EPINICIO (gr. ἐπινίκιον)
Nome tradizionale del componimento lirico destinato a celebrare una vittoria, e in particolare una vittoria nelle gare atletiche e nei concorsi di abilità tecnica. In origine è soltanto aggettivo, applicabile a ogni opera o azione connessa con la vittoria, p. es. a sacrifici e offerte votive. Nella storia della melica greca l'epinicio acquista la massima importanza per merito di Pindaro. Ma il confronto con Bacchilide insegna che una tradizione poetica s'era già formata, e il genere aveva certe sue caratteristiche e certe sue leggi. Elementi più o meno costanti: lodi del vincitore, della sua stirpe, della sua città, invocazione delle divinità protettrici, riflessioni morali suggerite dalla vittoria stessa o da circostanze particolari. Questi varî elementi possono essere anche accennati piuttosto che svolti; ma raramente il poeta rinunzia a una parte narrativa, in cui un mito o una leggenda viene a formare il vero centro dell'interesse artistico, dando un valore accessorio a tutto il resto. Lo sviluppo del mito raggiunge il limite massimo nella IV Pitica (composta di 300 versi), un poema lirico sull'impresa degli Argonauti, presentato in occasione d'una vittoria agonistica di Arcesilao re di Cirene.
La grandiosità d'un epinicio non dipende tanto dall'ispirazione e dalla volontà del poeta, quanto dalla posizione sociale e dai mezzi di cui dispone il vincitore. Una grande composizione lirica non poteva essere eseguita senza grandi spese, e tra le spese, come apparisce dagli accenni di Pindaro stesso, aveva un posto eminente la somma destinata ad eccitare l'estro del poeta. Questi lavora su commissione, per conto del vincitore o di qualche suo parente o amico. Per l'esecuzione si sceglie per lo più l'opportunità di un banchetto solenne. Una forma più modesta di epinicio è la serenata eseguita da un crocchio d'amici sulle porte del vincitore, o sul posto della vittoria, o al suo ritorno in patria. È il komos, col cui nome si connette l'encomio, genere molto affine all'epinicio.
Bibl.: Oltre alle opere relative a Pindaro e a Bacchilide, e le trattazioni generali di lettura greca, v. O. Crusius, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI col. 183; G. Coppola, Introduzione a Pindaro, Roma 1931.