Ungari, Enzo (propr. Vincenzo)
Critico cinematografico, sceneggiatore, operatore culturale, nato a La Spezia il 13 luglio 1948 e morto a Roma il 22 febbraio 1985. Fu uno degli esponenti più in vista della generazione di critici entrata in attività subito dopo il 1968. Dall'organizzazione di festival e rassegne alla scrittura, il discorso e il 'fare' di U. costituirono una costellazione lussureggiante di percorsi. Fu il promotore di un cinema che, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, ha saputo reinventarsi e confrontarsi con un territorio nuovo di sperimentazione, sia nell'ambito della fruizione sia in quello della produzione o della scrittura, insinuandosi nel tempo come 'linguaggio' largamente diffuso. Gli elementi principali del suo lavoro furono: la pratica della televisione come strumento di ulteriori cortocircuiti della visione; l'esperienza dei cineclub, radicalizzata attraverso le grandi manifestazioni popolari; uno sguardo critico che non poteva prescindere da quel 'piacere' che veniva allora stigmatizzato come segno di cedimento intellettuale dal severo ambiente del giornalismo cinematografico; la libertà di forzare codici rigidi del cinema, sia che appartenessero alla sfera 'autoriale' sia che afferissero a quella 'commerciale'.
Collaborò a lungo con Adriano Aprà, prima per la rivista "Cinema & film", con vari articoli dal 1968 al 1970, poi, dopo il trasferimento a Roma (1970), per l'organizzazione del cineclub Filmstudio '70. Tra il 1977 e il 1979 diresse le prime tre edizioni della rassegna cinematografica estiva alla Basilica di Massenzio, una sorta di cineclub all'aperto in cui si offrivano a una platea di 5000 persone proposte di cinema che andavano dai film di ricerca a opere di più marcata spettacolarità. Scrisse sceneggiature per il cinema (tra cui quelle per Le cinque giornate, 1973, di Dario Argento; Oggetti smarriti, 1980, di Giuseppe Bertolucci; Io con te non ci sto più, 1983, di Gianni Amico; Ars amandi, 1983, di Walerian Borowczyk) e per la televisione (tra cui quelle per Ritorno, 1972, e Le cinque stagioni, 1976, entrambi di Amico). Dal 1979 al 1982 collaborò con Carlo Lizzani alla Mostra del cinema di Venezia, che aprì a contaminazioni allora inedite tra forme di cinema diverse per provenienza culturale e politica; creò tra l'altro la sezione Mezzogiorno-Mezzanotte, in seguito ripresa più volte. Tra le sue opere sono da ricordare Il cinema di Andy Warhol (1972, con Aprà), Immagine del disastro: cinema, shock e tabù (1975), Schermo delle mie brame (1978) e Scene madri di Bernardo Bertolucci (1982, 2a edizione accresciuta 1987, con D. Ranvaud, contenente L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, alla cui sceneggiatura aveva collaborato lo stesso U.), frutto dell'amicizia con quel regista e opera chiave nella storia dell'editoria cinematografica italiana. Dopo la sua morte, Aprà ne ha raccolto gli scritti sparsi (alcuni dei quali inediti) in Proiezioni private: confessioni di un amatore di film (1996).