POGGI, Enrico
– Nacque a Firenze il 24 luglio 1812 da Giovan Pietro, avvocato, e da Anna Mazzoni.
Fu fratello di Girolamo, giurista, di Giuseppe, architetto artefice nel 1865 del riassetto urbanistico di Firenze e di Carlo e Teresa, coniugata con il magistrato Giuseppe Puccioni.
Enrico studiò lettere latine e italiane al collegio delle scuole pie di Firenze; nel novembre 1828 si iscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Pisa, dove ebbe come professori il criminalista Giovanni Carmignani e il canonista romanista Federigo Del Rosso. Fu seguendo quest’ultimo che si avvicinò alla scienza giuridica. Condivise la sua passione con il fratello Girolamo, l’amico Vincenzo Salvagnoli e altri discepoli di Del Rosso.
Movendo dalle comuni riflessioni Poggi maturò il convincimento circa la necessità di allargare il campo degli studi legali alle scienze storiche, filosofiche ed economiche e di combinarli con un più efficace tirocinio forense; convincimento che mantenne nel 1860 quando, come ministro di Giustizia e Grazia, contribuì alla creazione di una sezione legale in seno all’Istituto di studi superiori di Firenze.
Nell’ottobre 1838 iniziò la sua carriera di magistrato: nell’ambito dell’ordinamento giudiziario appena riformato, fu nominato secondo sostituto del regio procuratore generale della Toscana. Già pochi mesi dopo, il 23 aprile 1839, anche su indicazione di Aurelio Puccini, fu elevato al posto di primo sostituto del regio procuratore e nel 1845 fu promosso consigliere della Corte regia. Dal maggio 1847 fu membro del neoistituito Consiglio superiore di revisione competente in materia di censura sulla stampa politica dal 1847 ammessa in Toscana.
Nella metà degli anni Quaranta entrò in contatto con Giovan Pietro Vieusseux grazie al quale si trovò al centro della comunità sovraregionale di scrittori, giuristi e lettori che andava raccogliendosi attorno al suo Gabinetto scientifico letterario. In quella stagione, non a caso, Enrico fece il suo ingresso nel dibattito pubblico: nel 1842 ripubblicò postumo in due volumi – con un’appendice storica e numerose note – il celebre Saggio di un Trattato teorico-pratico sul sistema livellare secondo la legislazione e giurisprudenza toscana (I ed. I-IV, Firenze 1829-1832) del fratello Girolamo; e nel 1844, sempre del fratello, ripubblicò alcuni scritti riunendoli in quattro tomi col titolo Consultazioni, decisioni e opuscoli inediti con cui ribadì la necessità di un sistema di garanzie di base contrarie a ogni criterio di specialità giuridica.
Il 12 luglio 1843 aveva sposato Giulia Romagnoli, figlia di Ettore, scrittore d’arte senese, con la quale ebbe nove figli: Girolamo, Pier Giovanni, Giovanni Vittorio, Carlo Ambrogio, Leone, Paolina, Giovanbattista, Maria Teresa e Caterina.
Nel 1845 pubblicò il primo volume dell’opera Cenni storici delle leggi sull’agricoltura dai tempi dei Romani fino ai nostri quale «compendio del[le] vicende storiche dell’agricoltura considerata come arte fondamentale della civil convivenza e soggetto di legislazione politica, economica e civile» (II, Firenze 1848, p. 423); opera nella quale emerse già compiuto il suo modello interpretativo che vedeva nell’irrisolta contraddittorietà di alcuni istituti dell’età feudale il principale vizio dell’economia della penisola: «i difetti del sistema colonico generati dall’antica servitù industriale e non mai corretti sono la cagione prima del cessato progresso agrario» (ibid., p. 426). L’opera gli valse dal 1° giugno 1845 la nomina a socio ordinario dell’Accademia dei Georgofili di Firenze alle cui attività partecipò a lungo, come vicepresidente e dal 2 marzo 1873 come socio emerito. In quella sede Poggi propose diversi discorsi con cui si inserì autorevolmente nel dibattito coevo su temi giuridici, economici e politici; in alcuni di questi (ripubblicati, con altri, nel 1861 a Firenze presso Le Monnier sotto il titolo Discorsi economici, storici e giuridici) si oppose a chi, come Cosimo Ridolfi, sosteneva la necessità di sostituire – seppur temporaneamente – i contratti mezzadrili con quelli d’affitto da lui ritenuti addirittura deleteri per le condizioni dei contadini; si oppose anche a chi perorava la creazione di banche di credito fondiario alle quali preferiva «Monti di prestanza» (Dubbi intorno alla utilità delle istituzioni di credito fondiario in Toscana, 1854, in Discorsi..., p. 32) sul modello del Monte dei Paschi di Siena.
Nel biennio 1848-49, fallito il tentativo di entrare in politica come deputato del collegio di Bagno a Ripoli, Poggi proseguì sul doppio binario della professione, come consigliere della Corte regia, e di lettore critico delle vicende coeve; su questo versante fu autore, tra gli altri, di due saggi sul sistema municipale poi inseriti nei Discorsi editi nel 1861; il primo – Osservazioni sulla proposta di legge Comunale presentata al consiglio dei deputati dal ministero Capponi nel 1848 – fu letto ai Georgofili il 4 gennaio 1849; il secondo – Osservazioni sul regolamento municipale del 29 novembre1849 – scritto per il febbraio 1851 rimase inedito fino al 1861.
In quest'ultimo testo, palesando simpatie per il mito leopoldino e richiamandosi alle teorie del fratello («teneramente amato e lungamente compianto», Discorsi..., p. 188) sugli enti locali, ridotti a «trombe aspiranti per attingere le pubbliche imposte» (ibid.), oltre a segnalare l’eccessiva ingerenza del ministero nella elezione dei consiglieri, denunciò l’imitazione pedissequa del sistema francese con l’adozione del criterio della specialità degli atti della pubblica amministrazione rimessi, nei due livelli di giudizio, ai consigli di prefettura e poi al Consiglio di Stato; organi ai quali nel contenzioso avrebbe voluto sostituire, per risparmio di tempo e di «finanza» (ibid., p. 198), la Corte regia e la Corte di cassazione.
Il crollo dello Stato toscano del 27 aprile 1859 portò Poggi sulla scena politica. L’11 maggio 1859 fu, infatti, nominato ministro di Giustizia e Grazia nel governo provvisorio presieduto da Bettino Ricasoli e, nell’agosto 1859, fu eletto all’Assemblea toscana. Chiamato come deputato e ministro a gestire la difficilissima transizione postgranducale Poggi – in un contesto politico che andò rapidamente complicandosi – si schierò a favore della soluzione unitaria e fu proprio lui che, nella notte del 15 marzo 1860, annunciò il risultato del plebiscito che sanciva l’unione della Toscana al Regno di Vittorio Emanuele II. Apprezzato anche negli ambienti della corte torinese, il 23 marzo 1860 fu nominato senatore per la quinta categoria. Al Senato si segnalò da subito con una presenza assidua e operosa; fece parte di numerose commissioni tra cui quella per il codice civile (1860-63), per la modifica dell’ordinamento giudiziario (1869) e per il codice sanitario (1871).
Il 20 ottobre 1861 fu nominato consigliere presso la Corte di cassazione di Firenze e, dal 6 al 31 marzo 1862, fu ministro senza portafoglio nel primo dicastero presieduto da Urbano Rattazzi. Dopo la brevissima parentesi ministeriale, il 6 aprile 1862 fu promosso presidente di sezione nella Corte di cassazione di Milano dove rimase fino al 1865 quando fu chiamato a ricoprire il medesimo posto presso la Corte di cassazione di Firenze. Nonostante il laticlavio e gli studi, rimase fedele alla professione di giurista criticando anzi – in una lettera al fratello Giuseppe dell'11 novembre 1862 – i «magistrati-senatori che se ne sta[va]no a ciondolare e a perdere giornate a Torino» (Firenze, Biblioteca e Archivio del Risorgimento, Carte Poggi). L’8 febbraio 1866 fu nominato membro onorario dell’Istituto lombardo di scienze lettere e arti e nel 1867 presso Nistri a Pisa pubblicò in tre volumi, con oltre 100 documenti, l’opera Memorie storiche del Governo della Toscana nel 1859-60 in cui riepilogava, senza tacerne aspetti contraddittori e momenti di crisi, il tornante unitario, offrendo una ricostruzione ‘ravvicinata’ dei rapporti – non sempre di armonia – fra i diversi componenti dell’élite toscana impegnata in quella difficile stagione. Nel 1874 fu nominato primo presidente della Corte di cassazione di Firenze e dal 14 novembre 1876 al 23 gennaio 1878 ricoprì il ruolo di vicepresidente del Senato. In quegli anni si avvicinò anche alla politica locale intervenendo a vario titolo nell’amministrazione cittadina; fu eletto al Consiglio comunale di Firenze (1879, 1883) tra le fila del liberalismo moderato che trovava voce nelle pagine de La Nazione. Nel 1883, in due volumi pubblicò a Firenze presso Barbera l’opera Storia d’Italia dal 1814 al dì 8 agosto 1846 in cui molto dettagliatamente narrava le vicende dei vari Stati regionali nel quadro della politica europea di cui pure dava ampio conto; significativo l’inserimento di un denso ultimo capitolo col quale intese evidenziare il ruolo della letteratura nella vicenda risorgimentale.
Poggi ricevette diverse onorificenze, tra cui quelle dell’Ordine della Corona d’Italia (1870, 1887) e dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1862, 1881).
Morì a Firenze il 14 febbraio 1890.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Segreteria di gabinetto, f. 22, 64; Ministero di Giustizia e Grazia, 1103; Soprintendenza generale archivi toscani, 21, aff. 159; Firenze, Biblioteca e Archivio del Risorgimento, Carte Poggi, diario Meditazioni dal 1840 al 1859; 18 lettere al fratello Giuseppe; 4 al fratello Girolamo, 1 al padre e 308 lettere a Enrico da vari, di cui 19 di G.P. Vieusseux; 22 di F. Sclopis; 34 di C. Ridolfi, 88 di V. Salvagnoli; Ibid., Biblioteca nazionale centrale, Capponi, XI, 10; Nuova Antologia, 1319, 11; Vannucci, XII, 58; Vieusseux, 81, 96-107; Vari, 27, 253-256; 36, 130-133; 110, 113, 114; 264, 110, 211 bis, 212, 212 bis-216, 528, 64; 498, 64-79; Ibid., Accademia Georgofili, Studi non accademici, Carte Poggi, bb. P.2, P.3; Siena, Biblioteca degli Intronati, Fondo Paolo Savi, ad vocem; necr., In memoria del Senatore E.P., a cura di P. Bargagli, Firenze 1890. Inoltre: M. Puccioni, Lettere di Vincenzo Salvagnoli a E. P. e a Giulia Poggi Romagnoli 1842-1861, Castelfiorentino 1938; C. Pazzagli, L’agricoltura toscana nella prima metà dell'800. Tecniche di produzione e rapporti mezzadrili, Firenze 1973, ad ind.; P. Grossi, Stile fiorentino. Gli studi giuridici nella Firenze italiana, 1860-1950, Milano 1986, ad ind.; F. Colao, Avvocati del Risorgimento nella Toscana della Restaurazione, Bologna 2006, ad ind.; S. Solimano, P.E., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), a cura di I. Birocchi - E. Cortese - A. Mattone - M. Nicola Miletti, II, Bologna 2013, p. 1067; Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, I, Senatori del Regno di Sardegna, sub voce, http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/P_l?OpenPage (2 marzo 2106).