ÉPINAY, Louise-Florence-Pétronille Tardieu d'Esclavelles, detta Madame d'
Nacque a Valenciennes l'11 marzo 1726 dal barone Luigi Gabriele (1665-1736) e da Florenza Angelica Prouveur, e morì a Parigi il 17 aprile 1783. Il suo infelicissimo matrimonio (1745) col cugino Dionigi Lalive signore d'Épinay (1724-1781); i continui tradimenti e le folli prodigalità del marito; il suo amore per il Dupin de Francueil, e poi l'altro, durato fino alla morte, per il Grimm; i suoi rapporti letterarî e non letterarî col Voltaire, col Diderot, col cenacolo dei D'Holbach e segnatamente col Rousseau; insomma i principalî casi della sua vita sono narrati da lei medesima in un'autobiografia in forma di romanzo, pubblicata in piccola parte nel 1818 e più volte ristampata col titolo di Mémoires de madame d'Épinay. Ma soprattutto interessano, per l'Italia, i suoi rapporti con taluni Italiani dimoranti a Parigi, quali il Goldoni, di cui recensì Le bourru bienfaisant; il Piccinni, che sostenne a spada tratta nella famosa querelle tra gluckisti e piccinnisti; e segnatamente la sua amicizia fraterna con l'abate Ferdinando Galiani (v.), che, presentatole nel 1759 dal Grimm, divenne ben presto il beniamino della sua casa parigina in Rue Sainte-Anne e delle sue villeggiature alla Chevrette e alla Briche, e col quale, dopo ch'egli fu richiamato a Napoli (1769), tenne attivo carteggio, costituito, oltre di quelle di lui, di circa trecento lettere di lei (per una metà ancora inedite), le quali, mentre costituiscono una fonte di primo ordine per la vita politica, letteraria, teatrale, musicale e mondana parigina per gli anni 1769-1782, sono anche, dal punto di vista psicologico e letterario, il suo capolavoro. Sempre debole di salute e afflitta negli ultimi suoi anni da una dolorosissima idropisia, ebbe tuttavia la tenacia non solo di collaborare assiduamente alla Correspondance littéraire del Grimm, ma altresì di pubblicare nel 1774, e ripubblicare molto accresciute nel 1781, le Conversations d'Émilie, trattato pedagogico, premiato dall'Accademia di Francia (1783) su proposta del D'Alembert. Dei suoi figli, Louis (1746-1813), consigliere al parlamento di Rennes, poi ufficiale dei moschettieri, le arrecò con le sue follie quasi gli stessi dolori che il marito; Angélique (1748-1813) scrisse, anche lei, lettere deliziose al Galiani.
Bibl.: Oltre alle opere di Voltaire, Diderot, Rousseau, Grimm, F. Galiani, v. Sainte-Beuve, Causeries du lundi, II; Perey-Maugras, La jeunesse de madame d'É., Parigi 1893; id., Dernières années de madame d'É., Parigi 1894; A. Legros, Madame d'É. valenciennoise, Valenciennes 1920; F. Nicolini, La signora d'É. e l'abate Galiani, Bari 1929. Gli autografi delle lettere della d'E. al Galiani sono posseduti, a Napoli, dalla Società di storia patria.