POZZANI, Enrico
POZZANI, Enrico. – Nacque a Genova il 2 novembre 1886 da Giuseppe e da Caterina Tartarotti, ultimo di dodici figli in una famiglia di origine veneta.
All’età di tredici anni, conseguita la licenza tecnica commerciale, iniziò a lavorare come fattorino in una cartoleria e, due anni dopo, fu assunto in un’azienda operante nel commercio dei cereali. Nel 1904 prestò servizio militare nei Lancieri di Novara e poco dopo si trasferì a Milano dove, con settecento lire di capitale, fondò la Casa italiana per il commercio dei cereali. Con l’entrata in società del fratello Fernando nacque, nel 1908, la Ditta Fratelli Pozzani, destinata ad affermarsi nel corso di vent’anni come la maggiore impresa italiana nel commercio cerealicolo, arrivando a contare duecento impiegati e otto filiali, una delle quali negli Stati Uniti.
Nel 1915, con l’entrata dell’Italia in guerra, partì per il fronte come ufficiale di cavalleria ma, attratto dalle innovazioni tecnologiche, chiese di essere trasferito come ufficiale di complemento nei bombardieri. Nominato comandante di batteria, guadagnò una medaglia al valore e una croce di guerra.
A partire dal 1919 si dedicò allo sviluppo della ditta, che già durante il conflitto aveva avuto un ruolo determinante nel garantire l’approvvigionamento cerealicolo del Paese. Con la ripresa dei commerci internazionali gli affari si ampliarono e sorsero le filiali di Roma, Torino, Venezia, Genova, Ancona, Napoli e Catania; la filiale di Boston fu costituita attraverso un’apposita Corporation Fratelli Pozzani, presieduta da Enrico.
Nel 1920 si procedette a un aumento di capitale, con l’entrata di altri soci, tra i quali – con una quota consistente – Riccardo Rusconi. La società, ora denominata Ditta Fratelli Pozzani & Co., si affermò negli anni Venti come la maggiore importatrice di cereali dagli Stati Uniti, in affari con le principali case esportatrici americane e in relazione con organizzazioni come il Board degli agricoltori degli Stati Uniti (rappresentato in Italia dalla Pozzani stessa) e il pool canadese degli agricoltori di Winnipeg. Pozzani fu anche l’unico italiano a ottenere la membership della Borsa di Chicago. Oltre che dagli Stati Uniti e dal Canada, la ditta importava cereali dall’Australia, dall’India e anche dalla Russia, trattando direttamente con il governo sovietico.
La ditta fu, altresì, all’avanguardia nelle human relations aziendali. Fin dal 1925 Pozzani istituì la Fondazione Antonelli per acquistare una villa a Bergamo, con lo scopo di metterla a disposizione del personale femminile dell’azienda per periodi di riposo e villeggiatura. Inoltre, la ditta si distinse per il contributo al perfezionamento e alla modernizzazione del commercio granario attraverso l’organizzazione di conferenze e seminari e la pubblicazione di monografie e codici. I codici erano comunemente usati come strumento di consultazione nelle cause giudiziarie riguardanti il commercio dei cereali e nella redazione dei contratti commerciali. Le pubblicazioni statistiche sul commercio cerealicolo (Note e appunti sul commercio dei cereali. Specchi e statistiche) erano molto apprezzate dagli operatori, così come le Note Granarie sull’andamento dei mercati pubblicate settimanalmente sul quotidiano Il Sole a cura della ditta.
Pozzani contribuì alla codificazione del commercio granario anche a livello internazionale, partecipando allo studio dei contratti cerealicoli per l’Italia con la London corn trade association. Nel 1926 fu tra i fondatori della Borsa cereali a Milano e concorse alla creazione della relativa Cassa di garanzia e compensazione. Nel 1932 si iscrisse al Partito nazionale fascista (PNF). Il 20 aprile 1933 fu nominato cavaliere del lavoro per i meriti conseguiti nella sua attività commerciale.
Dopo i successi del decennio precedente, la ditta entrò in crisi negli anni Trenta per effetto delle barriere protezionistiche imposte dalla ‘battaglia del grano’ e, nel 1935, Pozzani fu costretto a liquidare e chiudere la società. I soci Fernando Pozzani e Rusconi fondarono due nuove imprese ciascuno per proprio conto.
Pozzani, amareggiato dal fallimento dell’azienda e indebolito da problemi di salute, si ritirò a Stresa, cittadina turistica sul Lago Maggiore, della quale nel marzo 1937 fu nominato podestà. La sua opera più importante come amministratore pubblico fu, nel 1938, il rilevante contributo alla fondazione della Scuola di Stresa.
L’Istituto, nato come Corso biennale di avviamento professionale alberghiero, voluto dal professor Albano Mainardi – che ne fu direttore dal 1939 al 1971 – e poi intitolato al cavaliere del lavoro Erminio Maggia, acquisì nel dopoguerra un notevole prestigio affermandosi come uno dei migliori istituti alberghieri europei. Ancora nel maggio 1955 Pozzani fu tra i fondatori e primo presidente dell’associazione Hospes, nata con lo scopo di sostenere e promuovere le attività dell’Istituto.
Nella primavera del 1943 Pozzani si dimise dalla carica di podestà, dopo essere stato chiamato dal ministero dell’Agricoltura a Roma. Nei mesi più drammatici della guerra fu responsabile dell’approvvigionamento alimentare della città. Chiamato a dirigere l’Ufficio cereali farine e paste (UCEFAP), assunse l’incarico rifiutando qualsiasi emolumento o indennità. Per sua esplicita richiesta, i compensi previsti per la carica di presidente furono devoluti agli impiegati licenziati a seguito della riorganizzazione dell’Ufficio. Dopo alcuni mesi di lavoro, il 15 agosto 1943 Pozzani presentò le dimissioni «per motivi di salute», ottenendo il permesso di lasciare la carica solo il 20 ottobre, in seguito a ripetuti rifiuti da parte del ministero.
Il trasferimento a Roma era stata l’occasione per un maggiore impegno nella Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro. Nel 1937 era entrato a far parte del Consiglio direttivo dell’ordine e il 15 maggio 1943 aveva assunto la vicepresidenza del Gruppo centrale (raggruppamento dei soci di Umbria, Lazio, Marche e Sardegna), operando in stretto contatto con il presidente della Federazione Giovanni Raineri; il 1° settembre 1943 ne fu nominato tesoriere. Nel 1944, dopo l’entrata delle truppe anglo-americane a Roma, i beni della Federazione furono bloccati e si ipotizzò la nomina di un commissario liquidatore della Federazione, in quanto retaggio del regime fascista. Il 20 novembre 1944, dopo la morte di Raineri, Pozzani assunse la guida della Federazione, della quale ancora non si conosceva il destino e ne fu ufficialmente nominato presidente il 15 novembre 1946.
Quando nel dopoguerra – con l’affermazione nell’opinione pubblica di un orientamento di rottura con il passato e di contrarietà verso ogni onorificenza – si palesò il rischio di scioglimento della Federazione dei cavalieri del lavoro, Pozzani ebbe un ruolo cruciale nell’assicurare la sopravvivenza della Federazione. La questione fu demandata al ministro del Lavoro Amintore Fanfani, al quale – fra il 1947 e il 1951 – Pozzani scrisse numerose lettere e con il quale si incontrò più volte chiedendo il mantenimento delle onorificenze di cavaliere del lavoro e di maestro del lavoro (onorificenza riservata ai prestatori d’opera con la denominazione di Stella al merito del lavoro). Il 12 dicembre 1951, in un clima di incertezza, si svolsero a Milano i festeggiamenti per il cinquantenario della Federazione; per l’occasione fu presentato un volume con la prefazione di Pozzani. La legge 27 marzo 1952 n. 199 sancì la sopravvivenza del titolo di cavaliere del lavoro e, il 22 dicembre 1952, dopo nove anni di sospensione, settantacinque nuovi cavalieri vennero insigniti dell’onorificenza dal presidente della Repubblica.
Nel dopoguerra Pozzani alternò l’impegno come presidente della Federazione al lavoro nella sua rinata azienda. Nel 1946 i fratelli Pozzani e Rusconi si erano infatti nuovamente riuniti dando vita alla Ditta Pozzani, Rusconi & Co., che raggiunse in breve tempo i livelli di affari precedenti alla crisi.
Nella veste di presidente della Federazione dei cavalieri del lavoro, fu assiduo promotore di convegni, seminari e pubblicazioni su temi come la disoccupazione, la formazione dei dirigenti d’impresa, il lavoro femminile, l’avviamento professionale dei giovani. Nel 1956 riuscì a ottenere una concessione trentennale per la gestione dell’omonimo Palazzo nel quartiere dell’Eur a Roma divenuto poi sede degli eventi organizzati dalle associazioni di benemeriti del lavoro.
Progettato per l’Esposizione universale del 1942 come complesso monumentale denominato Palazzo della civiltà italiana, l’edificio era rimasto incompleto in seguito alla sospensione dei lavori durante la guerra e fu completato solo a partire dal 1953.
Convinto che i giovani fossero la vera risorsa di un Paese moderno, dedicò molte delle sue energie a iniziative nel campo della formazione. Nel 1953 convinse Antonio Lamaro, imprenditore e cavaliere del lavoro, a donare alla Federazione un terreno a Roma, nel quartiere Tuscolano, dove costruire un Istituto professionale per i figli dei caduti sul lavoro.
Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, fece istituire il premio Alfieri del lavoro, assegnato a studenti universitari meritevoli. Successivamente, sempre insieme a Lamaro, promosse la nascita di una residenza universitaria per ospitare gratuitamente ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia e iscritti alle varie facoltà dell’Università di Roma. Finanziata dalla Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, la Residenza universitaria (dal 2004 Collegio universitario Lamaro Pozzani) fu inaugurata nel 1971.
Pozzani mantenne ininterrottamente la presidenza della Federazione sino al 1965, quando rassegnò le dimissioni a causa delle precarie condizioni di salute. Sostituito da Furio Cicogna fu nominato presidente onorario. Si ritirò con la moglie Emmita Parisi a Bonassola, località turistica delle Cinque Terre dove aveva fatto costruire una villa a forma di nave, soprannominata l’Osservatorio.
La peculiare forma della residenza era un omaggio alla sua grande passione per la vela. Vincitore con le sue imbarcazioni di alcune competizioni nazionali e internazionali, istituì anche un prestigioso trofeo intitolato alla madre Caterina presso lo yacht club di Genova.
Morì a Bonassola il 29 agosto 1967.
Fonti e Bibl.: Fonte privilegiata per la biografia di Pozzani è l’Archivio storico della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro.
Artefici del lavoro italiano, a cura dell’Istituto arti e mestieri per gli orfani dei lavoratori italiani caduti in guerra F.D. Roosevelt, Roma 1956; Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, In memoria di E. P., Roma 1968; I Cavalieri del Lavoro: cent’anni di imprenditoria, a cura di V. Castronovo, Roma 2001, ad nomen.