Enuresi
Il termine enuresi (dal greco ἐνουρέω, "urinare dentro") indica la mancanza di controllo dell'emissione di urina in soggetti di età superiore ai quattro anni, età in cui, in genere, si acquisisce il controllo sfinterico.
La minzione enuretica, che ha un avvio involontario e inconscio, anche se può essere resa cosciente o essere interrotta dopo che è iniziata, è attiva, completa, di andamento normale e non legata a disfunzioni urinarie secondarie a malattie organiche. Si tratta, quindi, di un disturbo che non riguarda la funzione urinaria, ma il suo controllo.
Il controllo degli sfinteri non è innato, ma è il risultato di un complesso processo di maturazione, in cui entrano in gioco fattori neurologici, psicologici, ambientali. Alla nascita, la minzione è riflessa e involontaria, provocata, cioè, solo dalla dilatazione vescicale. Successivamente, con la maturazione neurologica, nel bambino si sviluppano gradatamente la consapevolezza della replezione e la possibilità di trattenere e di urinare, sia quando la vescica è piena sia quando è piena a metà. Tale maturazione è legata a quella di altre grandi funzioni, la motricità e la stazione eretta. L'acquisizione del controllo avviene per fasi successive (Gesell 1952): dai 15 ai 24 mesi le minzioni diurne vanno progressivamente regolarizzandosi e non avvengono più in modo riflesso e automatico; a 18 mesi il bambino fa capire quando è bagnato; a 24 mesi la continenza diurna è acquisita; a 36 mesi è raggiunta quella notturna, purché il bambino sia alzato una volta; a 42 mesi la continenza è stabilita pienamente, anche se può verificarsi qualche emissione involontaria fino ai 5 o 6 anni. A tale maturazione neurologica si accompagna un complicatissimo processo psicoaffettivo e relazionale. L'urina, come anche le feci e le parti del corpo destinate alla ritenzione o espulsione (uretra e ano), ricevono dalla mente del bambino un massiccio investimento affettivo (secondo la fase anale nella concezione freudiana dello sviluppo libidico). Il bambino, erotizzando con tale investimento la funzione, prova piacere non solo nel trattenere o nell'espellere l'urina (e le feci), ma anche nel contatto con i prodotti del proprio corpo. L'interferenza dell'ambiente e, in particolare, della madre che lo educa al controllo crea in lui uno stato conflittuale: infatti, da una parte vorrebbe obbedire alle prescrizioni genitoriali, dall'altra aggredirebbe volentieri la madre con l'urina e con le feci, che considera preziosi prodotti del suo corpo. La risoluzione del conflitto tra dipendenza e aggressività avviene gradatamente e conduce all'acquisizione del controllo sfinterico e al superamento della fase anale. Se il conflitto non è risolto, potrebbe aver luogo, come sua espressione inconscia, l'enuresi, un sintomo che ha, infatti, un significato libidico regressivo o aggressivo nei confronti dell'ambiente.
L'enuresi si distingue in primaria, quando il controllo sfinterico non è mai stato acquisito - tale forma è la più frequente e si riscontra nel 75-80% dei casi - e in secondaria, quando, dopo un periodo più o meno lungo dall'aver acquisito il controllo, il bambino ritorna all'emissione involontaria. Nella sindrome occorre considerare diverse variabili: la data di comparsa, che distingue l'enuresi primaria da quella secondaria (nell'enuresi secondaria, i fattori psichici scatenanti, come, per es., la nascita di un fratellino o l'inserimento scolastico, possono emergere in modo più evidente); il ritmo nictemerale, che distingue le enuresi notturne da quelle diurne (inferiori al 5%) e da quelle sia notturne sia diurne; il ritmo, che distingue l'enuresi quotidiana da quella irregolare, rara, episodica; infine l'abbondanza dell'emissione, che risulta netta nell'enuresi primaria. L'enuresi tende a scomparire con l'adolescenza e a volte prima, se le posizioni libidiche regressive, su cui il soggetto si è attestato, evolvono. Riguardo alla cura, i trattamenti con psicofarmaci, in particolare antidepressivi o ansiolitici, danno risultati scarsi o temporanei. La terapia d'elezione è la psicoterapia analitica, l'unica che metta in contatto il bambino con le motivazioni inconsce responsabili del sintomo. Essa deve essere associata anche a un trattamento dei genitori, che spesso proiettano i loro conflitti sul bambino, o attuano misure educative inadeguate. A volte l'enuresi è concomitante a patologie psichiche (pavor nocturnus) o psico-organiche o ambientali molto più gravi: psicosi, ritardi mentali, istituzionalizzazioni gravi o prolungate. Ovviamente, in tal caso, il sintomo rientra in sindromi molto più complesse, che vanno curate anche con supporti ambientali e assistenziali e non solo con la psicoterapia analitica.
S. Freud, Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, Leipzig-Wien, Deuticke, 1905 (trad. it. in id., Opere, 4° vol., Torino, Boringhieri, 1970, pp. 442-546).
A. Gesell, L'embryologie du comportement, Paris, PUF, 1952.
G Schmit, M. Soulé, L'énurésie, in Traité de psychiatrie de l'enfant et de l'adolescent, éd. S. Lebovici, R. Diatkine, M. Soulé, Paris, PUF, 1985, pp. 521-40 (trad. it. Roma, Borla, 1990).