Agamben, Anna Maria. – Donna politica e attivista italiana per i diritti sociali (L’Aquila 1899 - Roma 1984). Meglio nota come Maria Federici, nacque a L’Aquila il 19 settembre 1899 da Alfredo, fotografo e poi impresario cinematografico, e Nicolina Auriti. Prima di sei figli, cinque sorelle e un fratello, aveva origini armene per parte paterna, mentre la madre era di Guardiagrele, in provincia di Chieti. Laureata in Lettere a Roma, nel 1926 sposò il conterraneo Mario Federici, autore e critico teatrale, e con lui si trasferì nella capitale. Il regime fascista, di cui non condividevano l’azione politica, li convinse a trasferirsi all’estero, dove rimasero dal 1931 al 1937. Bulgaria, Egitto e Francia furono i Paesi dove Anna Maria svolse la professione di insegnante montessoriana presso gli istituti italiani di cultura di Sofia, Il Cairo e poi Parigi. Qui conobbe molti intellettuali italiani esuli perché oppositori della dittatura fascista; con loro si confrontò rafforzando i suoi ideali di giustizia sociale e di promozione dei diritti delle donne. Dal 1939 il marito fu richiamato alle armi e lei iniziò il suo, mai più interrotto, impegno sociale. Dopo l’armistizio, la sua discesa in campo nelle file della Resistenza fu nel Comitato Piazza Bologna a Roma. Cattolica, convinta praticante dei valori di libertà e democrazia, assistette e sostenne perseguitati politici, profughi e reduci. Nell’agosto 1944, durante il congresso istitutivo, fu la prima delegata femminile delle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), e già l’anno dopo promosse il convegno nazionale sulle condizioni del lavoro femminile. Tra il 1944 e il 1945 era nel gruppo fondatore del CIF (Centro Italiano Femminile), insieme a Giovanni Battista Montini (poi papa Paolo VI), allora sostituto della Segreteria di Stato, e a Maria Rimoldi, presidente delle Donne cattoliche. Agamben fu la prima presidente nazionale e mantenne la carica fino al 1950. L’obiettivo dell’associazione era quello di avvicinare le donne, chiamate per la prima volta al voto, alla partecipazione democratica nel Paese, nelle sue molteplici sfaccettature, e di aiutarle a migliorare le loro condizioni materiali. Si candidò, nelle liste della DC, al collegio unico nazionale per la Costituente. Fu eletta. Grande fu il suo contributo nell’Assemblea Costituente. Insieme alla collega di partito Angela Gotelli, a Nilde Iotti e Teresa Noce del PCI e a Angelina Merlin del PSI, entrò nella Commissione speciale dei 75 che sotto la presidenza di Meuccio Ruini lavorava alla scrittura della Carta costituzionale, entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Furono mesi di incessante impegno e di lotte anche interne che la videro rivendicare attenzione su famiglia, accesso delle donne nella magistratura, garanzie economico-sociali per l’assistenza alla famiglia, rapporti economici e politici, diritti e doveri delle cittadine e dei cittadini. Membro della III Sottocommissione sui diritti e doveri economico-sociali, si batté per una riforma agraria che permettesse a contadine e contadini di elevarsi materialmente e moralmente, per l’esplicito riconoscimento dei diritti delle donne a svolgere liberamente la loro funzione familiare e lavorativa e ad avere eguale retribuzione, per il riconoscimento degli stessi diritti alle famiglie cosiddette irregolari e ai figli nati fuori dai vincoli matrimoniali. Nell’aprile 1948 fu eletta, nel collegio elettorale di Perugia-Terni-Rieti, alla Camera dei deputati. Nel 1949 fu la relatrice del disegno di legge sulla “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri” che divenne la legge n. 860 del 1950. In quell’anno fondò, insieme con Lina Merlin, Angela Maria Guidi e Maria De Unterrichter, il CIDD (Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna), per supportare, come organizzazione cattolica, la proposta di legge di Merlin sulla chiusura delle case chiuse. Nel 1958, quando la legge andò in vigore, il CIDD divenne un punto di riferimento per il reinserimento nella società delle donne che decidevano di abbandonare la prostituzione. Il dramma dell’emigrazione, che da decenni sfibrava il Paese, fu un altro dei suoi cavalli di battaglia. L’8 marzo 1947 fondò l’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), di cui fu presidente fino al 1981. Instancabile, dedicò risorse ed energie alla difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori all’estero; dell’associazione furono fondate sedi in ogni provincia e nei Paesi dove maggiore era il numero degli emigrati. Dall’Italia ai Paesi di approdo, le sezioni dell’ANFE si moltiplicarono creando punti di riferimento e accoglienza per quanti vivevano lontani. Nelle sue decennali battaglie per gli ultimi della società, dalle donne ai minori ai lavoratori mal retribuiti agli emigranti, Agamben mise in pratica gli insegnamenti del cristianesimo sociale e dell’umanesimo integrale appresi dagli studi, dall’esperienza e da teorici quali Emmanuel Mounier e Jacques Maritain. Morì a Roma, nove anni dopo il marito, il 28 luglio 1984, dopo una vita destinata a difendere gli oppressi dalle ingiustizie sociali. La salma fu traslata a L’Aquila, sua città natale. Tra i suoi scritti si ricordano: Il cesto di lana, Roma 1957; Scritti e interventi di Maria Federici. Una donna protagonista nel movimento cattolico, nella politica dell’emigrazione, a cura di A. Aiardi, Roma 2003.
Bibl.: Le donne e la Costituzione: atti del convegno promosso dall’Associazione degli ex-parlamentari (Roma, 22-23 marzo 1988), Roma, Camera dei deputati, 1989; M. Addis Saba, M. De Leo, F. Taricone, Donne e Costituente: alle origini della Repubblica, Roma, Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, 1996; F. Taricone, Il Centro italiano femminile: dalle origini agli anni Settanta, Milano 2001; P. Gabrielli, L. Cigognetti, M. Zancan, Madri della Repubblica, Roma 2007; Il genio femminile delle madri costituenti: il contributo delle donne all’Assemblea Costituente, a cura di L. Serantoni, Bologna 2009; P. Gabrielli, Il 1946, le donne, la Repubblica, Roma 2009; A. Canavero, Maria Federici. Impegno sociale e politico per la dignità delle donne, Milano 2020.