equivocare
Il verbo è usato soltanto in Pd XXIX 75, al gerundio (ancor dirò, perché tu 'veggi pura / la verità che là giù si confonde, / equivocando in sì fatta lettura), nel senso di " intendere in modo equivoco ", e più particolarmente di " fraintendere " tra i diversi possibili significati di una stessa parola, quindi vicino a quello strettamente etimologico di " chiamare con uno stesso nome cose diverse " (così il Buti: " Quando lo vocabulo è uno e le significazioni siano varie, allora è equivocazione "; e cfr. il Del Lungo: " il verbo... è qui usato come proprio del linguaggio scolastico, per sinonimo di univocare, che valeva chiamare con ugual nome aequus... due cose diverse di specie sebbene appartenenti al medesimo genere "). L'equivoco, che sorge soprattutto sulla parola ‛ memoria ', consiste nell'attribuire agli angeli facoltà tipicamente umane.