EOLITI
. Si chiamano così (da ἠώς "aurora" e λίϑος "pietra") alcune serie di piccoli strumenti di selce, che, secondo l'opinione di parecchi paletnologi, dimostrerebbero il lavoro intenzionale dell'uomo e quindi la sua esistenza nell'era terziaria. Si tratta di piccoli nuclei silicei, in forma di rozze lame e punte, che per lo più conservano gran parte della corteccia e presentano sui margini numerose scheggiature. Fu per la prima volta l'abate Bourgeois, nel 1867, a riconoscere l'intenzionalità di queste scheggiature nelle selci raccolte a Thenay (Loir-et-Cher). Nel 1871, un altro geologo, il portoghese C. Ribeiro, segnalò la presenza di strumenti consimili nel terreno miocenico di Otta, presso Lisbona; nel 1877 il Rames fece conoscere altre selci scheggiate raccolte nelle sabbie quarzose del Miocenico superiore del Puy Courny (Cantal); molti paletnologi, come G. De Mortillet e A. Quatrefages, ammisero la prova del lavoro umano. Ma non mancarono gli oppositori e poca fede si prestò a quella supposizione. Nel 1901 gli scavi metodici eseguiti da L. Capitan al Puy Courny risollevarono la questione degli eoliti, che trovarono il più fervido sostenitore nel belga A. Rutot, il quale giunse a stabilire parecchie fasi di questa discussa industria litica del Terziario. L'esistenza di eoliti fu ammessa non solo per la Francia, Belgio e Penisola Iberica, ma anche per l'Inghilterra, Germania, Austria, Italia, Africa settentrionale e meridionale, America del Sud e Australia.
Contro il Rutot e i suoi seguaci più d'un paletnologo si sforzò di dimostrare l'assurdità o la poca attendibilità dell'industria eolitica. Dapprima H. Breuil indicò la presenza di selci cori fratture, assai simili agli eoliti, alla base dell'eocene parigino di Clermont (Oise), cioè in uno strato geologico indiscutibilmente anteriore alla presenza dell'uomo; poi M. Boule nel 1905 dimostrò come in una fabbrica di cementi presso Mantes, alla fine della lavorazione, uscissero fuori frammenti di selce presentanti tutti i caratteri degli eoliti. La pressione esercitata dai terreni stratificati, i colpi inferti ai nuclei silicei dal rotolio prodotto dalle acque sono le cause di quelle fratture che si supposero indizio d'umana lavorazione. Non ostante il discredito che tali dimostrazioni gettarono sulla teoria del Rutot, la questione degli eoliti fu ancora risollevata nel 1922 dal Capitan a proposito delle selci raccolte da R. Moir, sostenuto da sir E. Ray-Lankaster, nel Suffolk a Ipswich.
Si deve concludere che gli eoliti non dimostrano l'esistenza dell'uomo nel Terziario, pure essendo questa non solo possibile date le condizioni d' ambiente e di clima, ma perfino probabile.
Bibl.: J. Déchelette, Manuel d'archéol. préhist., I, Parigi 1908, pp. 18-32, H. Obermaier, El Hombre fósil, Madrid 1925, pp. 3-18; G. Goury, Origine et évolution de l'homme, Parigi 1927, pp. 34-43; H. Obermaier, Eolithenproblem, in Reallexik. d. Vorgesch., Berlino 1924, III, pp. 99-107.