EPIMENIDE (᾿Επιμενίδης, Epimenâdes)
Sacerdote e teologo cretese contemporaneo di Solone che, secondo la leggenda (Paus., i, 14, 4; Diog. Laert., i, x, 109), per quaranta o cinquantasette anni dormi in una grotta. E. Q. Visconti, tenendo presente la leggenda e il passo di Pausania dov'è detto che una sua statua era davanti al tempio di Trittolemo ad Atene, identificò come ritratto di E. una copia romana del Museo Vaticano di un originale greco del V sec. a. C., che rappresenta un vecchio barbuto con i capelli annodati sulla fronte. È stato notato che la testa apparteneva a una statua col busto eretto, posizione che non si addice a un dormiente sicché la maggioranza degli studiosi ritiene oggi che negli occhi chiusi l'artista abbia reso in modo ingenuo e primitivo la cecità e che pertanto l'immagine rappresenti Omero. È da notare che, oltre a sei repliche con gli occhi chiusi, ne esiste una settima con gli occhi aperti, per una variante che si deve al copista. L'archetipo, ch'era in bronzo, può essere ricondotto al gruppo costruito, secondo Pausania (v, 26, 2), da Dionysios d'Argo e da altri artisti nel 460 a. C. per Mikytos ad Olimpia.
L'indirizzo stilistico della corrente peloponnesiaca è riconoscibile non solo nello schematismo geometrico della costruzione, ma anche nel rendimento dei capelli a ciocche lunghe, scarsamente ondulate, incornicianti la fronte. La replica migliore del supposto E. è nella Gliptoteca di Monaco; la copia del Vaticano proviene da una variante più tarda, del 360 a. C. circa. Un'identificazione di E. proposta dallo Schefold e poi abbandonata è nel rilievo raffigurante un vecchio appoggiato a un tronco d'albero, davanti a una Musa, nei Musei Capitolini, databile intorno al 250 a. C.
Bibl.: L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, nn. 6 e 7 (con bibl. precedente); K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, pp. 62 e 203; rilievo dei Musei Capitolini, pp. 130-131.