epiciclo
. Nell'astronomia tolemaica ogni pianeta percorre un piccolo cerchio, detto e., il cui centro percorre un cerchio massimo, detto deferente, eccentrico rispetto alla Terra.
A questi due moti, sufficienti alla teoria dei pianeti superiori (Marte, Saturno e Giove) e di Venere, occorre aggiungere il moto dell'ottava sfera che impartisce a tutti i centri dei deferenti un moto di lenta retrogradazione. In conclusione quindi il moto di ciascuno di questi pianeti, vale a dire nel caso generale, è provocato da tre ‛ motori ' (escludendo ovviamente quello del moto diurno): uno, quello dell'ottava sfera, in quanto comune a tutti i pianeti (salvo la Luna); gli altri due, in quanto propri di ciascun pianeta. Tuttavia per Venere, che D. considera in modo particolare (Cv II V 16-17), uno di questi due motori è già quello del Sole, poiché il movimento del centro dell'e. di Venere è lo stesso di quello del Sole. Ma ciò non ci autorizza a concludere che Venere giri attorno al Sole, poiché nel Medioevo i movimenti del Sole e del centro dell'e. di Venere erano comuni solo in coordinate angolari: cioè i centri del Sole, dell'e. di Venere e della Terra sono sulla stessa linea, ma le distanze dei primi due rispetto al terzo non sono le stesse: i due pianeti non stanno nella stessa ‛ sfera '.
D'altra parte, nel XIII secolo, dopo la traduzione del De Aggregationibus di Alfragano e la Theorica planetarum di Campano di Novara, resta inteso che, per ogni pianeta, la figura sferica avente la Terra come centro e compresa tra la più grande e la più piccola distanza dalla Terra che il pianeta può occupare, costituisce la ‛ sfera ' o il ‛ cielo ' di questo pianeta, e così pure che le ‛ sfere ' dei pianeti, tutte concentriche di conseguenza, si succedono secondo un ordine determinato, senza compenetrarsi: ogni sfera ha, come limite inferiore, il limite superiore della sfera che la precede e, come limite superiore, il limite inferiore della sfera che la segue. Per designare dette sfere D. normalmente si serve del termine cielo, ma si vale anche del termine epiciclo (Pd VIII 3): il terzo epiciclo è infatti il cielo di Venere, terzo pianeta secondo l'ordine delle sfere, dopo Luna e Mercurio (cfr. Cv II III 7).
A creare maggior confusione, D. riprende gli stessi termini di cielo e spera a proposito dell'e. (Cv II III 16-17), per rilevare che quest'ultimo è, per ogni pianeta, di un'essenza differente da quella del suo deferente: formulazione tanto più sviante in quanto il moto del pianeta sul suo e. e quello del centro dell'e. sul suo deferente, si effettuano ciascuno esclusivamente su di un piano e non su di una superficie sferica. Occorre tener presente che questi due piani non si confondono, vale a dire che l'asse dell'e., attorno a cui si svolge la rotazione del pianeta, è inclinato sul piano del deferente allo stesso modo in cui il piano del deferente è inclinato su quello dell'eclittica (cfr. Alfragano De Aggregat. XII " Circuli autem breves quinque planetarum declinant a circulis suis egressae cuspidis alia declinatione ").