EPIRUS
Provincia romana.
Dopo le alterne vicende della prima metà del II sec. a. C. che vide le popolazioni epirote incerte nella lotta contro Antioco III, poi alleate dei Romani contro gli Etoli, e infine dei Macedoni contro i Romani, la battaglia di Pidna stabilì senza ulteriori contrasti il dominio di Roma sulla regione. Gli anni dopo il 167 a. C. significarono per l'Epiro la fine di ogni forma istituzionale autonoma, il termine del potere politico, sancito dallo scioglimento della lega epirotica, ed anche un grosso depauperamento del patrimonio economico e civile e della consistenza demografica: le città furono distrutte e le mura smantellate; nel 148 a. C. la regione epirota fu inglobata nella provincia macedonica.
Le guerre civili della seconda metà del I sec. a. C. rafforzarono l'attenzione dei Romani verso la funzione strategica e politica delle basi navali epirote: Cesare decise l'invio di una colonia a Buthrotum (colonia Iulia B.), Butrinto, nel 44 a. C., ed Ottaviano la rinnovò dopo la battaglia di Azio (31 a. C.) così come dedusse suoi veterani in quest'ultima località, che unì amministrativamente con l'abitato detto di Nicopolis, civitas libera. L'istituzione della provincia di Achaia determinò il distacco della parte meridionale della regione epirota dalla Macedonia e la sua aggregazione alla nuova provincia.
Non si conoscono i motivi che portarono, nel corso del II sec. d. C., alla istituzione della provincia di Epiro. Il terminus ante quem è offerto dalla menzione dei procuratori imperiali che la governavano all'età di Antonino Pio: è verosimile che il distacco dell'Epiro, ossia della zona più impervia ed inospite, dall'Acaia, sia stato dettato da motivi economici, nel quadro dei tentativi di valorizzazione produttiva delle zone montane, compiuti già da Traiano e da Adriano. I risultati dovettero essere insignificanti, poiché molto spesso, in seguito, si ha menzione di magistrati che cumulavano cariche provinciali nell'Epiro con altre dell'Acaia, ma i problemi che avevano determinato la creazione della nuova provincia convinsero a mantenerla in vita fino al tardo Impero.
La provincia dell'Epiro comprese le regioni classiche dell'Epiro propriamente detto, dal fiume Aous o Viussa (Vijosë,Voiussa) e dal promontorio Acroceraunio (capo Linguetta) a settentrione al sinus Ambracicus (baia di Arta) a mezzogiorno; della Amphilochia, a levante di quest'ultima baia, e dell'Acarnania tra la stessa baia e il fiume Achebo; alla provincia furono aggregate anche le isole Ionie: Corcyra (Corfù), Leucas (Leucade, S. Maura), Ithaca (Itaca), Cephallenia (Cefalonia), Zacynthus (Zante). Degli scogli Strofadi più a S si parla come di terre dell'Achaia. I confini orientali della provincia sono assai incerti, anche nel tratto meridionale in cui il corso dell'Achebo la divideva in parte dall'Acaia. Il confine con la Macedonia si appoggiava verisimilmente al fiume Inachus, affluente di destra dell'Achebo, o alla catena del Pindo, attraverso il territorio dell'Athamania, rimasto per lungo tempo pressoché ignoto ai Romani. Più a settentrione la catena di Tymphe (Timfe) e il corso della Viussa completavano i confini con la Macedonia.
La morfologia del terreno determinò in ogni tempo la rete stradale epirota: la provincia peraltro non fu mai attraversata da alcuna via di grande comunicazione. Una strada, da Naupatto e dall'Etolia, penetrava in Acarnania e si biforcava a Phoetiae (presso Machalàs) verso il forcipe meridionale del sinus Ambracicus, e verso la sponda di levante della baia sino ad Ambracia (presso Arta), donde risaliva la valle dell'Arachthus (Arachthos) e le pendici dell'Imarus (Xerovouni) fino a Dodona, il maggiore centro religioso della provincia, unico consistente retaggio della cultura precedente la conquista romana. Da Ambracia una via costiera contornava le paludi a settentrione, valicava il fiume Oropus (Louros), scendeva ad Azio (presso Preveza) e risaliva la costa sino a Buthrotum, valicando il Thyamis (Kalamàs), poi a Phoenice e alla Viussa, donde proseguiva per Apollonia e Dyrrachium, ove si innestava nella grande rete viaria interprovinciale. Le comunicazioni dalla costa verso l'interno erano possibili mediante piste che seguivano il corso dell'Achebo e due vie, una che da Ambracia superava il Pindo e scendeva nel bacino del Caralius-Lethaeus, e l'altra che da Dodona e da Phoenice passava tra le catene del Timfe e del Lacmus (Peristeri) attraverso il passo del Metsovo verso il bacino del Peneus (Peneiòs): a Tricca (Trìkkala) entrambe le strade si congiungevano nel bacino del Leteo. Questa arteria, cammino millenario tra il basso Adriatico e il mare della Tracia, si collegava, per la valle della Viussa, ad Apollonia.
Pochi altri centri meritano di essere ricordati, oltre quelli già menzionati: tra essi, Oeniadae e Stratus nell'Acarnania, Pandosia sul basso corso dell'Acheron, Onchesmus (Sarandë, Santi Quaranta), di fronte a Corfù, Aulon (Vlorë, Valona) nella baia di Saseno, Antigonea (presso Tepelene) alla confluenza dell'Elacon (Drino) nella Viussa ed infine, nell'alto bacino del primo di questi fiumi, una Hadrianopolis. Nelle isole la distribuzione poleografica non mutò dal periodo preromano. Same a Cefalonia, come Corcyra, furono porti considerevoli. Il porto naturale di Azio fu in ogni tempo la maggiore via di accesso e lo scalo più animato della regione.
Con la riforma tetrarchica la provincia di Epiro, probabilmente arricchita di territorî montani a scapito della Macedonia, continuò a sussistere col nome di E. vetus, e il suo nome, con l'appellativo nova, fu dato alla parte della Macedonia che gravitava verso l'Adriatico: la capitale di questa nuova provincia fu Dyrrachium. La capitale dell'E. vetus restò ad Actia-Nicopolis.
Bibl.: G. F. Hertzberg, Histoire de la Grèce sous la domination des Romains, Parigi 1887-1890, passim; S. Accame, Il dominio romano in Grecia dalla guerra acaica ad Augusto, Roma 1946, e particolarmente ppp. 214-216 e 229-234; cfr. anche parzialmente: M. P. Nilsson, Studien zur Geschichte des alten Epeiros, Lunds Universitets Arsskrift, n. F., Afd. I, Bd. 6, n. 4, Lund 1909; G. Neale Cross, Epirus, Cambridge 1932; P. R. Franke, Alt-Epirus und das Königtum der Molosser, Kallmünz in Oberpfalz 1955; St. J. Oost, Roman Policy in Epirus and Acarnania in the Age of the Roman Conquest of Greece, Dallas 1954; P. Lêveque, Recherches nouvelles sur l'histoire de l'Epire, in Rev. Étud. Gr., LXX, 1957, p. 488 ss.