Viarisio, Enrico
Attore teatrale e cinematografico, nato a Torino il 3 dicembre 1897 e morto a Roma il 1° novembre 1967. Interprete elegante e raffinato, ottenne larghi consensi in teatro, mentre nel cinema non si discostò mai dal ruolo di brillante caratterista.
Frequentò giovanissimo il teatro delle filodrammatiche e nel 1917 debuttò come 'amoroso' nella Compagnia Carini-Gentilli-Baghetti. Scritturato dalla Compagnia Talli, recitò con Maria Melato e Annibale Betrone. Dal 1925 al 1931 affiancò Antonio Gandusio, specializzandosi nel repertorio leggero da pochade. Le stagioni che seguirono lo videro spesso costituire il terzo o quarto nome delle ditte teatrali Galli-Besozzi, Galli-Marcacci, Merlini-Cialente-Sabbatini e Merlini-Cialente-Bagni.
Come molti dei suoi colleghi di teatro, trasferì esperienza e professionalità dalla scena allo schermo negli anni dell'avvento del sonoro e nel 1932 debuttò in Paprika di Carl Boese, al quale seguirono numerosissimi film di genere comico-sentimentale, come, per es., L'impiegata di papà (1934) di Alessandro Blasetti, Tempo massimo (1934) di Mario Mattoli, Il cappello a tre punte (1935) di Mario Camerini, Cavalleria (1936) di Goffredo Alessandrini, I due misantropi di Amleto Palermi e Gli uomini non sono ingrati di Guido Brignone, entrambi del 1937, Due milioni per un sorriso (1939) di Carlo Borghesio e Mario Soldati, Bionda sottochiave (1939) di Camillo Mastrocinque. Pur se relegato a ruoli poco più che secondari, V. fece apprezzare in questi film la sua recitazione esagitata ed esuberante, spesso in aperto contrasto con l'immagine esteriore dei suoi personaggi, sempre impeccabili nell'abbigliamento, con i capelli perfettamente impomatati e i baffetti ben pettinati.In mancanza di un serio riconoscimento, nel dopoguerra V. diradò la presenza sullo schermo, per riprendere più intensamente l'attività teatrale, dapprima al fianco di Isa Pola e Giuseppe Porelli, poi accanto alla regina della rivista italiana Wanda Osiris. Continuò comunque a lavorare per il cinema fino agli anni Sessanta, quando la sua garbata ironia trovò spazio nei film parodistici di Sergio Corbucci (Il giorno più corto, 1963, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia) ma anche nei musicarelli di Domenico Paolella (I teddy-boys della canzone, 1960) e di Ettore M. Fizzarotti (In ginocchio da te, 1964;Non son degno di te, 1965; Stasera mi butto, 1967).