equalmente (igualmente)
L'avverbio ricorre diciassette volte nell'opera di D.: nove nella Commedia (sempre. nella forma ‛ igualmente ') e otto nella prosa del Convivio (dove la forma etimologico-scolastica eq- occorre quattro volte), con accezione sia comparativa che assoluta, e con una varietà di notazioni, quanto al rilievo di ‛ uguaglianza ' , risultante dai rispettivi contesti.
L'accezione assoluta si rileva solo in Pd XXXIII 144 ma già volgeva il mio disio e 'l velle, / sì come rota ch'igualmente è mossa, / l'amor che move il sole e l'altre stelle: cioè come ruota che gira " con moto uniforme " intorno al proprio asse.
Le accezioni comparative vanno distinte secondo la diversa notazione: fisica e geometrica, in Cv II III 13 ciascuno [cielo], si lo nono come li altri, hanno un cerchio, che si può chiamare equatore del suo cielo proprio; lo quale igualmente in ciascuna parte de la sua revoluzione è rimoto da l'uno polo e da l'altro; il rilievo astronomico dell'equidistanza è espresso con l'avverbio anche in Cv III V 8, 13, 14 e IV XVI 8 (in tutti e quattro i luoghi si ha la forma equalmente). L'avverbio sta invece a rilevare l'unione astrale, in Cv II V 16 lo epiciclo si muove con tutto il cielo igualmente con quello del Sole (" l'epiciclo si muove insieme con l'intiero cielo del pianeta, ed in unione con quello del Sole ", Busnelli-Vandelli). Geometrica è in ultima analisi la notazione anche in Pg XXIX 11 quando le ripe egualmente dier volta (" svoltarono... quasi formando un medesimo angolo ", Sapegno).
Con valore quantitativo o intensivo, in If VII 76 Colui lo cui saver tutto trascende, / fece li cieli e diè lor chi conduce / sì, ch'ogne parte ad ogne parte splende, / distribuendo egualmente la luce; Pd IV 5 sì si starebbe un agno intra due brame / di fieri lupi, igualmente temendo; cfr. ancora Pd IV 26, XXVIII 69, XXXII 39, XXXIII 120, Cv I VIII 10.
Con valore qualitativo, in Pd II 105 Ben che nel quanto tanto non si stenda / la vista più lontana, lì vedrai / come convien ch'igualmente risplenda, sarà, cioè, " luce uguale, della medesima qualità... senza macchia né oscurità " (Parodi).
Va considerata a sé l'occorrenza di Cv I II 8 la propria loda e lo proprio biasimo è da fuggire per una ragione igualmente, si come falsa testimonianza fare, dove l'avverbio va sintatticamente riferito a fuggire, risultandone un senso modale (" parimenti ": nello stesso modo); tuttavia la posizione dell'avverbio dopo ragione sembra conferire a questo un valore aggettivale: e in effetti il senso logico è " per una ‛ medesima ' ragione ". V. EGUALE.