equalità
Latinismo, che nell'opera di D. occorre unicamente nella definizione di Dio in Pd XV 74 L'affetto e 'l senno, / come la prima equalità v'apparse, / d'un peso per ciascun di voi si fenno, / però che 'l sol che v'allumò e arse, / col caldo e con la luce è sì iguali, che tutte simiglianze sono scarse. Dal contesto risulta evidente che prima equalità va inteso nel senso di " perfetta eguaglianza " di tutti gli attributi divini, i quali " essendo infiniti, sono perfettamente commisurati fra di loro " (Sapegno).
In particolare, con la menzione che precede dell'affetto e del senno dei beati, si rimanda qui specificamente agli attributi divini dell'infinito amore e infinita sapienza, enunciati metaforicamente con il riferimento chiasmatico, che segue, alle rispettive operazioni (allumò e arse) nonché, questa volta in rapporto diretto rispetto alla formulazione iniziale, ma con nuova variazione chiasmatica rispetto a quella che precede, mediante la metonimia del caldo e della luce. Lo schema a-b / b-a / a-b, in cui sono disposti i tre dicolon, oltre che a rispondere a un'esigenza stilistica, sembra qui inteso a rilevare l'equivalenza perfetta dei due attributi - quale che sia poi, secondo le varianti interpuntive (per cui cfr. eguale, con valore dimensionale o d'intensità), il rapporto logico-sintattico della duplice metonimia. Per la lezione del testo critico, preferita alla variante qualità, v. Petrocchi, Introduzione 236.
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