ENTUSIASMO
. Il termine greco, che come sostantivo (ἐνϑουσιασμός e il parallelo ἐνϑουσίασις) ricorre per la prima volta in Platone (Tim., 71 e; Phaedr., 249 e) indicava la condizione di chi era ἔνϑεος (la forma contratta ἔνϑους è posteriore) cioè invaso, dominato da una forza divina: uno stato cioè di esaltazione, che toglie a chi la prova il controllo dei proprî atti e gli dà la coscienza d'essere intimamente unito con il nume, che è quello che veramente opera. È la condizione in cui si riteneva si trovassero i poeti, presi da un vero e proprio "furore", e in cui presso tutti i popoli che conservano concezioni primitive della religiosità, si trovano coloro che sono a diretto contatto con le forze sacre: lo stregone, il sacerdote, l'iniziato che passa a una nuova vita, ecc.
I mezzi con i quali si realizza o si provoca tale stato sono molti, gli stessi cioè messi in uso per ottenere l'unione col divino: unione erotica vera o simbolica, ingestione di bevande inebrianti (v. Bevanda, VI, p. 842), sacrifici di comunione, musica, danza, ecc. Perciò "posseduti dal dio" (in contrapposizione con la "possessione demoniaca, δαιμονισμός) erano considerati soprattutto i seguaci dei misteri, e il termine può essere giunto a Platone traverso gli orfici.
Per Platone, tuttavia, ἔνϑεοι sono, almeno in un primo tempo, tipicamente i poeti, in quanto traggono ogni loro sapienza dall'ispirazione della musa, e non sanno quindi render conto, col freddo ragionamento, di ciò che dicono quando sono invasati dal nume: così i rapsodi sono, nell'ideale catena dell'entusiasmo poetico (paragonata perciò al magnete, alla calamita), gli anelli di congiunzione tra il poeta e gli ascoltatori (v. per ciò l'Ione, e specialmente 533 d segg.). Ma il termine di ἐνϑουσιασμός assume poi anche, in Platone, un significato mistico-teologico, per indicare la condizione di coloro (i filosofi), che, lontani dalle cure materiali, sono a contatto diretto con la verità e col divino. In un senso press'a poco affine, il termine fu usato da Plutarco e dai neoplatonici: i quali però sottolinearono maggiormente il concetto della necessità di una separazione tra l'anima e il corpo, lo stato cioè che si suol designare più propriamente come estasi (v.).
Dal sec. XVIII in poi, il nome di entusiasti è stato dato, non senza una certa tinta di spregio, a forme di religiosità fondate sulle pretese rivelazioni, visioni e profezie d'un capo o fondatore di setta, nelle cui riunioni si verificavano o verificano talvolta fenomeni di glossolalia, rapimenti, ecc. Più modernamente, e nell'uso comune, il termine entusiasmo ha perduto quasi interamente il suo significato primitivo e designa soltanto l'intera e ardente dedizione che alcuno faccia di sé a una causa, a un ideale, ecc.