NORDIO, Enrico
NORDIO, Enrico (Federico). – Nacque a Trieste il 24 settembre 1851 da Domenico, impresario edile, e da Anna Maria Bertoja.
Il suo nome originario era Federico ma fu sempre chiamato Enrico in memoria del fratello gemello prematuramente scomparso. Il nonno Giuseppe, costruttore navale di Chioggia, si era stabilito nella città austriaca nel 1791.
Avviato a calcare le orme imprenditoriali paterne, ma dotato di capacità artistiche presto riconosciute in ambito familiare, fu indirizzato a compiere la sua formazione presso il pittore di genere e paesaggista Karl Friedrich Haase (1820-1877), berlinese che aveva aperto a Trieste una scuola privata di pittura e disegno. Successivamente condusse un tirocinio presso l’architetto-ingegnere Giovanni Righetti (1827-1901), formatosi presso l’Accademia di belle arti di Venezia, il Politecnico di Vienna e l’Università di Padova, presidente dell’Associazione professionale degli architetti e ingegneri di Trieste, fondata nel 1878 su sua iniziativa, e conservatore della Zentral-Kommission für Erforschung und Erhaltung der Kunst- und historischen Denkmale (Commissione centrale austriaca per la ricerca e la conservazione dei beni storico artistici) per parte del territorio istriano e per le città di Trieste e Rovigno.
Ventenne, fu ammesso alla Scuola di architettura dell’Akademie der bildenden Künste di Vienna, diretta da Friedrich von Schmidt (1825-1891), già docente dell’Accademia di Brera, rientrato a Vienna dopo la ritirata austriaca: uno dei massimi esponenti dello storicismo in architettura, attivo in importanti cantieri di restauro di complessi chiesastici e medievali in Germania e Austria, autore di esemplari opere neogotiche, questi seppe apprezzare e valorizzare il talento di Nordio, accettandolo come collaboratore in opere viennesi impegnative come la progettazione del Rathaus (1872-83), i restauri della cattedrale di S. Stefano, di cui era responsabile dal 1863, e dell’abbazia di Klosterneuburg (1882-92). Dal 1877 partecipò, con Hermann Bollé (1845-1926), anch’egli allievo e collaboratore di Schmidt, ai restauri del santuario di Marija Bistrica (1878-85) e della cattedrale di Zagabria (a partire dal 1880) nonché alla costruzione del Museo delle arti applicate di quella stessa città, ultimato nel 1889.
Sulla scia di un consolidato iter formativo mitteleuropeo, nel 1879 compì un viaggio di studio nell’Italia centro-meridionale, di cui rimangono pregevoli rilievi di apparati decorativi, come la cassettonatura in legno dipinto della chiesa romana di S. Maria in Aracoeli, le pitture murali delle logge di Raffaello in Vaticano e la casa detta delle pareti nere a Pompei.
Nel 1879 si trasferì a Trento per dirigere la Scuola professionale per la lavorazione della pietra, poi Scuola industriale, di fatto una scuola di arti applicate istituita sull’onda della riforma dell’istruzione artistico-industriale avviata dall’Austria a partire dal 1873, in concomitanza non casuale con l’esposizione universaleper la cultura e l’economia svoltasi a Vienna in quello stesso anno.
La vicenda della scuola trentina riveste un ruolo significativo nello sviluppo dell’industria artistica e delle arti applicate di fine Ottocento nell’area transalpina in via di industrializzazione capitalistica, in quanto è da porre in stretta relazione con le coeve neoistituite scuole artistico industriali di Zagabria, diretta da Bollé, e di Innsbruck, diretta dall’architetto Johann Deininger (1849-1931), anch’egli allievo di Schmidt. Il fatto che ai migliori allievi della Scuola di architettura dell’Accademia di belle arti di Vienna fossero affidate queste scuole contestuali alla citata riforma non fu casuale: si trattò dei capisaldi di quel tessuto formativo mirante alla modernizzazione delle nazioni dell’Impero austro-ungarico, ma al contempo fermamente ancorato ai principi metodologici dello storicismo, che costituì la quintessenza della koinè culturale austriaca e della sua tradizione.
A Trento Nordio rimase dieci anni e qui conobbe e sposò Luisa Tacchi (1863-1958), da cui ebbe sei figli; il quarto, Umberto, seguì la professione paterna, realizzando opere significative della cultura architettonica novecentesca.
Con il parere fornito alle autorità di tutela nel 1880 sui dissesti statici che minavano il duomo trentino, iniziò la stagione di Nordio nella lunga vicenda dei restauri di uno dei principali monumenti medievali europei.
L’incarico per la conduzione dei lavori, configurato nel 1882, comprendeva il consolidamento e il restauro di quattro campate della navata centrale, la sopraelevazione dei muri di imposta, l’erezione dei contrafforti poggianti sulle navate laterali e il rifacimento del tetto. Al lavoro, completato nel 1886 con l’introduzione della teoria degli archetti, seguirono il restauro dell’abside della sacrestia e quello impegnativo della cupola, che lo occupò per circa due anni e fu terreno di contrasto, motivato da ragioni economiche e culturali, tra autorità locali e Zentral-Kommission al proposito della veste neoromanica da conferire al tiburio. Pur contestualizzando l’importante opera nell’alveo del restauro interpretativo di fine Ottocento, lo studio compiuto da Nordio sul monumento, a guida degli interventi proposti, presenta i caratteri del miglior filologismo storicista.
Gli anni trentini furono particolarmente intensi se, come rileva il suo estimatore e biografo Silvio Benco (1924), nella città e nel territorio non si eseguì lavoro importante di costruzione o di restauro senza il suo parere.
Fu direttamente impegnato nei rifacimenti della parrocchiale di Villa Lagarina (progetto 1881-82 ed esecuzione 1885-86), nella ricostruzione del campanile della parrocchiale di Roncegno Terme (progetto 1884, esecuzione 1886-88), nella facciata neoromanica per la parrocchiale di Malé (1886-94) e nei restauri della chiesa di S. Pietro a Cembra (1886), rimossi nel 1966 da Nicolò Rasmo. In questo ambito ricadono pure i lavori di restauro per Castel Tirolo, iniziati nel 1882 e culminanti nel 1885 con l’importante rilievo delle pitture parietali dell’abside della cappella.
Nel 1887 partecipò al concorso internazionale di secondo grado per la riforma della facciata del duomo di Milano con un progetto di architettura neogotica rigorosa, contrassegnato programmaticamente dal motto «Organica», apprezzato dalla giuria composta da grandi personalità come Camillo Boito, Fernand De Dartein, John William Waterhouse, Alfredo D’Andrade, Cesare Cantù, Domenico Morelli e lo stesso Schmidt. Nello stesso anno rientrò a Trieste per assumere l’incarico di professore di disegno presso la Imperial-Regia Scuola di arti applicate. L’attività triestina annoverò i rilievi e restauri di S. Giusto del 1886-87, l’edificazione della chiesa parrocchiale di S. Vincenzo de Paoli, iniziata nel 1890 e completata nel 1905, e tre complessi di sicuro rilievo economico, civico e urbano: la sede della Cassa di risparmio, su concorso del 1891 e ultimata nel 1894; la sede del Creditanstalt (1907-10), poi Banca commerciale italiana; il palazzo di Giustizia (1913), ultimato dal figlio Umberto nel 1927.
Si tratta di grandi opere che completarono il catalogo delle ascendenze di riferimento e che, arrestandosi sulla soglia del Moderno, segnano un decisivo spostamento dal Medioevo al Rinascimento e in particolare a quella vulgata di libera interpretazione della classicità che fu il manierismo; ma che pure spalancano per l’avvento del Moderno lo scenario austero della tradizione, costruita esattamente anche attraverso questi passaggi nordiani.
A crocevia tra restauro e architettura nuova, il rifacimento dell’ospedale di S. Maria Maddalena e il progetto per il ristorante nella Borsa vecchia, all’inizio del secolo, presentano accenni di un moderato modernismo. Sullo stesso registro si collocano lavori minori, come villa Grinover a Cormons, il restauro di villa Isabella a Cedas e edifici di civile abitazione (1912-13) a Trieste: casa Mordo in via Roma, casa Pardo in corso Italia, casa Gattegno in via XXX ottobre, che registrano attardamento storicista e necessità di innovazione nel linguaggio dell’architettura per una città in profonda trasformazione.
Corrispondente fin dal 1879, nel 1902 fu nominato conservatore della Zentral-Kommission nella seconda sezione dedicata ai monumenti storico artistici dal Medioevo all’Età moderna per Capo d’Istria, Parenzo, Rovigno, Trieste e i rispettivi territori. Nonostante le riserve che si sollevarono all’interno di questa istituzione per il suo scarso contributo pubblicistico e promozionale nell’ambito della tutela del patrimonio, in virtù dell’alta funzione civile svolta con la sua opera rimase in carica fino alla morte.
Morì a Trieste il 3 dicembre 1923.
Fonti e Bibl.: Il volume Küstenland (1891), parte della collana «Die österreichisch-ungarische Monarchie in Wort und Bild» (Wien 1886-1902), contiene i seguenti disegni di Nordio: duomo di S. Giusto a Trieste, p. 51; piazza del Duomo a Capodistria, p. 257; basilica Euphrasiana a Parenzo, p. 258; coro e portale della chiesa di S. Francesco a Pola, pp. 263, 265; casa in stile tardo gotico a Pirano, p. 267; castello di Pisino, p. 269. Il liceo artistico e Istituto statale d’arte Enrico e Umberto Nordio di Trieste conserva un’importante raccolta di disegni; l’inventario, a cura di L. Fratnik (1993) èparzialmente pubblicato in E. N., 1851-1923 (1994). L’Archivio storico del Comune di Trento conserva l’importante documentazione sull’impostazione formativa da conferire alla Scuola industriale: ASCT, 3.8-XV.54.1986, f. 30 (pubblicato in appendice in Il duomo di Trento tra tutela e restauro, 2008, pp. 561-563). Nel Tiroler Landesmuseum di Innsbruck è stato di recente rinvenuto da G. Dellantonio e schedato dal medesimo, da M. Anderle e D. Primerano un cospicuo fondo archivistico, che consta di tavole tecniche, di rilievo e progetto, riferite al restauro del duomo di Trento (parzialmente pubblicato in Il duomo di Trento tra tutela e restauro, 2008, pp. 174-176, 178, 180, nn. 22 s., 25, 27-30, 32). Si vedano inoltre: C. Cipolla, Sui recenti restauri del duomo di Trento, Firenze 1886, pp. 1-30; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti viventi. Pittori, scultori e architetti, Firenze 1889, p. 333; S. Benco, Commemo-razione dell’architetto E. N., in Archeografo triestino, s. 3, XI (1924), pp. 446 s.; M. Pozzetto, Annotazioni per una storia dell’architettura moderna a Trieste, in Parametro, 1984, n. 132, pp. 14-49; D. Primerano, Il restauro del duomo di Trento nel dopo-Essenwein, in D. Primerano - S. Scarrocchia, August Essenwein e il restauro a Trento nella seconda metà dell’Ottocento (parte II), in Restauro e città, IV (1989), pp. 9-15; G. Contessi, E. N., in Guida critica all’architettura contemporanea. Friuli Venezia Giulia, a cura di S. Polano - L. Semerani, Venezia 1992, pp. 47-53; E. N. 1851-1923. Disegni di architettura dalla raccolta dell’Istituto statale d’arte di Trieste (catal.), Trieste 1994 (con saggio introduttivo di G. Contessi e con un intervento sulla conservazione di S. Scarrocchia); R. Fabiani, Restauro in Friuli Venezia Giulia tra ’800 e ’900. Un programma di ricerca: casi emblematici e antesignani della conservazione, in Conservazione e tutela dei beni culturali in una terra di frontiera. Il Friuli Venezia Giulia fra Regno d’Italia e Impero asburgico (1850-1918), a cura di G. Perusini - R. Fabiani, Vicenza 2008, pp. 163-169; M. Anderle - D. Primerano, Il duomo di Trento, tra manutenzione, riproduzione e restauro 1824-1899, inIl duomo di Trento tra tutela e restauro 1858-2008 (catal.), a cura di D. Primerano - S. Scarrocchia, Trento 2008, p. 157-191; G. Contessi, Nelle province dell’Impero: E. N. architetto tra Neogotico e Neorinascimento, ibid., pp. 193-201; S. Ferrari, I progetti di E. N. per le chiese del Trentino, ibid., pp. 277-289; H. Stampfer, Beiträge zur Geschichte der Restaurierung von Schloss Tirol, in Schloss Tirol 1971-2011 - neues Leben in alten Mauern: Festschrift anlässlich des 15. Jubiläums des Südtiroler Landesmuseums für Kultur- und Landesgeschichte Schloss Tirol, redazione di S. Prieth, Bolzano 2011, pp. 111-121; D. Damjanović, Herman Bollé i obnove baroknih sakralnih građevina u stilu njemačke neorenesanse/Herman Bollé and the restoration of baroque sacral buildings in the German Renaissance style, in Prostor: znanstveni časopis za arhitekturu i urbanizam/Prostor: a Scholarly Journal of architecture and urban planning, XIX (2011), 1 (41), pp. 43-59; U. Thieme - F. Becker Künstlerlexikon, XXV, p. 516, s. v.; T. Brückler - U. Nimeth, Personenlexikon zur Österreichischen Denkmalpflege, Wien 2001, p. 190 s. v.