ERACLEA al Latmo (‛θράκλεια ἡ πρὸς Λάτμω, Heraclēa ad Latmum)
Città della Jonia, situata alle falde sud-occidentali del monte Latmo, su una penisola protesa in fondo al piccolo golfo che dal monte stesso prende nome. Nei tempi più antichi il suo nome si confondeva con quello del monte e della regione: sappiamo che i Latmî fecero parte della confederazione ateniese, e che la città più volte dovette sostenere gli assalti dei vicini dinasti di Caria. È probabile che, dopo la battaglia d'Isso, divenisse la capitale del piccolo stato dato a Plistarco, fratello di Cassandro, e mutasse il suo nome in quello di Πλειστάρχεια: certo sono circa di questa età le mura che circondano la città per oltre 6 km. (uno dei più begli esempî di fortificazione ellenistica), ed è questo il periodo in cui essa raggiunse la maggiore prosperità. Monete d'argento e di bronzo, con i tipi di Atena e di Ercole, coniò sul principio del sec. II a. C., dopo la battaglia di Magnesia sul Meandro, e poi, solo di bronzo, durante l'impero. In età cristiana ebbe notevole importanza e fu sede di vescovado; il suo nome reca allora l'aggiunta, d'incerta interpretazione, 'Ογμοῦ. Restano, oltre le mura, il tempio della dea protettrice, Atena, quasi intatto, il buleuterio, un santuario rupestre, forse dedicato a Endimione, il teatro, case e costruzioni minori, ecc. D'età bizantina è il convento fortificato nell'isola avanti alla città.
Bibl.: L. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 431 seg.; F. Krischen, Die Befestigungen von Herakleia am Latmos, Berlino-Lipsia 1922, in Th. Wiegand, Milet, III, fasc. 2; Th. Wiegand, Der Latmos, Berlino-Lipsia 1913; ibid., III, fasc. 1, ecc.