ENRICO
Scultore, attivo a Pistoia nella seconda metà del sec.XII, il suo tiome è noto unicamente dalla iscrizione presente sul capitello destro del portale maggiore della chiesa di S. Andrea.
L'attestazione di paternità "magister Enrigus [sic] me fecit" è sempre stata intesa riferirsi anche al capitello sinistro dello stesso portale: le caratteristiche stilistiche vi permangono identiche e le scene raffigurate sui due capitelli costituiscono una narrazione unitaria. Si tratta degli episodi connessi con l'incarnazione del Verbo: sul capitello sinistro Annunciazione a Zaccaria, Visitazione; sul destro Annunciazione a Maria tra s. Anna e s. Gioacchino. I due capitelli fanno parte di un più vasto programma decorativo comprendente il soprastante architrave il cui fregio raffigura il Viaggio e l'Adorazione dei magi, firmato da Gruanionte e Adeodato, a sua volta sormontato da due leoni, e le perdute sculture dei portali minori della facciata e del fianco destro della chiesa.
La datazione dell'opera al 1166, in base all'iscrizione sulla faccia inferiore dell'architrave, di autenticità dubbia (Bacci, 1905), è stata generalmente confermata dalla critica per motivi stilistici.
Lo stile di E. sembra basarsi sul linguaggio di Guglielmo, autore del pulpito del duomo pisano poi trasferito nella cattedrale di Cagliari. Di Guglielmo ritornano nei capitelli i personaggi fasciati da pesanti panneggi a uniformi stnature e i volti allungati dagli occhi qui più accentuatamente sgranati, mentre il fondo a motivi vegetali, pure di ascendenza guglielmesca, interferisce con la narrazione condensandosi in innaturalistici alberi a palmetta che separano le figure, come avviene nel caso dell'Annunciazione, dovesi assiste a un'evidente commistione con l'iconografia dei protoparenti ai lati dell'albero della conoscenza. Sia la presenza invasiva della decorazione fitomorfa su cui alcune delle figure sembrano poggiare, sia lo sforzo per rappresentare gli angeli come ancora in volo creano inoltre l'impressione di un'assenza di stabilità e di uno slittare del terreno che non trovano confronto nel pulpito di Guglielmo o nell'architrave di Gruamonte, né nelle altre opere di questo scultore, dove pure si è voluto vedere (Toesca, 1927) una collaborazione da parte di E; i supposti contatti di questi ultimi due artisti e soprattutto di E. con la coeva scultura provenzale (Salmi, 1928; Salvini, 1966, che arriva a supporre un viaggio di E. in Francia meridionale) sono evidenziabili più chiaramente a livello iconografico, mentre stilisticamente si risolvono in generiche similitudini imputabili più che altro alla coincidenza cronologica e agli stretti contatti tra la scuola pisana e i cantieri provenzali in quegli anni.
L'attività di E., al pari di quella di Gruamonte e Adeodato, come architetto delle chiese di S.Andrea e S.Bartolomeo in Pantano a Pistoia (Marchini, 1966) è probabile ma non accertata. Verosimile anche l'attività degli scultori per i capitelli dell'interno delle due chiese.
A E. è stata recentemente attribuita (Gai, 1984) una formella con Annuncio a Zaccaria, proveniente da Altopascio (Lucca, Museo naz. di Villa Guinigi).
Più difficile appare identificare E. con l'omonimo artista che si firma su un capitello dell'interno del. duomo di Massa Marittima, stilisticamente situabile - con gli altri del corpo longitudinale dell'edificio e un gruppo delle sculture esterne -allo scorcio del secolo. E vero che i capitelli di Massa Marittima sono spesso iconograficamente assai simili a quelli delle due chiese pistoiesi menzionate, ma il diverso trattamento delle superfici, la maggiore sicurezza d'intaglio e la notevole eleganza grafica renderebbero necessario ipotizzare un radicale rinnovamento stilistico del maestro, al momento difficilmente dimostrabile.
Fonti e Bibl.: F. Tolomei, Guida di Pistoia per gli amanti delle belle arti con notizie degli architetti, scultori e pittori pistoiesi, Pistoia 1821, p. 142; O. Mothes, Die Baukunst des Mittelalters in Italien, Jena 1884, p. 292; A. Schmarsow, St. Martin von Lucca, Breslau 1890, pp. 38, 48; L. Petrocchi, Massa Marittima, Arte e storia, Firenze 1900, p. 28; O. H. Giglioli, Pistoia nelle sue opere d'arte, Firenze 1904, p. 21; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, III, Milano 1904, pp. 940-43; P. Bacci, Gruamonte ed altri maestri di pietra che lavorarono alle facciate di S. Giovanni Forcivitas in Pistoia, in Rivista d'arte, III (1905), 4, pp. 60 s.; W. Biehl, Toskanische Plastik des frühen und When Mittelalters, Leipzig 1926, p. 51; P. Toesca, Il Medioevo, Torino 1927, I, pp. 661, 810s.; M. Salmi, La scultura romanica in Toscana, Firenze 1928, pp. 82 s.; G. H. Crichton, Romanesque sculpture inItaly, London 1954, p. 101; G. Marchini. La cattedrale di Pistoia, in Il romanico pistoiese. Atti del I Convegno internazionale di studi medioevali di storia dell'arte. Pistoia 1964, Pistoia 1966, p. 25; R. Salvini, La scultura romanica pistoiese, ibid., pp. 171-173; P. Barocchi, in G. Vasari, Le vite. Commento, II, 1, Firenze 1969, p. 128; E. Carli, L'arte a Massa Marittima, Siena 1976, pp. 10, 19 s.; L. Gai, Testirnonianze jacobee e riferimenti compostellani nella storia di Pistoia dei secoli XII-XIII, in Pistoia e il cammino di Santiago, Atti del convegno internazionale di studi (Pistoia 1984), Pistoia 1984, pp. 119-202; G. Tigler, Una statua romanica ad Altopascio (per il problema della scultura monumentale nel Medioevo), in Arte medievale, s. 2, IV (1990), 2, p. 133; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon…, XVI, p. 416, s.v. Henricus.