EONI
. Allorché gli astri divennero oggetto d'adorazione (vedi astrolatria), lo stesso caelus aeternus (cfr. Cicerone, Somn. Scip., 4), anzi la stessa eternità (cfr. Proclo, In Timaeum, 248 D), in greco ὁ ᾿Αιών, l'Eone, e in latino Aevum, diventò una divinità e la più alta di tutte (cfr. nel parsismo Zervan Akarana "il tempo infinito", ovvero, secondo l'attestazione di Eudemo, lo spazio e il tempo primordiale): divinità dunque per sua natura insieme temporale e spaziale, costituita di eguali parti di tempo e di spazio, cosicché l'Eone universale poté considerarsi diviso in tanti eoni parziali. Oltre la natura temporale e spaziale, l'Eone acquistò anche un aspetto personale: nei misteri di Mitra l'Eone era venerato sotto figura d'un mostro umano alato con la testa di leone e il corpo avvinto da un serpente; in Alessandria l'Eone, identificato con Osiride, Iside, Serapide e Helios, era oggetto di culto, e così anche in Grecia. Infine, sotto il dominio delle dottrine dualistiche, si distinsero due eoni, il presente e il futuro, e due mondi, l'uno governato dall'eone cattivo e l'altro dal buono.
Questa concezione ha un riscontro nel Nuovo Testamento. Qui in generale domina l'idea temporale, onde si distingue, come del resto anche nel giudaismo, l'"eone presente" ὁ αἰὼν οὗτος, e l'"eone futuro" ὁ αἰὼν μέλλων (Matteo, XII, 32; Marco, X, 30; Luca, XVI, 8; XX, 34 seg.; Romani, XII, 2; I corinzî, I, 20; II, 6,8, ecc.); ma non è ignorata l'idea spaziale nel senso di "mondo" (cfr. il doppio senso, temporale e spaziale, del lat. saeculum e dell'ebr. ‛olām), o di parti del mondo (I Cor., III, 18; Ebrei, I, 2; XI, 3 e forse Matt., XIII, 22; Marco, IV, 19), e l'idea personale, per cui sono chiamati eone o eoni il "principe" (Efesini, II, 2, cfr. II Corinzi, IV, 4), o "principi" i dell'eone presente (Efes., II, 7; III, 9; I Timoteo, I, 17, cfr. I Cor., II, 6,8).
Lo gnosticismo fuse insieme queste idee diverse; e degli eoni, intesi simultaneamente nel triplice senso, temporale, spaziale e personale (onde confusione e oscurità), si servì per la costruzione del suo sistema cosmologico, ponendoli come elementi intermedî tra Dio, da cui procedono per emanazione, e il mondo sensibile, verso il quale quanto più si avvicinano, tanto più si degradano. Il loro numero variava secondo le diverse scuole.
Bibl.: M. Dibelius, Die Geisterwelt im Glauben des Paulus, Gottinga 1909; W. Bousset, Hauptprobleme der Gnosis, Gottinga 1907; id., Die Religion des Judentums, 3ª ed., Tubinga 1926; F. Cumont, Astrology and Religion among the Greeks and Romans, New York 1912; O. Weinreich, Aion in Eleusis, in Archiv für Religionswissenschaft, XIX, p. 174 segg.; L. Troje, Die Geburt des Aion, ein altes Mysterium, ibid., XXII, p. 87 segg.; R. Reitzenstein, Das iranische Erlösungsmysterium, Bonn 1921; id. e H. H. Schäder, Studien zum antiken Synkretismus, Lipsia 1926; H. Leisegang, Die Gnosis, Lipsia 1924.