EOS ('Ηώς, "Εως; Aurora, Eüs)
È in generale la personificazione dell'aurora, per quanto qualche volta venga ad avere lo stesso significato di Emera, la personificazione del giorno. E poiché col crepuscolo mattutino, allorché ancora brillano in cielo le stelle, suole accompagnarsi un fresco venticello, presso Esiodo leggiamo che da E. e da Astreo nascono i venti e le stelle. Alludono al roseo del fenomeno celeste gli epiteti di E. "dalle rosee dita" e "dal roseo cubito" come poi a un momento più progredito del fenomeno stesso gli altri "dall'aureo trono", "dal croceo peplo","dalle ali splendenti", "dai candidi cavalli", al momento cioè in cui la luce giallognola prima e poi decisamente nitida ha soverchiato il precedente incarnato. In corrispondenza col fenomeno ch'essa impersona, E. è sempre fresca, lieta, giovane, in particolar modo amica della caccia. Ha un debole per quei giovani gagliardi che battono le selve dietro le fiere, e parecchi ne rapisce: così Clito, così Cefalo, così Orione, così specialmente Titono. Bello e amabile è Titono quando E. lo rapisce, e tanto è l'amore ch'essa gl'ispira, che s'induce a chiedere per lui da Giove l'immortalità. E la ottiene; ma si dimentica di chieder pure l'eterna giovinezza. Talché dopo un certo numero di anni felici, ecco che un giorno Titono incomincia a incanutire. Comincia allora E. ad evitare la compagnia di colui dal quale sembrava prima non potersi mai separare; lo cura tuttavia ancora, sinché la vecchiaia non l'ha reso insopportabile alla vista dell'eternamente giovane E. E allora essa lo rinchiude in una stanza, dove Titono non può neanche più muoversi, e solo fa udire di continuo il tenue suono della sua voce, come una cicala, nella quale appunto secondo una leggenda è alla fine trasformato. Titono è una personificazione del giorno nelle sue varie fasi. Figli di E. e di Titono sono Memnone ed Ematione.
L'arte figurata degli antichi suole rappresentare E. riccamente vestita, con ali agli omeri, talora fornita d'una cuffia (a riparo contro la rugiada e il fresco venticello del mattino), talora in atto di spandere da una brocca la rugiada sulla terra. Spesso le si attribuiscono cavalli alati; spesso precede il cocchio del Sole. Particolarmente l'arte antica predilige la rappresentazione dei momenti in cui E. rapisce i suoi amanti: bello soprattutto un gruppo acroteriale di Delo. La pittura italiana ha dato il notissimo capolavoro di Guido Reni nel palazzo Rospigliosi a Roma.
Bibl.: A. Rapp, in Roscher, Lex, der griechischen und römischen Mythologie, I, i (1884-1886), coll. 1252-1278; J. Escher, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, ii (1905), col. 2657 segg.; L. Preller, Griechische Mythologie, 4ª ed. di C. Robert, I, Berlino 1920 segg., p. 440 segg.