SACCHETTI, Enrico
– Figlio di Giuseppe e di Isolina Cecchini, toscani, nacque a Roma il 28 febbraio 1877. La madre fu allieva di Silvestro Lega, e il padre, già insegnante di grammatica a Livorno e poi impiegato nell’amministrazione militare, fu scrittore e pittore.
Iscritto al Collegio militare della Lungara a Roma, lo abbandonò per trasferirsi all’Istituto tecnico di Firenze. Frequentò lo studio del pittore Lorenzo Gelati, amico del padre Giuseppe, ma fu sostanzialmente autodidatta. Inquieto e contestatore, nel 1899 conobbe Libero Andreotti, che divenne il suo più caro amico. «Tanto Andreotti che io si sarebbe saputo sbarcare il lunario alla peggio in molti modi diversi. Ma – scrisse Sacchetti – ci eravamo imposti di vivere con quel che saremmo stati capaci di guadagnare disegnando e dipingendo» (Sacchetti, 1935, p. 35).
Divenne consapevole delle proprie doti di caricaturista con una serie di cartoline di musicisti, di impianto liberty, raffiguranti Paderewski, Boito, Franchetti, Mascagni, Puccini e Rossini (D.T.F., circa 1901). Nel 1901 venne invitato da Luigi Bertelli a collaborare al Bruscolo; lavorò per La nuova musica – sua la testata decorativa (1902-04) –, per Nerbini – suoi copertina e manifesto de L’uomo che ride illustrato da Andreotti (1903) – e per alcuni fogli umoristici fiorentini di breve fortuna.
Nel 1903 Umberto Notari lo volle a Milano al Verde e azzurro, tra le più belle riviste di inizio secolo: su quelle enormi pagine la matita aspra e tagliente di Sacchetti trasformò Lina Cavalieri, «la donna più bella del mondo», in un «curioso animale tra la giraffa presuntuosa e il canguro spaventato» (Sacchetti, 1942, p. 130). Notari gli commissionò anche le illustrazioni per il suo Quelle signore (1904), forse il libro più scandaloso e venduto del primo Novecento.
Il progetto editoriale del Verde e azzurro fallì, ma Notari richiamò Sacchetti a Milano a Il teatro illustrato, al quale collaborò fin dal primo numero (1905-07, 1911), realizzando i celeberrimi ritratti di Eleonora Duse, Emma Carelli, Ermete Zacconi, Leopoldo Fregoli. Amico di molti futuristi, illustrò Le roi Bombance di Marinetti (1905) e collaborò al periodico Poesia, con soluzioni talvolta vicine al plasticismo chiaroscurale di Romolo Romani. Partecipò alla Mostra di arte umoristica Pro Napoli – primo premio per la caricatura (1907) – e all’Esposizione nazionale Pro Turate (1908), in occasione della quale Vittorio Pica lo presentò come un «sapiente e spietato chercheur de tares» impegnato in un «lavoro pazientemente feroce di eliminazione, di accentuazione e talvolta di disgregamento dei vari elementi che formano la personalità fisica e rivelano la personalità morale» (Pica, 1908, p. 76).
Nel 1908, ormai caricaturista di fama, venne chiamato da Manuel Láinez a El diario di Buenos Aires. Lì rimase quattro anni: lavorò con questo e altri periodici – Ideas y figuras (1909) – e come cartellonista – El torero Angelito (1909) –, imponendo il proprio stile, con il nome di «Enrique Sacchetti», agli artisti locali.
Rientrato in Italia nell’estate del 1911, si fermò a Milano per avviare o riprendere importanti collaborazioni, tra le quali quella attiva già dal 1907 con La lettura. Dall’aprile 1912, per un quarto di secolo, collaborò al mensile del Corriere della sera connotando con il proprio stile, alto e insieme popolare, quello della rivista stessa, per la quale disegnò, oltre alle copertine, le testate e molte illustrazioni interne.
Nel 1912 raggiunse l’amico Andreotti a Parigi. Sacchetti avrebbe potuto spopolare come caricaturista nella città di Daumier e Gavarni, ma divenne invece un «peintre de la femme» (Sacchetti, 1935, p. 152), realizzando per «il sarto delle regine», Jean-Philippe Worth, una serie di ventagli dipinti e collaborando con La Gazette du bon ton (1913), Tout Paris (1913), Les Modes (1913), La vie parisienne (1914), al fianco di Georges Lepape, Paul Iribe, George Barbier. Nel 1913 pubblicò Robes et femmes, albo rarissimo colorato au pochoir. Il tratto elegante e sinuoso rivaleggiava con quelli dei raffinati colleghi, ma le pose esasperate e sarcastiche introducevano un’ironia del tutto assente nei francesi. Le recensioni rilevarono come «il più originale e il più forte di quei parigini [fosse]… un italiano» (Fanciulli, 1919, p. 23). A Parigi Sacchetti sposò Anna, violoncellista boemo-ungherese conosciuta in Argentina, e stabilì un sodalizio duraturo con Leonetto Cappiello, pur senza importanti conseguenze stilistiche, e con Sem Benelli. Dalla Francia lavorò molto per l’Italia e per la “Biblioteca dei ragazzi” di Notari, per la quale illustrò una decina di titoli tra i quali Don Chisciotte (1913), Tartarino (1913), Bertoldo (1914).
Allo scoppio della guerra fu costretto a rientrare in patria. Nei mesi precedenti il coinvolgimento bellico dell’Italia, realizzò manifesti – Mele (1914), Miccio (circa 1914) – e illustrò copertine di edizioni musicali – soprattutto Forlivesi (1915-17). Contribuì alla propaganda antiaustriaca collaborando con Numero (1914-16), con Il 420 (1914), con i due albi Gli Unni e gli Altri (Ravà, 1915). Collaborò anche a Il mondo (1915-16), Il giornale del soldato, Il secolo XX – un contributo che si protrasse fino ai primi anni Trenta –, ma l’opera senza dubbio più consistente fu quella per La tradotta (1918-19), per la quale realizzò pressoché tutte le copertine e molte vignette. Significativa fu la produzione di ephemera, come quelli legati ai prestiti di guerra – Vado a seminare (1916), I guerrieri antichi (1916), Pel ritorno vittorioso sottoscrivete al prestito! (1918), Sottoscrivete! Si arrenderanno (1918) –, le Carte da giuoco nazionali (1916), le cartoline di propaganda The Hun (Pulman, 1916) e Il nemico (Polenghi, 1916), basate non sulla deformazione caricaturale dei tratti, ma sull’esasperazione di spietati stereotipi nazionali. Questi volti grotteschi vennero inclusi nell’albo Loro (Sacchetti, 1919), esposti l’anno successivo alla galleria Pesaro di Milano.
A guerra finita Sacchetti lavorò per La donna (1919), Il giornalino della domenica (1921), Comoedia (1923-25) e avviò nuove collaborazioni come quella con Renzo Ventura, del quale fu grande amico, per Satana beffa (1919) e Fiammate (1920). Realizzò disegni pubblicitari – Bitter Campari (1921), Fila (1922), Veni vd Vici (Verzocchi, 1924) – e riprese un’intensissima attività di illustratore per Zanichelli (E. Romagnoli, Lo scimmione in Italia, 1919), Sonzogno (L. Antonelli, Il pipistrello e la bambola, 1919; M. Mariani, Povero Cristo, 1920), Vitagliano (P. Buzzi, La danza della jena, 1920; A. Beltramelli, Tre bimbe a vendere, 1920; P. Louys, I racconti di Afrodite, 1921; A. Re Riccardi, I segreti delle attrici, 1921; G. Forzano, Sly, 1921), Modernissima (T. Murri, Galera, 1920), Mondadori (F.M. Martini, La vetrina delle antichità, 1923), l’Istituto editoriale italiano (U. Notari, Le due monete, 1929; U. Notari, La donna ‘tipo tre’, 1929).
Nel 1922 venne invitato da Pica, con l’amico Cappiello, alla XIII Biennale di Venezia. Ebbe un fortissimo influsso su molti illustratori e caricaturisti, come Adriana Bisi Fabbri, Giulio Boetto, Cipriano Oppo, che ne derivarono modi e stile. Il tratto conciso e sciolto, le volumetrie accentuate, la materia densa e gessosa applicata a toppe campite connotarono in maniera riconoscibile la mano di Sacchetti, pur al variare delle tecniche utilizzate – gouache, fusain, matita litografica.
Fin dai primi anni Venti aderì al partito fascista, alla cui iconografia contribuì largamente – A me! (1924), Tutti alle urne!!! (1924), Storia del fascismo (1934, serie di quaderni scolastici realizzata con Dudovich), oltre ai molti ritratti del Duce (1935, 1940, 1942).
Dal 1926, su richiesta di Ojetti, iniziò a collaborare come elzevirista al Corriere della sera, e dagli anni Trenta si dedicò in modo preponderante alla letteratura: I luoghi comuni del paesaggio italiano (1931), Vita d’artista (1935, premio Bagutta), Due baci (1936), Arte lunga (1942), dedicata al figlio Dino (1917-41), morto venticinquenne volontario in Albania, Capire (1947), La bottega della memoria (1953, premio delle Nove Muse), Tempo rubato (1959), Che cos’è l’arte (1959).
Continuò, con minore frequenza, a illustrare volumi – M. Moretti, La casa del Santo Sangue (1930), A. Fraccaroli, L’avventura dell’altro mondo (1934), S. Benelli, Il ragno (1935) – e manifesti pubblicitari – Lana Fila (1931), Marzotto (1933), Fiat (1936), Campari Soda (1936) – con esiti sempre più volumetrici e ampi.
Come polemista collaborò a Italia e civiltà durante la Repubblica sociale (1944) e fu eletto vicepresidente dell'Istituto di cultura fascista di Firenze (Pieraccini, 2003, p. 297). Di questa partecipazione pagò il conto alla fine della guerra quando risultò, con Soffici e Rosai, tra coloro che la Delegazione provinciale per le sanzioni contro il fascismo voleva epurare perché compromessi con il regime.
Nel 1952 venne nominato accademico d’onore dell’Accademia fiorentina delle arti del disegno e gli venne commissionato l’autoritratto per il Corridoio vasariano degli Uffizi. Nel 1957 gli venne assegnata la medaglia d’oro Garzanti per l’illustrazione.
Morì dieci anni dopo, «di propria volontà», il 27 dicembre 1967, a Settignano (M. Moretti - A. Palazzeschi, 2001, p. 341).
Fonti e Bibl.: Pescia, Archivio comunale, Fondo Libero Andreotti, serie I, Corrispondenza, bb. 1-3, 18-20, 33, 42, 44-45, 48, 77-78; Roma, Galleria nazionale d’arte moderna, Archivio storico, Fondo Ojetti, serie I, Corrispondenti; Roma, Museo centrale del Risorgimento, Raccolta Bertelli, Lettere autografe, bb. 534, 537, 540.
L. Rasi, La caricatura e i comici italiani, Firenze 1907, pp. 156 s.; A. Rubino, Il cartellone murale in Italia ed i suoi artisti moderni, in Il Risorgimento grafico, V (1907), 10, pp. 172-176 (in partic. p. 176); V. Pica, Un’esposizione umoristica a Milano, in Emporium, XXVIII (1908), pp. 76-81; N. Salvaneschi, La guerra nella caricatura, in Emporium, XLI (1915), pp. 125-139; G. Rubetti, La pubblicità nei prestiti italiani di guerra, I, Milano 1918, pp. 38, 43, 47, II, 1919, pp. 47, 60-64, 86-88, 96, 120; G. Fanciulli, E. S., in Emporium, XLIX (1919), pp. 18-26; E. Sacchetti, Loro, con prefazione di U. Ojetti, Milano 1919; Nobiluomo Vidal (R. Simoni), E. S., in L’illustrazione italiana, 30 maggio 1920, p. 604; E. Sacchetti, Il disegno ed il disegnatore, in Emporium, LVI (1922), pp. 339-350; Esposizione di E. S., G. Cesare Vinzio, Emilio Vitali (catal.), Milano 1933; E. Sacchetti, Vita d'artista (Libero Andreotti), Milano 1935, pp. 35, 152; E. Gianeri, La donna, la moda, l'amore in tre secoli di caricatura, Milano 1942, pp. 103 ss.; P. Pancrazi, La matita e la penna di E. S., in Id., Scrittori d’oggi, Bari 1942, pp. 291 s.; E. Sacchetti, Arte lunga, Firenze 1942, p. 130; Id., La bottega della memoria, Firenze 1953; U. Ojetti, I taccuini, 1914-1943, Firenze 1954, pp. 102, 136, 168, 292 s.; C.A. Petrucci, La caricatura italiana dell'Ottocento, Roma 1954; A. Soffici, in Mostra di E. S. (catal.), Firenze 1958, pp. n.nn. (Prefazione); G. Papini, Tutte le opere, Testimonianze e polemiche religiose, Milano 1960, pp. 733 s.; D. Buzzati, L’aspra matita di E. S., in Il Corriere della sera, 5 gennaio 1968; P. Bernardini, Il terribile Sacchetti, in Id., Fatti miei, Firenze 1971, pp. 171-173; M. Giardelli, Via dei malcontenti, Firenze 1971, pp. 142 s.; B.M. Bacci, Ricordo di E. S., in Giornale di bordo, III (1972), 7, pp. 661-664; E. S., Il gigante avvelenato, a cura di P. Pallottino, Bologna 1978; Gli Uffizi. Catalogo generale, Firenze 1979, p. 984; Disegni del XX secolo nella collezione del Gabinetto delle stampe, a cura di F. di Castro, Roma 1980, p. 49; E. Cassoni, Il cartellonismo e l'illustrazione in Italia dal 1875 al 1950, Roma 1984; C. Farese Sperken, La collezione Grieco, Bari 1987, pp. 68 ss.; P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, pp. 205 s., 238; E. S., Ritratti, moda, illustrazioni (catal., Monsummano Terme), a cura di C. Zappia, Legnano 1989; M. Isnenghi, Le guerre degli italiani, Milano 1989, p. 76; G. Lista, Lo spettacolo futurista, Firenze 1989, pp. 29-31; E. S., in Dizionario degli illustratori simbolisti e art nouveau, a cura di G. Fanelli - E. Godoli, II, Firenze 1990, pp. 165 s.; P. Pallottino, Le immagini del salasso, in Bollettino del Museo del Risorgimento, XXXVI (1991), pp. 21-41; La Galleria d'arte moderna Paolo e Adele Giannoni, II, Grafica, Novara 1993, pp. 18 s., 96 s., 110; Art fashion, E. S., a cura di V. Zahm, Pocking 1994; Il sipario di carta (catal., Treviso), Venezia 1994, pp. 79, 126; Catalogo Bolaffi del manifesto italiano, Torino 1995, pp. 195 s.; Spartiti musicali illustrati (catal.), a cura di G. Fanelli - E. Godoli, Lucca 1996, p. 93; Catalogo delle lettere di Eugenio Montale a Maria Luisa Spaziani, 1949-1964, a cura di G. Polimeni, Pavia 1999, p. 66; M. Moretti - A. Palazzeschi, Carteggio, IV, 1963-1974, a cura di L. Diafani, Roma 2001, pp. 338 s., 431; E. S., Il volto del Novecento (catal., Forte dei Marmi), a cura di C. Bibolotti - F.A. Calotti, Pisa 2003; M. Pieraccini, Firenze e la repubblica sociale italiana, 1943-1944, Firenze, 2003, pp. 252, 297; La grande guerra degli artisti (catal.), a cura di N. Marchioni, Firenze 2005, pp. 50 s., 75 s., 208 s., 233 s.; R. Columba, Qué es la caricatura, Buenos Aires 2007, pp. 62 s.; A. Ascenzi, The Pigna Paper Mill and the exercise books of the “new Italy”, in History of education & children’s literature, III (2008), 1, pp. 248 s. (senza citazione dell’artista); L’irripetibile stagione de Il giornalino della domenica (catal.), a cura di P. Pallottino, Bologna 2008, pp. 149, 169; V. Roncuzzi Roversi Monaco - S. Saccone, Donne nell’arte, in L’Archiginnasio, CIII (2008), pp. 527-599; School exercise books, a cura di J. Meda - D. Montino - R. Sani, I, Firenze 2010, p. 705.