Equilibri tra organi costituzionali
Innanzitutto, va ricordata la vicenda relativa alla mozione di sfiducia presentata alla Camera dei deputati il 12.11.2010 la cui votazione è avvenuta un mese dopo (14.12.2010) in ragione della decisione, sollecitata dal Capo dello Stato («in nome dell’interesse generale del paese nelle attuali difficili vicende finanziarie internazionali») e formalizzata nell’incontro del 16.11.2010 fra il Presidente della Repubblica ed i Presidenti delle Camere, di dare la precedenza all’approvazione finale delle leggi di stabilità e di bilancio per il 2011. E, in merito al rapporto fiduciario, è stato il Presidente Napolitano, nel maggio 2011, dopo la nomina di nove nuovi sottosegretari, ad invitare i Presidenti delle Camere e del Consiglio dei ministri a «valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo», avendo rilevato l’ingresso nell’esecutivo di «esponenti di gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche» (e nel successivo mese di giugno il governo ha presentato relativa informativa in ciascuna Camera). Nel febbraio 2011 il Presidente della Repubblica, di fronte al preannunciato invio del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, ha comunicato al presidente del consiglio la non sussistenza delle «condizioni» per procedere all’emanazione del decreto legislativo «non essendosi perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega» come previsto dalla relativa legge delega (l. n. 42/2009). Il Presidente, dopo avere affermato di essere «costretto a non ricevere il decreto approvato dal Governo, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza», ha richiamato il governo sulla necessità di un pieno coinvolgimento del Parlamento, delle Regioni e degli enti locali nel procedimento di attuazione del federalismo fiscale e sull’opportunità di un clima di larga condivisione. Nel luglio 2011, in ragione dell’intervento del Presidente della Repubblica, il d.l. n. 98/2011 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria) è stato convertito rapidamente in legge (con plauso del Capo dello Stato che ha dimostrato apprezzamento per il «deciso concorso delle forze di opposizione» e gratitudine «al Parlamento per l’impegno e la determinazione con cui ha proceduto in tempi brevissimi all’esame e alla votazione del decreto legge» per rafforzare «la fiducia nell’Italia delle istituzioni europee e dei mercati»). Tale esito non si è ripetuto, in ragione del deterioramento del clima politicoistituzionale, in occasione del successivo d.l. n. 138/2011 (convertito nella l. n. 148/2011 con maxiemendamento e ricorso alla questione di fiducia).