ENRICO
Ben pochi elementi della biografia di E., arcivescovo di Benevento nella metà del sec. XII, ci sono noti. Ignoriamo quando e dove nacque, la sua origine, la Chiesa in cui si formò e percorse la carriera ecclesiastica, la data e le circostanze della sua elezione alla cattedra beneventana. Tale elezione, comunque, dovette con ogni probabilità riconnettersi con le lotte che accompagnarono la presa di potere dei nuovo re di Sicilia, Guglielmo I d'Altavilla, e l'avventura meridionale di Adriano IV (estate del 1155 - primavera del 1156). Infatti, appunto durante l'assedio posto sul finire di marzo del 1155 a Benevento da Aschettino, il cancelliere di Guglielmo I, scomparve tragicamente il predecessore di E. in quella sede, l'arcivescovo Pietro, ucciso perché sospettato di essere un sostenitore del nuovo re di Sicilia; e solo dopo il concordato del 18 giugno 1156 ed il suo successivo rientro dall'Italia meridionale il papa rilasciò da Orvieto, il 28 sett. 1156, all'arcivescovo E. il privilegio di conferma dei beni e delle giurisdizioni della Chiesa beneventana.
Il primo documento rilasciato da E., quale arcivescovo di Benevento, che ci sia pervenuto, è del maggio 1157 e la datatio dell'atto è computata sulla base del primo anno di governo di Enrico. Con esso concedeva ad Umfredo, abate del monastero benedettino di Torremaggiore, la chiesa di S. Lorenzo presso le mura di Benevento, sulle rive del Calore, dietro l'annuo censo di due libbre di cera per l'illuminazione del palazzo arcivescovile, censo da corrisporedere il giorno dell'Assunta. Nel dicembre del 1158 E. concesse all'abate Marino di Cava le chiese di S. Andrea, S. Maria e S. Pietro in Paterno; nel dicembre dell'anno successivo confermò al primicerio Romualdo tutti i benefici connessi con la di lui carica. Molto probabilmente nello stesso periodo ricevette da Adriano IV, "ad reformandum, disponendum et meliorandum", il monastero di S. Giovanni in Piano a Lucera.
Quando, alla morte di Adriano IV (1ºsett. 1159), fallita ogni possibilità di accordo tra le due fazioni in cui si era diviso il S. Collegio, si giunse allo scisma con la doppia elezione di Vittore IV, espressione della minoranza filoimperiale, e di Alessandro III, E. si schierò per quest'ultimo; e quando Alessandro III, lanciata da Anagni la scomunica contro l'intruso, l'imperatore, i loro seguaci, e, sciolti i sudditi di Federico I dall'obbligo di fedeltà verso quel sovrano, inviò presso le diverse potenze cristiane suoi nunzi per ottenerne il riconoscimento, E. fu da lui mandato presso la corte di Costantinopoli. Fu cosi che in un momento politico assai delicato E. divenne nella capitale dell'Impero d'Oriente il tramite tra il papa romano, i monarchi europei e Manuele I Comneno, proprio quando quest'ultimo cercava di tessere una rete di alleanze con Luigi VII di Francia e Guglielmo 1 di Sicilia. Ciò è da darsi per certo, anche se Giovanni Cinnamo, il cronista che ci ha tramandato con maggiore ricchezza di particolari le fasi dell'azione politica di Manuele I e questa particolare congiuntura, non fa menzione della presenza di E. a Costantinopoli. Infatti, il 19 ag. 1161 Alessandro III scrisse all'arcivescovo di Genova Siro ed ai consoli di quella città, incaricandoli di dare avviso ai cittadini genovesi residenti nell'Impero bizantino di accogliere degnamente e di assistere "taniquani Apostolicae Sedis legatos" i due suoi inviati, l'arcivescovo di Benevento E. ed il cardinal prete del titolo di S. Crisogono Bonadie.
Non si sa con precisione quando E. sia realmente partito per la sua missione: alcuni studiosi ritengono che egli ne abbia ricevuto l'ordine solo intorno al maggio del 1164. ma non si può escludere che allora si trovasse già a Costantinopoli. Infatti il cardinal prete di S. Pietro in Vincoli Guglielmo, scrivendo nel 1163 una lettera a Manuele 1 per rassicurarlo dell'intervento del papa presso il re di Francia, menzionava per l'appunto E. quale intermediario del pontefice presso la corte di Bisanzio. Inoltre a Benevento, nel novembre del 1164, l'arcidiacono Rainulfo, bibliotecario e datario dei tre citati documenti rilasciati da E., nell'emanare in nome di quest'ultimo un documento, affermava esplicitamente che il suo presule era assente dalla città perché "legatus in Romaniam". Sempre nel 1164 il cardinal vescovo di Ostia Ubaldo comunicava a Luigi VII di Francia che E. aveva trasmesso la sua lettera all'imperatore bizantino e che questi, servendosi appunto di un messo di E., aveva già inoltrato la sua risposta. Oggetto di quest'ultima erano probabilmente le proposte matrimoniali avanzate dal Comneno in una precedente lettera sempre di quello stesso anno, diretta al sovrano francese, nella quale precisava di essere costretto a servirsi dei messi di E. per la trasmissione della missiva. Il 25 genn. 1165, infine, Alessandro III scrisse a Luigi VII per avvertirlo che era finalmente giunto presso di lui il messo di E., che avrebbe proseguito il viaggio con un suo dispaccio.
È questo, l'ultimo documento a noi pervenuto nel quale siano contenute notizie relative ad E., la cui morte dovette occorrere dunque tra gli inizi del 1165 ed il 1171, quando venne eletto il suo successore sulla cattedra di Benevento, Lombardo.
Tuttavia, anche se E. non figura più nelle fonti a noi note come intermediario della grande diplomazia internazionale da quando le trattative furono assunte direttamente dall'imperatore e dal papa e, in particolare, da quando Alessandro III inviò a Costantinopoli, nel maggio del 1167, con la sua risposta alle proposte avanzate da Manuele I l'anno precedente, i cardinali Giovanni dei Ss. Giovanni e Paolo ed Ubaldo di Ostia, non è improbabile che l'arcivescovo di Benevento sia rimasto a Costantinopoli anche dopo il maggio del 1167 per coadiuvare i nuovi inviati del papa. Possono fornire elementi indicativi per determinare con migliore approssimazione la data della morte di E. due documenti di Alessandro III - l'uno del 26 apr. 1168 in favore di un ente ecclesiastico beneventano, e l'altro del 24 luglio 1169, con cui confermava alla stessa città di Benevento tutti i suoi privilegi - nei quali non viene fatta menzione di E., a differenza di quanto ci si sarebbe potuti attendere nel caso fosse stato allora ancora vivo.
Fonti e Bibl.: Epistolae illustrium virorum, clericorum vel laicorum…, in Receuil des historiens des Gaules et de la France. Rerum Gallicarum et Francicarum scriptores, XVI, a cura di M. -J.-J. Brial, Paris 1813, nn. 183, 284; P. Jaffé-S. Loewenfeld, Regesta pontificum Romanorum…, Lipsiae 1888, II, nn. 10206, 11150, 11389, 11635; F. Dölger, Regesten der Kaiserurkunden des oströmischen Reiches, II, München 1921, n. 1445; Archivio paleogr. ital., XIII (1950), 58, tav. VIII; P. Sarnelli, Memorie cronologiche di vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Benevento, Napoli 1691, pp. 97-100; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra…, VIII, Venetiis 1721, coll. 116-120; A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del Regno di Napoli nella mezzana età, X, Napoli 1806, pp. 233 s., 243, 251; D. M. Zigarelli, Storia di Benevento, Napoli 1860, p. 144; L. Mattei Cerasoli, Di alcuni vescovi poco noti, in Arch. stor. per le prov. napolet., XLVIII (1918), pp. 369 s.; W. Ohnsorge, Die Legaten Alexanders III. im ersten Jahrzehnt seines Pontifikats (1159-1169), in Historische Studien, CLXXV (1928), pp. 72-79; F. Bartoloni, Note di diplomatica vescovile beneventana, in Rend. dell'Acc. Dei Lincei, classe di scienze morali, stor. e filol., s. 8, V (1950), pp. 446 s.; P. Lamma, Comneni e Staufer. Ricerche sui rapporti fra Bisanzio e l'Occidente nel secolo XII, II, Roma 1957, pp. 88 s.; T. Leccisotti, Il "monasterium Terrae Maioris", Torremaggiore 1983, p. 29; P. F. Kehr, Italia pontificia…, IX, pp. 68 s., 160.