epatocarcinoma
Neoplasia primitiva del fegato, costituita da epatociti maligni, che danno luogo spesso alla formazione di lobuli epatici neoformati. L’e. è fra i tumori maligni più diffusi nel mondo, correlato strettamente alla presenza di un’epatite cronica cirrogena da virus B o C (l’incidenza è circa 100 volte superiore rispetto ai soggetti non infetti). I meccanismi di rigenerazione cellulare propri dell’epatite cronica potrebbero favorire l’emergenza di cloni maligni di epatociti; inoltre, nell’epatite B il DNA del virus può essere integrato in quello della cellula epatica già tumorale, e in quelle adiacenti normali, favorendo la carcinogenesi; qualsiasi agente che causa un danno alle cellule del fegato, e ne favorisce secondariamente la riproduzione, rende infatti il DNA di queste cellule più suscettibile ad alterazioni geniche. L’ecografia epatica periodicamente eseguita nei pazienti con epatite cronica e con cirrosi è il primo presidio diagnostico per una diagnosi precoce di epatocarcinoma. Secondariamente, sono utili TAC e RMN. La prognosi per questa malattia è molto spesso infausta, a meno che non si intervenga con un trapianto di fegato prima della comparsa di metastasi; anche il trapianto, tuttavia, è condizionato dalla presenza di una carica virale infettante. Altre terapie sono: chemioembolizzazione, resezione chirurgica (crio- o termoablazione, ablazione con radiofrequenza) del lobo interessato dal tumore. La radioterapia non è efficace nell’epatocarcinoma.