ENRIQUES AGNOLETTI, Enzo
Nacque a Bologna il 17 maggio 1909 da Paolo Enriques, biologo e professore universitario, e da Clotilde Agnoletti Fusconi, sorella dello scrittore Fernando Agnoletti. Nel 1929 la famiglia si stabiliva a Firenze, dove l'E. frequentò la facoltà di giurisprudenza, laureandosi con P. Calamandrei. Nel 1936, intorno a Calamandrei di cui l'E. divenne assistente e amico, si era raccolto un nucleo di giovani militanti del movimento liberalsocialista di G. Calogero ed A. Capitini, e di questo gruppo l'E. fu, insieme con T. Codignola e C. Fumo, uno dei più attivi esponenti. Nel 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, l'E., che era di padre ebreo e di madre cattolica, aggiunse il cognome materno per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche.
Lavorava come dirigente nella casa editrice La Nuova Italia, i cui uffici erano divenuti un ritrovo del gruppo liberalsocialista fiorentino. L'infiltrazione però di un agente della polizia politica ne rivelò l'attività e, il 27 genn. 1942, l'E. venne arrestato insieme con G. Calogero, T. Codignola, A. Capitini, R. Ramat, c. Francovich. Rinchiuso nel carcere fiorentino delle Murate, il 3 giugno 1942, fu condannato a cinque anni di confino ed assegnato prima ad Avezzano e quindi a Lanciano. Per contravvenzione agli obblighi del confino e per "disfattismo" subi altre denunce e condanne. Di nuovo arrestato, venne trasferito nel carcere romano di Regina Coeli. Con il 25 luglio 1943 riacquistò la libertà e fece ritorno a Firenze, iniziando subito l'attività organizzativa e politica nelle file del Partito d'azione, al quale avevano aderito i liberalsocialisti.
Proprio a Firenze, dal 5 al 7 sett. 1943, si tenne il primo congresso nazionale del partito; per ragioni di prudenza, dati i divieti imposti dal governo, i lavori si svolsero nelle abitazioni di C. Furno e dello stesso E. che, insieme con C. De Cugis, avevano dato vita alla pubblicazione azionista Oggi e domani. Questo foglio, oltre a far conoscere le linee programmatiche del nuovo partito, chiedeva l'immediata abrogazione delle leggi razziali, la liberazione di tutti i prigionieri politici e il ripristino delle libertà.
Subito dopo l'armistizio l'E. cercò, insieme con altri esponenti del Comitato interpartito cittadino, di ottenere armi dal comandante della difesa territoriale di Firenze, generale Chiappi Annellini, nel tentativo di organizzare una difesa contro i Tedeschi. Divenuto rappresentante del Partito d'azione in seno al Comitato toscano di liberazione nazionale (CLNT), si adoperò perché il Comitato non avesse soltanto obiettivi di lotta contro i fascisti ed i Tedeschi, ma si caratterizzasse subito come organo di governo. Nel dicembre 1943 fu protagonista di una dura polemica con l'arcivescovo di Firenze, Elia Dalla Costa, che aveva condannato l'uccisione, da parte dei partigiani, di un ufficiale fascista e raccomandato "unianità e rispetto" verso le autorità civili e militari (Francovich, La Resistenza a Firenze, p. 104).
Nella riunione del Comitato del 3 genn. 1944 presentò un ordine del giorno, approvato all'unanimità, con cui, in vista dell'insurrezione contro i nazifascisti, si proponeva che, appena possibile, "il CIn si costituisse in governo provvisorio di Firenze e provincia, sostituisse i detentori di tutte le cariche pubbliche, legiferasse con pieni poteri, specie nel campo dell'epurazione dei fascisti, ma anche in quello della politica economica" (Valiani -Bianchi - Ragionieri, p. 136). L'E. riusciva cosi a far condividere dal Comitato toscano quella linea politica azionista che fu poi recepita dal congresso del 28 gennaio seguente a Bari dai partiti antifascisti.
Il regime di vita imposto dall'attività clandestina e il clima dell'inverno 1943-44 favorirono l'affezione tubercolotica che lo colpi. Nonostante le condizioni di salute e la cattura ed uccisione della sorella Anna Maria da parte dei Tedeschi, l'E. prosegui la sua attività in seno al Comitato toscano, redigendo tra l'altro molti manifesti e proclami. A attribuibile all'E. il manifesto con cui, l'11 ag. 1944, la popolazione di Firenze era chiamata all'insurrezione.
Dopo la liberazione, nel 1945, l'E. fu con il Calamandrei fondatore e redattore de IlPonte, rivista intorno alla quale si raccolsero "gli uomini più rappresentativi della cultura laica della vecchia e della nuova generazione, da Pietro Pancrazi a Corrado Tumiati, da Paolo Barile a Giorgio Spini" (Una casa editrice tra società cultura e scuola…, p. 98). IlPonte, al quale collaborò attivamente anche G. Salvemini, rappresentò nel panorama delle riviste italiane di cultura e politica una presenza originale e di indiscusso prestigio, sempre impegnata per l'attuazione piena della costituzione, per la difesa dei diritti civili e sociali, per il dialogo, anche ai tempi della "guerra fredda", e a sostegno dei movimenti di liberazione in varie parti del mondo. Nel 1956, alla morte del Calamandrei, l'E. assunse la direzione della rivista mantenendola fino alla morte.
Dopo lo scioglimento del Partito d'azione l'E. aveva aderito, con Codignola e Calamandrei, all'Unione dei socialisti, che nel 1949 era confluita nel Partito socialista unitario. Nel 1953, sempre insieme con Codignola e Calamandrei, si era battuto contro la legge elettorale maggioritaria aderendo al movimento di Unità popolare, poi confluito nel Partito socialista italiano. Nelle liste socialiste l'E. fu eletto al Consiglio comunale di Firenze, città di cui fu, dal 1961 al 1964, vicesindaco nella giunta.guidata da G. La Pira. Con La Pira condivise numerose iniziative che in quegli anni fecero di Firenze un centro mondiale per la distensione e la cooperazione tra i popoli. In seno al partito socialista si collocò sulle posizioni della Sinistra interna, guidata da R. Lombardi, ed il suo impegno si espresse soprattutto sui problemi di politica internazionale. Sul finire degli anni Sessanta fu membro attivo del Comitato ItaliaVietnam, che appoggiava la lotta del movimento di liberazione vietcong contro gli Stati Uniti. Negli anni successivi fu impegnato nei movimenti per la pace e soprattutto a sostegno della causa palestinese. Un altro settore di attività al quale l'E. si dedicò fu quello legato all'eredità della Resistenza: successe a F. Parri nella carica di presidente della Federazione italiana delle associazioni partigiane e fu membro del Bureau della Fédération internationale de la Résistance.
Avverso al nuovo indirizzo del partito socialista dopo l'avvento alla segreteria di Bettino Craxi, il 3 ott. 1981, insieme con Codignola ed altri esponenti socialisti, sottoscrisse una dichiarazione di dura critica alla politica internazionale del Partito socialista italiano (PSI), alla mancanza di democrazia interna e alla insensibilità del gruppo dirigente nei confronti della "questione morale". I firmatari furono espulsi dal partito e diedero vita alla Lega dei socialisti, fautrice di una politica di unità della Sinistra per costruire l'alternativa alla Democrazia cristiana. Nelle elezioni politiche del 26 giugno 1983 l'E., candidato come indipendente nelle liste del Partito comunista italiano, venne eletto, nel collegio di Firenze III, al Senato, dove aderi al gruppo della Sinistra indipendente e fu membro della commissione Affari esteri e vicepresidente dell'assemblea.
Mori a Firenze il 7 sett. 1986.
Scritti dell'E. sulle vicende dell'antifascismo e della Resistenza e sulle diverse questioni di politica interna e internazionale sono apparsi su Il Ponte dal 1945 al 1986. Interventi dell'E. sono stati pubblicati anche in Lettera ai compagni, mensile della Federazione italiana associazioni partigiane. Tra i suoi scritti - molti dei quali sono rielaborazioni di relazioni e comunicazioni a numerosi convegni - citiamo La politica e l'azione del Comitato di liberazione nazionale, in La liberazione di Firenze. La lotta clandestina in Toscana e la battaglia partigiana nella città. 8 sett. '43 - 11 ag. '44, Firenze 1945.
Fonti e Bibl.: Le carte dell'E. sono conservate presso l'Istituto storico della Resistenza in Toscana a Firenze. Cfr. inoltre: Roma, Arch. Centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1885, ad nomen; Ibid., Min. Int., Dir. Gen. P. S., Div. aff. gen. e ris., Ufficio confino politico, fasc. "Agnoletti Enriques Enzo"; Una lotta nel suo corso, a cura di S. Contini Bonacossi - L. Ragghianti Collobi, Venezia 1954, ad Indicem; C. L. Ragghianti, Disegno della liberazione ital., Pisa 1954, ad Indicem; C. Francovich, La Resistenza a Firenze, Firenze 1961, ad Indicem; E. Lussu, Sul Partito d'azione e gli altri, Milano 1968, ad Indicem; L. Valiani-G. Bianchi-E. Ragionieri, Azionisti, cattolici e comunisti nella Resistenza, Milano 1971, ad Indicem; F. Catalano, L'Italia dalla dittatura alla democrazia 1919/1948, Milano 1972, ad Indicem; R. Battaglia, Storia della Resistenza ital., Torino 1972, ad Indicem; La Resistenza in Toscana. Atti e studi dell'Istituto stor. della Resistenza in Toscana, nn. 9-10, Firenze 1974, pp. 143, 150, 156; M. Salvadori, Breve storia della Resistenza ital., Firenze 1974, ad Indicem; O. Barbieri, Ponti sull'Arno. La Resistenza a Firenze, Roma 1975, ad Indicem; Giustizia e libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia, Firenze 1978, ad Indicem; L. Mercuri, Il movimento di unità popolare, Roma 1978, ad Indicem; La ricostruzione in Toscana dal CLN ai partiti, acura di E. Rotelli, Bologna 1980-81, I, IlComitato toscano di Liberazione nazionale, ad Indicem; II, I partiti politici, ad Indicem; G. De Luna, Storia del Partito d'azione. La rivoluz. Democratica (1942-1947), Milano 1982, ad Indicem; M. Delle Piane, Sulla costituzione del Pda in Toscana, in Italia contemporanea, 1983, nn. 151-152, pp. 166 s.; A. Dal Pont-S. Carolini, L'Italia al confino 1926-1943, Milano 1983, ad Indicem; M. Rossi, E. E. A., in IlPonte, XLII (1986), 4-5, pp. 3-13; Unacasa editrice tra società, cultura e scuola. La Nuova Italia 1926-1986, a cura di A. Piccioni, Firenze 1986, ad Indicem; Chi è?, Roma 1961, ad vocem; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, ad vocem.