EPULIDE (dal gr. ἐπί "sopra" e οὖλις "gengiva")
Parola usata per la prima volta da R. Virchow in senso esclusivamente topografico per designare un'escrescenza gengivale indipendentemente dalla sua natura. Soltanto più tardi si definì per epulide un tumoretto a cellule giganti, duro, di color grigio roseo, liscio, che si sviluppa sulla gengiva a ridosso del colletto dentale o poco sopra, che cresce lentamente e invade l'alveolo, scardinando un po' per volta il dente. I canini e gl'incisivi ne sono colpiti a preferenza: talora la sua sede d'impianto è un alveolo, privo di dente. Col tempo la rilevatezza s'ulcera e sanguina, per l'irritazione meccanica prodotta durante la masticazione degli alimenti solidi. Tutti i medici concordano nel riconoscere la relativa benignità della neoformazione, che da taluno è considerata come espressione d'un'infiammazione cronica locale, da altri come un genuino tumore.
Tuttavia le epulidi debbono essere largamente asportate insieme con un certo tratto di periostio e d'osso circostante; debbono anche essere estratti i denti vicini che spesso, del resto, si trovano alterati. Le recidive, se l'asportazione è stata completa, sono eccezionali.