EPIDIDIMO (dal gr. ἐπί "sopra" e δίδυμος "testicolo")
È un corpo allungato, della lunghezza di circa cinque centimetri, che si trova applicato sul margine postero-superiore del testicolo, o didimo. L'estremità anteriore, o testa, è arrotondata, aderente al testicolo; l'estremità posteriore, o coda, si continua col dotto escretore principale del secreto spermatico, o deferente. Il tratto intermedio dell'organo, o corpo, si presenta appiattito ed è separato dal testicolo da un diverticolo della tunica vaginale propria.
Riguardo alla struttura dell'epididimo possiamo in essa distinguere un involucro fibroso, o albuginea, e un tessuto proprio dell'organo. L'albuginea, che avvolge l'epididimo, presenta in corrispondenza del margine postero-superiore del testicolo, fra questo e l'epididimo, un ispessimento notevole che si chiama corpo di Highmoro. Il tessuto proprio dell'epididimo è costituito dai soli dotti escretori della ghiandola seminale e cioè: da tubuli che seguono ai tubuli seminiferi contorti del testicolo e sono situati nel corpo dittighmoro (questi portano il nome di tubuli retti e di rete di Haller) e da altri tubuli i quali occupano lo spessore dell'epididimo propriamente detto e portano i nomi di coni efferenti e di dotto dell'epididimo, il quale ultimo, in corrispondenza della coda dell'epididimo, si continua col dotto deferente. I tubuli si presentano rivestiti d'epitelio cilindrico fornito di ciglia; nel dotto dell'epididimo tale epitelio di rivestimento è pluristratificato. I coni efferenti sono situati in un tessuto connettivo areolare di sostegno, abbastanza resistente: nei vecchi tale tessuto connettivo attorno ai tubuli epididimarî prolifera, venendo così a formarsi piccole dilatazioni cistiche dei tubuli, frequenti a osservarsi specie in corrispondenza della testa dell'epididimo.
L'epididimo, come il testicolo, presenta rapporti importanti con la tunica vaginale propria, la quale avvolge nella sua quasi totalità la ghiandola seminale (didimo ed epididimo), con gli altri involucri e con i vasi sanguigni. Il fascio vascolo-nervoso all'uscita dall'ilo del testicolo viene ad applicarsi al margine dell'epididirno: viene in tal modo a costituirsi quella zona vascolare formata dal margine postero-superiore del testicolo e dal margine mediale dell'epididimo, zona non ricoperta dalla tunica vaginale propria e pericolosa per alcuni interventi operativi sulla regione. I rapporti fra didimo ed epididimo non sempre seguono la norma ricordata; si possono talora osservare inversioni di posizione fra il testicolo e il suo organo escretore. Vanno ricordati ancora i resti embrionarî che abbastanza di frequente si trovano annessi all'epididimo.
Le principali malattie dell'epididimo sono rappresentate dalle epididimiti, o infiammazioni aventi sede prevalentemente nell'epididimo (orchiepididimiti d'alcuni autori), dalle neoplasie primitive dell'epididimo e dalle cosiddette cisti epididimarie.
Le epididimiti si distinguono: per il decorso in acute, subacute e croniche; per la natura in blenorragiche, tubercolari e di genesi più varia, non sempre bene precisabile. L'epididimite blenorragica s'inizia nella coda dell'epididimo, non suppura, dà tumefazione e induramento uniformi dell'organo, è unilaterale, di rado è accompagnata da funicolite, mentre esiste una secrezione più o meno evidente dell'uretra. La tubercolare ha inizio nella testa dell'epididimo, suppura e fistolizza facilmente, dà tumefazioni e indurimenti dell'organo a nodi, è spesso bilaterale e accompagnata da funicolite e da prostatite, non invece da secrezione, almeno rilevante, dell'uretra. Esistono anche epididimiti fibrose delle quali non è ben precisabile la natura. Nelle epididimiti il tessuto connettivo areolare dell'organo si presenta più o meno infiltrato d'elementi parvicellulari; la retrazione che segue poi all'infiammazione di tale tessuto può produrre obliterazione del dotto dell'epididimo e, se la lesione è bilaterale, per tale obliterazione il paziente può divenire inetto a fecondare.
Le neoplasie, non rare per il testicolo, si presentano invece raramente quali primitive dell'epididimo: tali furono descritte fra le benigne il leiomioma, fra le maligne il cancro. Anche la sifilide è rara come forma localizzata dell'epididimo: in genere essa è localizzata al testicolo
Le cisti epididimarie, o cisti spermatiche, si presentano a sede sopraepididimaria, di piccolo volume, in numero anche rilevante, o a sede sottoepididimaria, in genere uniche, di grandezza maggiore. La genesi di tali cisti è varia: le multiple possono essere conseguenti a fatti di sclerosi epididimaria, specie nei vecchi; le uniche possono rappresentare talora un vero tumore, o limangioma cistico.
La terapia delle epididimiti è conservativa nelle forme blenorragiche a qualunque decorso; conservativa pure nelle forme acute di più varia natura se non suppurative, può richiedere intervento chirurgico nelle forme croniche tubercolari e di genesi meno precisabile. Nella epididimite cronica tubercolare più particolarmente si possono praticare varî interventi e cioè: cura conservativa generale, tenendo sempre presente che l'affezione è in genere secondaria ad altre localizzazioni dell'infezione particolare; iniezioni modificatrici endoepididimarie e le medesime eseguite in via centrifuga per il dotto deferente; estirpazione dell'epididimo, parziale o totale con ablazione del deferente, conservando il testicolo; castrazione, cioè asportazione di tutta la ghiandola seminale. Per le neoplasie s'è in genere costretti alla castrazione; per le cisti spermatiche si eseguisce di regola l'estirpazione del tumore cistico. L'asportazione del solo epididimo col deferente (o epididimodeferentectomia) si pratica isolando, dall'interno della cavità vaginale, il margine mediale dell'epididimo dai vasi che lo seguono, per non ledere questi ultimi e quindi per non produrre lo sfacelo della ghiandola seminale che verrebbe in tal modo privata dei suoi vasi nutritizî. In tale atto operativo fu anche proposto l'innesto del deferente sul didimo, ma ciò nella pratica non è il più delle volte possibile.