ENRICO (Enrico da Metz, "de Metis")
Originario della Lorena, entrò, ignoriamo quando, nell'Ordine cisterciense; rivesti dal 1297 al 1307 l'ufficio di abate dell'abbazia di Eusserthal in diocesi di Spira. In seguito resse il monastero di Villar s.Bettnach presso Metz. Come abate di questa comunità ebbe segnalati contatti con Enrico, conte del Lussemburgo, il quale, dopo essere stato eletto re dei Romani nel 1309, lo nominò suo cancelliere, in quanto suo provato confidente. Subito dopo il futuro imperatore Enrico VII si adoperò per ottenergli una prebenda ecclesiastica adeguata al suo incarico. Appunto in seguito a richiesta del sovrano papa Clemente V designò E. vescovo della diocesi di Trento. E. fu in grado di prestare alla Curia pontificia, entro i termini, i rilevanti servitia, e ricevette prima dell'ottobre del 1310 l'ordinazione episcopale.
Nel documento papale di nomina si affermava che la promozione del cancelliere regio a vescovo doveva rendergli possibile il recupero dei diritti e dei beni della Chiesa di Trento. Negli anni precedenti, infatti, i principi regnanti del Tirolo Mainardo II (m. 1295), i figli di questo Ludovico (m. 1305), Ottone (m. 1310), ed Enrico avevano occupato una parte essenziale dell'esteso territorio del principato ecclesiastico di Trento, e ne avevano pure reclamato le rendite. I vescovi predecessori di E. su quella cattedra erano stati per lo più impediti dall'operare nella loro diocesi.
Anche E. non poté per il momento recarsi a Trento, perché dovette continuare a svolgere i suoi compiti di cancelliere al fianco del suo sovrano. Come uno dei più importanti collaboratori di quel monarca, egli accompagnò Enrico VII nel suo viaggio per il Moncenisio verso l'Italia e in tutte le difficili tappe della sua marcia, sino all'incoronazione imperiale in Roma il 29 giugno 1312. Nel frattempo aveva inviato a Trento suoi procuratori, i quali dovevano ricevere il giuramento di fedeltà dei suoi soggetti. Come suo uomo di fiducia, in questa occasione, agi il cisterciense Corrado di Eusserthal, il quale più tardi ricopri anche la carica di vicario della Chiesa di Trento.
Solo dopo la morte dell'imperatore Enrico VII nell'estate del 1313 il vescovo E. si dedicò personalmente alla sua diocesi ed al recupero dei diritti temporali della sua Chiesa. Per questo si servi di una serie di collaboratori provenienti dalla sua patria, la Lorena. Dopo trattative giunse, nel giugno del 1314, ad un accordo col principe Enrico del Tirolo per una soluzione di compromesso. Questi restitui al vescovo una buona parte dei possedimenti trentini che dal tempo di Mainardo (II) erano sottoposti al controllo dei principi del Tirolo, in particolare sia nella parte meridionale delle terre della Chiesa sia nei dintorni della città vescovile. Vescovo e principe strinsero perfino una duratura alleanza reciproca. In seguito Enrico del Tirolo sostenne più volte il vescovo di fronte ai sudditi continuamente in rivolta i quali non volevano pagare i tributi dovuti. Il principe intervenne altresi con pieno successo presso la Curia pontificia in Avignone in favore del presule, quando questi non rispettò i suoi impegni di pagamento nei confronti del cardinal legato Bertrand du Poujet e fu minacciato di deposizione per opera del papa.
In una quadro più ampio, E. intrattenne in genere buoni rapporti anche con i vicini meridionali della sua diocesi, i Della Scala signori di Verona, sicché il distretto di Trento rimase indenne, durante il governo di E., da difficoltà esterne. All'interno della sua diocesi, di fronte alle potenti famiglie nobili, come per esempio i signori di Arco, il presule fu in grado di imporre il diritto della sua Chiesa all'esercizio della giurisdizione ed alla riscossione dei connessi tributi. Nel grande contrasto tra Ludovico il Bavaro e la Curia pontificia, il vescovo E. mantenne una posizione di riservatezza, cosa che gli attirò tuttavia una certa diffidenza da ambedue le parti. Invece E. si senti sempre legato alla casa di Lussemburgo. A questo atteggiamento del vescovo è molto probabilmente da ricondurre il fatto che, anche dopo la morte dell'imperatore Enrico VII, in Trento e nel Tirolo rimase attiva una forte influenza dei Lussemburghesi ora dominanti in Boemia con il re Giovanni ed i suoi figli, il futuro imperatore Carlo IV e Giovanni Enrico. Il vescovo E., inoltre, protesse il suo dominio territoriale mediante l'erezione di nuove fortezze e il rafforzamento e la ristrutturazione di quelle già esistenti. Nella città di Trento ampliò il ca, stello del Buonconsiglio, la sua residenza. In quella città anche la cattedrale e la chiesa di S. Apollinare conobbero, sotto il suo episcopato, un sostanziale ampliamento.
E. presiedette diversi sinodi diocesani, i cui atti ci sono stati conservati solo in parte. Essi si occuparono, tra l'altro, del nuovo assetto del capitolo della cattedrale, e, forse, anche della lotta contro l'eresia, giacché nella parte meridionale della diocesi di Trento si era trattenuto ed aveva trovato un seguito, dal 1300 in poi, fra' Dolcino. Durante l'episcopato di E. l'Inquisizione si impegnò con successo, in quelle regioni, nella lotta contro gli eretici. Ulteriori riforme di diversi enti religiosi ed altre misure testimoniano la sollecitudine del vescovo E. per la vita spirituale della sua diocesi.
E. mori il 9 ott. 1336. Il suo corpo venne inumato nel braccio destro della cattedrale di S. Vigilio in Trento.
Fonti e Bibl.: Constitutiones et acta publica imperatorum et regum. Inde ab a. MCCXCVIII usque ad a. MCCCXIII, a cura di J. Schwahn, in Mon. Germ. Hist., Legum sectio IV, IV, 1-2, Hannoverae-Lipsiae 1906-1911, ad Indices; K. Haid, Heinrich, der Kanzler Kaiser Heinnchs VII., in Festgabe zum diamantenen Priesterjubiläum des P. Gregor Müller, Bregenz 1926, pp. 51-69; J. Koegl, La sovranità dei vescovi di Trento e di Bressanone, Trento 1964, pp. 76 ss.; A. Costa, I vescovi di Trento, Trento 1977, pp. 97-100; J. Riedmann, Die Beziehungen der Grafen und Landesfürsten von Tirol zu Italien bis zum Jahre 1335, Wien 1977, pp. 333 ss.; I. Rogger, Cronotassi dei vescovi di Trento, in Id., Testimonia chronographica ex codicibus liturgicis, Trento 1983-1984, pp. 95-99 (con indicazione delle fonti ed ulteriore bibliografia).