eosinofilo
Cellula responsabile di buona parte delle alterazioni riscontrabili nei tessuti e nelle mucose sede di flogosi allergica. Sono state distinte almeno due sottopopolazioni di eosinofili in base al loro gradiente di sedimentazione (gel Percoll) e denominate eosinofili normodensi e ipodensi. Gli eosinofili ipodensi rappresentano in realtà lo stato di attivazione di queste cellule, le quali hanno liberato e liberano i mediatori e le citochine che sono in grado di produrre, dopo essere state attivate principalmente dal PAF (Platelet activating factor), dalle interleuchine IL-3 e IL-5 e da fattori di derivazione fibroblastica (TGF-β, Transforming growth factor beta; GM-CSF, Granulocyte macrophage colony-stimulating factor). Sebbene una differenza nel numero assoluto degli eosinofili ipodensi sia stata riscontrata anche a livello del sangue periferico dei soggetti con AB rispetto ai soggetti normali, il test di analisi su gradiente di densità non sembra fornire dati precisi soprattutto in soggetti con modesta eosinofilia, e non sembra costituire quindi una metodica di valido aiuto diagnostico. Sulla membrana degli eosinofili sono presenti recettori per varie molecole quali recettori per le immunoglobuline (IgE; IgG, IgA), per componenti del complemento, per citochine e mediatori. Gli eosinofili provocano le lesioni soprattutto mediante la liberazione di proteine basiche quali: (a) la proteina cationica eosinofila (ECP, Eosinophil cationic protein); (b) la proteina basica maggiore (MBP, Major basic protein); (c) la perossidasi eosinofila (EPX, Eosinophil peroxidase). La concentrazione di queste proteine è correlata con il numero degli eosinofili, con lo stato di attivazione di queste cellule nella sede della flogosi e quindi con la gravità della malattia. Così, il dosaggio della ECP per es., nei secreti bronchiali o nasali ottenuti con tecniche di lavaggio, anche dopo stimolo, può fornire indicazioni sullo stato di attività della malattia, anche nei periodi clinicamente asintomatici, nonché sugli effetti della terapia praticata. La persistenza degli eosinofili può essere utile per discriminare il persistere dell’attività di malattia. Va inoltre rilevato che nell’escreato dei soggetti affetti da AB possono essere evidenziati macroscopicamente stampi di muco dei piccoli bronchi (spirali di Curschmann) e, microscopicamente, cristalli di Charcot-Leyden espulsi dagli eosinofili. Tali reperti hanno oggi un significato storico più che una reale applicabilità clinico-diagnostica.