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EPONA

di M. Floriani Squarciapino - Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)
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EPONA (Epòna)

M. Floriani Squarciapino

Divinità dei cavalli e delle bestie da soma. Non è, come pensarono taluni studiosi, una delle più antiche divinità latine, ma è di origine celtica, come attesta il suo nome stesso che ricorda quello di altre divinità celtiche (Divona, Sirona, Ritona), la diffusione del suo culto in Gallia e Germania, il fatto che la maggior parte delle dediche trovate in Roma provengano dalla caserma degli equites singulares, che erano di origine barbarica.

Ella preservava dal malocchio gli animali, e quindi la sua immagine era posta nelle stalle, era invocata nelle gare circensi e dovette trovar posto, quindi, nei circhi, tanto è vero che una pittura che la raffigurava era stata trovata nel circo di Massenzio. Ella appare specialmente in rilievi e arule votive, in bronzi e, specialmente in Gallia, in figurine di terracotta. Il suo culto, diffusissimo in Gallia, si estende in Italia, Germania, nelle regioni renane e del basso Danubio (ove E. compare associata ad altre figure in composizioni bizzarre), in Spagna e nell'Africa settentrionale.

Il Reinach, cui si deve uno studio accurato delle rappresentazioni della dea, ha distinto due tipi: in uno, che è limitato alla Gallia, E. è rappresentata come una matrona che siede sulla groppa di un cavallo; nel secondo, che è diffuso anche in Italia e nelle province renane, danubiane e africane, E. appare quale matrona, stante o seduta, accompagnata sempre da due o più cavalli.

Tra gli esempi migliori del tipo gallico, che ha le sue origini nel I sec. d. C., ricorderemo il bel bronzo della Bibliothèque Nationale di Parigi, in cui la dea, diademata e seminuda, indubbiamente creata sotto l'influsso di prototipi ellenici, siede in groppa ad un cavallo seguito da un puledrino; e il rilievo di Gannat, in cui la dea, seduta sul cavallo, è severamente velata, ha il manto che le fa arco sul capo e reca in mano la chiave della scuderia.

Del secondo tipo, che potrebbe anche esser stato creato in Italia, ove è noto già dal 100 d. C., mentre appare solo assai più tardi nelle province, si hanno numerose varianti dipendenti sia dalla posizione della dea (stante o seduta) sia dal numero dei cavalli che la circondano e dalla loro posa: ora infatti di essi appaiono solo le protomi, mentre la parte posteriore è nascosta dietro al trono della dea (come nel rilievo di Stoccarda, di buona fattura, o in un caratteristico mattone scolpito dell'Antiquarium di Ostia), ora, invece, i cavalli avanzano con moto convergente verso di lei e mangiano pani o biada dalle sue mani o dal suo grembo (come nel rilievo di Sofia, in quello di Milano, nella pittura scomparsa dal circo di Massenzio, in una gemma di Adria). È opportuno ricordare che spesso E., nelle varie rappresentazioni, oltre ai cavalli, che sono il suo distintivo caratteristico, reca attributi di fortuna e fertilità, che sono comuni ad altre divinità (patera, cornucopia, frutta,. scettro, fiaccola). Recentemente il Benoit ha veduto in E. una dea protettrice dei defunti.

Bibl.: Dict. Ant., s. v.; R. Peter, in Roscher, I, 1890, cc. 1286-93, s. v.; S. Reinach, E. la déesse gauloise des chevaux, Parigi 1895; Archaeo. epigr. Mitt. aus Oesterreich, XI, 1887, pp. 14-15; Keune, in Pauly-Wissowa, VI, 1909, cc. 228 ss., s. v.; W. Schleiermacher, Studien an Göttertypen der römischen Rheinprovinzen, in 23. Bericht der röm.-germanischen Kommission, 1933, p. 109 ss.; A. Colombet, in Bull. Antiquaires de France, 1943-1944, pp. 211-218 (con la bibl. più recente); id., in Bull. Antiquaires de France, 1952-1953, p. 62 ss.; F. Benoït, Les mythes de l'outretombe. Le cavalier à l'anguipède et l'écuyère d'Epona (Coll. Latomus, III), Bruxelles 1950; id., La Epona de Alcóy, in Crónica del VI Congreso Arqueológico del S. E. Alcoy, 1950, Cartagena 1951, pp. 217-224; id., in Ant. Class., XX, 1951, pp. 84-97; E. Thévenot, in Bull. Antiquaires de France, 1948-1949, pp. 221-223; R. Magnen-E. Thévenot, Epona, déesse gauloise des chevaux, protectrice des cavaliers, Bordeaux 1953.

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