciare l’ambiente senese per Parigi, dove effettivamente si trasferì, certamente per motivi politici, nel 1844 o nel 1845. Dalla Francia continuò a firmare appelli al popolo italiano, occupandosi attivamente, come aveva fatto a Siena, di matematica e politica insieme e insegnando intanto lingua inglese al liceo di St. Louis.
Nel 1846 apparve, nella rivista Nouvelles Annales de mathématiques, la sua prima pubblicazione di matematica in francese: La strephoide. Seguirono altre pubblicazioni di matematica e di fisica astronomica per la rivista Comptes rendus de l’Académie des sciences de Paris: Construction géométrique des racines cubiques (1857), Changements passagers d’éclat etc. dans la comète de 1858 (1861), Résolution numérique des équations de cinquième degré (1865), Progressions arithmétiques dans la liste d’étoiles de Humboldt (1866), Phénoménaux pendant l’éclipse solaire (1868), Recherche des racines des équations à l’aide de la cubo-cycloïde (1869), La méthode de Gauss pour abaissement des équations trinômes (1870).
Raffaella Franci (2006), che analizza l’opera di Montucci all’interno della scuola matematica senese, valorizza soprattutto il suo contributo originale sulla curva strefoide, ma è importante sottolineare che i suoi interessi andarono in molte altre direzioni. Nel 1846 pubblicò in italiano a Livorno un Trattato teorico pratico di galvanoplastica e nel 1847 un Trattato teorico pratico di dagherrotipia ed eliografia e questi suoi interessi per le applicazioni pratiche della scienza lo portarono a riflettere sull’utilizzo dell’alluminio per le monete (L’alluminium considéré comme matière monetaire, Paris 1856) oppure sull’importanza di sperimentare la resistenza dei tessuti con cui si fabbricano gli aerostati (Nécessité de faire des expérimentaux sur la résistence des tissus des aérostats, ibid. 1870). Si occupò inoltre della teoria sottostante alla pronuncia della lingua inglese (Théorie de la prononciation anglaise, ibid. 1869) e di poesia tedesca (Über der deutsche Hesametrik, ibid. 1871). Con J.A. Demogeot compì due viaggi in Inghilterra e Scozia per studiare l’insegnamento secondario e superiore (De l’enseignement secondaire en Angleterre et en Ecosse, ibid. 1868; De l’enseignement supérieur en Angleterre et en Ecosse, ibid. 1870). Infine scrisse di questioni politiche generali (La défense du Pays, ibid. 1871) e di questioni filosofiche e sociologiche (La philosophie positive, ses prétentions, ses défaillances, ibid. 1869). Fu insignito del titolo di «Chevalier de la Legion d’Honneur».
Morì a Parigi nell’agosto del 1877.
Altre opere: Aritmetica per uso delle scuole, Siena 1844; Éléments de la grammaire anglaise rédigés sur le plan de la grammaire française de Lhomond, Paris 1852; Cours gradué de langue anglaise, ibid. 1867; On the construction of English hexametres, in Museum and English Journal of Education, London 1868; Résolution numérique complète des équations du cinquième degré et abaissement des équations trinômes de tous le degrés, Paris 1869; Cours de thèmes gradués accompagnés de notes et suivis de vocabulaires spéciaux, ibid. 1872; Questions scientifiques: une nouvelle Cosmogonie, le diamètre exagéré de la lune à l’horizon, ibid. 1876; Les coupes du palais des empereurs byzantins au X siècle, ibid. 1877.
Fonti e Bibl.: L. Grottanelli, I moti politici in Toscana nella prima metà del secolo XIX, Prato 1902; A. Graf, L’anglomania e l’influsso inglese in Italia nel secolo XVIII, Torino 1911; H. McAnally, Antonio Montucci, in Modern Language Quarterly, VII (1946), pp. 65-81; R. Franci - L. Toti Rigatelli, Scritti inediti di E. M., in Llull: Revista de la Sociedad española de historia de las ciencias y de las técnicas, 1981, vol. 4, n. 6-7, pp. 71-86; Id., E. M. scienziato e patriota, in B. Baccetti et al., Documenti per una storia della scienza senese, Siena 1985, pp. 276-291; L. Galli, L’Accademia senese dei Tegei e le Scuole tecniche (1842-1862), in Accademia dei Rozzi, VII (2001), 14, pp. 19-22; R. Franci, L’insegnamento della matematica nell’Università di Siena, in Annali di Storia delle università italiane, X (2006), pp. 191-204.