entrata nel mercato
L’atto di ingresso da parte di un agente economico in uno specifico mercato di beni o servizi, dal lato della produzione o più in generale dell’offerta. La differenza tra i flussi in e. e in uscita (➔ uscita dal mercato) determina il flusso netto, positivo o negativo, di operatori nel mercato. L’e. nel m. di un’impresa consiste, in generale, nell’avvio della produzione di un certo bene o servizio, ovvero, più specificatamente, nell’ingresso in un particolare settore locale, per es. esportando i propri prodotti all’estero.
Nel caso di un lavoratore, invece, si fa riferimento all’e. nel m. del lavoro.
Per quanto riguarda le imprese, i flussi di e. e di uscita sono alla base della dinamica all’interno di un settore industriale, e ne determinano la struttura e la capacità di innovazione. Le nuove imprese sono, infatti, spesso più piccole e innovative della media, anche se, allo stesso tempo, sono quelle più grandi a condurre la maggior parte delle spese in ricerca e sviluppo. Inoltre, numerosi studi analizzano congiuntamente l’evoluzione nell’aggregato della produzione in un’industria o in un’economia, ovvero l’introduzione di nuove tecnologie, e la dinamica microeconomica di e. e uscita delle singole imprese. Nella storia del pensiero economico, un esempio è rappresentato dal concetto schumpeteriano di distruzione creatrice (➔ Schumpeter, Joseph; capitalismo p), che allude proprio al processo di selezione sottostante ai flussi di e. e uscita delle aziende.
Nella teoria economica, la possibilità di e. nel m. da parte di società esterne, anche se non effettivamente esercitata, è alla base della definizione di concorrenza perfetta (➔ p) nei mercati: in equilibrio, i profitti delle imprese presenti nel mercato non possono essere positivi, altrimenti altre realtà produttive avrebbero interesse a entrare, fino a riportare i profitti a zero. Al contrario, la presenza di barriere all’e. (➔ barriera), sia strutturali, per es. l’esistenza di costi fissi, sia strategiche, dovute a comportamenti atti a scoraggiare le potenziali entranti, determina un regime di oligopolio (➔), in cui le imprese esistenti godono di un certo potere di mercato. Un modello di oligopolio in presenza di barriere all’entrata è stato sviluppato dall’economista italiano Sylos Labini (➔).
In tale accezione, l’e. nel m. consiste nel passaggio da una condizione non lavorativa, per es. di studente, alla partecipazione alla forza lavoro, cioè all’insieme dei lavoratori occupati o alla ricerca di un posto di lavoro. Al contrario, escono dalla forza lavoro i pensionati e i lavoratori scoraggiati che smettono di cercare attivamente. In particolare, un importante obiettivo di politica economica consiste nel favorire l’e. nel m. del lavoro per alcune categorie, tra cui giovani e donne. Inoltre, il tasso di partecipazione alla forza lavoro incide sulle statistiche ufficiali della disoccupazione: per es., il numero di lavoratori occupati rientra nel calcolo del tasso di occupazione (➔ occupazione, tasso di), ma solo quelli attivamente alla ricerca di un posto di lavoro sono conteggiati nel tasso di disoccupazione (➔ disoccupazione, tasso di).