ERACLEA MINOA
(v. vol. III, p. 392 e S 1970, p. 310)· - Gli scavi degli anni '50 e '60 con la scoperta della cinta muraria e del teatro avevano fatto conoscere il perimetro della città antica e le caratteristiche delle fortificazioni, nei vari periodi dal VI al IV-III sec. a.C., e nello stesso tempo l'edificio per spettacoli, che ha sollevato complessi problemi di conservazione a causa della tenera pietra di marna in cui è costruito. Negli anni '70 e '80 gli scavi si sono svolti in particolare nell'area dell'abitato ellenistico-romano repubblicano a S del teatro, dove si conservano due diversi strati monumentali, relativi a due impianti cittadini cronologicamente distinti.
Il primo strato di superficie (abitato I) risulta composto di modesti edifici dalla struttura piuttosto irregolare e, a quanto pare, ricalcanti approssimativamente lo schema delle strade precedenti. Tale impianto, limitato alla parte occidentale del pianoro, non sembra avere avuto uno sviluppo continuo e intensivo: esso consiste in blocchi discontinui e diradati, in probabile rispondenza con il carattere di colonizzazione agricola che avrebbe presentato il popolamento della città da parte di P. Rupilio al termine della prima guerra servile nel 132 a.C., circostanza storica cui va riferito l'abitato dello strato.
Le case di tale abitato, databile pertanto nel II-I sec. a.C., appaiono organizzate in blocchi, su terrazzamenti meno regolari e articolati dell'impianto precedente. Alcune di esse sono addossate ai muri di analèmmata della cavea teatrale e circondano l'area dell'orchestra, trasformatasi evidentemente, una volta caduto in abbandono il teatro, in un grande spiazzo libero, probabilmente acquitrinoso. Le case hanno un cortiletto talora irregolare, e non manca il caso di un blocco di abitazioni, la cui fronte prospetta con un portichetto sull'area dell'orchestra abbandonata del teatro. Strati di crollo e di distruzione confermano la datazione dell'impianto dagli ultimi decenni del II sec. a.C. alla metà del I sec. a.C., quando la città cessa di esistere, per concorde silenzio delle fonti e dei dati di scavo.
Al di sotto dell'impianto dello strato I si sono conservati - in parte messi in luce - i resti di un impianto più antico (abitato II), databile nel IV-III sec. a.C., esteso sull'intero altopiano, anche a E del muro interno di fortificazione. L'impianto dello strato II è da ritenere contemporaneo al teatro e al periodo di maggiore sviluppo della città; esso si articola in un sistema regolare caratterizzato da ampie terrazze digradanti verso O e verso S e da una serie di strade parallele E-O, entro le quali sono compresi isolati di tipo allungato; di queste strade sono stati messi in luce due tracciati larghi m 5, incrociati da altri due orientati N-S e larghi m 7,50-9,00, riutilizzati nella fase successiva. La pianta delle case si presenta regolare: al centro è un cortile, ora coperto con piano superiore di abitazione, ora scoperto con cisterna e ambienti intorno, a cui si accede dalla strada a S mediante un corridoio, fiancheggiato da un vano-bottega aperto sulla strada medesima.
Le pareti intonacate, le cornici di stucco e i resti di pavimento tessellato attestano la particolare fioritura dell'abitato nel corso del III-II sec. a.C. La struttura muraria consiste in un basamento di pietre e in un elevato in mattoni crudi, disposti a strati regolari di formelle, e talora in una gettata di fango, in alcuni casi conservata in misura consistente.
Segni dell'influenza punica sono evidenti nella tecnica con struttura a telaio, in particolari categorie di oggetti e nel notevole numero di monete del tipo siculo-punico: aspetti della storia di una città di confine, alla foce del fiume Halykos (odierno Platani) che ha segnato dapprima nel VI-V sec. a.C. il limite tra la chòra agrigentina e quella selinuntina, e nel IV-III sec. quello tra le epicrazie punica e greco-siceliota.
Bibl.: E. De Miro, G. Fiorentini, Attività della Soprintendenza alle antichità della Siciliá centro-meridionale negli anni 1968-72, in Atti del III congresso internazionale di studi sulla Sicilia antica, Palermo 1972 (Kokalos, XVIII-XIX, I972-1973), Palermo 1973, p. 238 ss.; E. De Miro, La casa greca in Sicilia, in φίλιας Χάριν. Miscellanea di studi classici in onore di E. Manni, II, Roma 1980, p. 716 ss.; E. De Miro, V. Tusa, Sicilia occidentale, Roma 1983, p. 175 ss.