NENCIONI, Enrico
Poeta e critico, nato a Firenze il 1° gennaio 1837, morto all'Ardenza (Livorno) il 25 agosto 1896. Condiscepolo del Carducci alle Scuole Pie di Firenze, strinse con lui un'amicizia che durò tutta la vita. Ma il N., che già nel 1853 non nascondeva le sue simpatie per la letteratura romantica e leggeva ammirando i grandi poeti stranieri, non prese alcuna parte alla campagna degli "amici pedanti" (v.). Fu poi lui che avviò il Carducci alla conoscenza delle letterature straniere. Alla costituzione del regno d'Italia cercò invano, aiutato dal Carducci, di entrare nel pubblico insegnamento. Tirò avanti facendo il precettore in case patrizie, finché nel 1879 Ferdinando Martini ne fece il redattore del Fanfulla della domenica, e da allora le sue rassegne critiche, che prima avevan visto la luce in giornali effimeri o non erano state debitamente apprezzate, ebbero nel Fanfulla e altrove lettori fervidi e fedeli, e più ancora forse i suoi "medaglioni" di donne, nei quali la poesia nasce dall'evocazione storica, con una punta di nostalgia che più d'una volta fa pensare ai Goncourt. Dal 1883 alla morte il N. fu professore di letteratura italiana nell'Istituto superiore di magistero a Firenze, pur continuando a scrivere in periodici letterarî, segnatamente nella Nuova Antologia.
Prosatore limpido, toscano senza lezî, sorretto nella sua semplice grazia da un senso morale che rialza a volte il tono dello stile senza dar mai nell'enfasi, il N. fu, più che un critico, un informatore intelligente e pieno di gusto: la sua opera, specie per quel che riguarda la conoscenza delle letterature straniere (dell'inglese in particolare), fu di notevole efficacia. Efficacissimo egli fu come introduttore in regioni fino allora ignote alla sensibilità degl'Italiani: le testimonianze a questo proposito abbondano, tra cui notevolissima quella del D'Annunzio, che fu guidato dal N. a sentire la bellezza della Roma barocca e da lui, meglio forse che da ogni altro critico della generazione carducciana, fu inteso e incoraggiato con intelligente simpatia, anche se paternamente richiamato (il N. era di sentimenti cristiani e credente) a un più largo e profondo senso d'umanità. Al N. il D'Annunzio dedicò le Elegie romane. Anche come poeta il N. si distingue dal cosiddetto gruppo carducciano sia per l'ispirazione sia per i modi, più romantico in quella e in questi, tormentato da una sua segreta angoscia e dalla coscienza del dolore universale e insieme affascinato dall'armonia cosmica, preso da un suo sogno di sovrumana bellezza. Una sua Rapsodia lirica, Edgardo ad Annabella, pubblicata nel Convito di A. de Bosis (VIII, 5) che è l'ultimo dei suoi scritti, s'ispira a Poe e più ancora a Swinburne.
Opere: Poesie (Bologna 1880); Medaglioni (Roma 1883; 2ª ediz Firenze 1897); Saggi critici di letteratura inglese, con prefaz. di G. Carducci (Firenze 1897; 2ª ediz., 1910); Saggi critici di letteratura italiana, preceduti da uno scritto di G. d'Annunzio (Firenze 1898; 2ª ediz., 1911); Nuovi saggi critici di letterature straniere e altri scritti, con prefaz. di F. Martini (Firenze 1909); Nuovi medaglioni (Bologna 1920); Impressioni e ricordanze (Firenze 1923).
Bibl.: Oltre le prefazioni citate, e i cenni biografici in giornali e riviste del 1896, v.: F. Pera, Biografia di E. N., Livorno 1896; A. Zardo, Commemorazione di E. N., letta il 15 nov. 1897 al R. Istit. sup. di magistero femm. in Firenze, Firenze 1897; A. E. N., numero unico del Marzocco, Firenze, 13 maggio 1900; G. S. Gargano, in Marzocco del 13 luglio 1909; F. Martini, Confessioni e ricordi, 3ª ed., Firenze 1922, cap. 13° e passim; A. Sorbelli, Gli amici del Carducci: N.E., in Marzocco del 24 giugno 1924; M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letter. romantica, Milano-Roma 1930, p. 248 segg.