EPIMACHIA (ἐπιμαχία)
È il termine che presso gli scrittori greci sta a indicare un'alleanza con cui i contraenti si obbligavano a una reciproca difesa in caso di attacco nemico (ἤν τινες ἴωσιν ἐς τὴν γῆν πολέμιοι καὶ κακῶς ποιῶσι). Nei documenti epigrafici il concetto di epimachia è conglobato in quello di simmachia, alleanza offensiva e difensiva, con la quale i contraenti si obbligavano ad avere gli stessi nemici e gli stessi amici (τοὺς αὐτοὺς ἐχϑροὺς καὶ ϕίλους νομίζειν). Il rapporto fra i due concetti viene invece chiarito da Tucidide in tre passi (I, 44,1; V, 27,2; V, 48,2) da cui appare come l'epimachia venisse a essere un elemento della simmachia, quello strettamente difensivo, che poteva essere isolato e fatto oggetto di speciale trattato. E ciò spiega come la parola epimachia non apparisca nei documenti epigrafici, in cui non era necessaria, perché le condizioni della simmachia venivano indicate per disteso, e come Tucidide stesso se ne serva soltanto in casi particolari (usando del resto sempre il termine simmachia anche quando si tratti di epimachia), quando voglia contrapporla alla simmachia di "comuni nemici e comuni amici", per indicare un compromesso di carattere squisitamente diplomatico.
Bibl.: G. Gilbert, Handbuch der griech. Staatsalterthümer, Lipsia 1885, II, p. 387; T. Thalheim, 'Επιμαχία, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, col. 159 seg.; W. Schwahn, ibid., IV A, col. 1102 segg.; Busolt-Swoboda, Griechische Staatskunde, 3ª ed., Monaco 1920-26, p. 1255; A. Ferrabino, L'impero Ateniese, Torino 1927, pp. 23 ,131, 232, 234.