armi nucleari tattiche Locuzione con la quale si indicano testate nucleari di potenza ridotta e a breve raggio, impiegate per colpire obiettivi limitati; tipologicamente distinte dalle armi strategiche (in grado di essere lanciate da lunghe distanze e percorrere gittate fino a 5000 km, dunque destinate ad aree lontane poste a grande distanza, in particolare dal territorio delle stesse potenze nucleari), l’inferiorità della loro potenza esplosiva rispetto a queste può però essere controbilanciata da un loro incremento quantitativo: nel caso in cui in un'area esplodesse un gran numero di armi tattiche, la differenza tra i loro effetti e quelli di un numero minore di armi strategiche non sarebbe infatti considerevole. Le armi tattiche, comprendenti un’ampia varietà di tipologie, generalmente di piccole dimensioni per consentirne l’utilizzo anche da parte dell’esercito sul campo di battaglia e con una potenza tra 1 e 10 kilotoni (le esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki sono state prodotte da ordigni con potenza tra 13 e 23 kilotoni), in grado di provocare distruzione totale in un raggio da alcune centinaia di m fino a 1,5 km, sono considerate elemento essenziale nell'escalation della deterrenza, al fine di ristabilire la situazione nel luogo del conflitto e di rendere evidente la disponibilità all’uso di armi nucleari (da ciò anche la denominazione di armi di teatro). Al 2022 la Russia è dotata di oltre 1900 testate tattiche, a fronte delle circa 200 in possesso degli Stati Uniti, circa 100 delle quali presenti in basi europee (Italia, Belgio, Olanda Germania e Turchia).