Eraclito
Filosofo greco, uno dei maggiori rappresentanti della filosofia presocratica, nato a Efeso e vissuto tra la fine del VI e la prima metà del V secolo a.C. (circa 560-420).
Tradizionalmente considerato l'antagonista della dottrina eleatica dell'essere eternamente immobile, E. poneva la realtà come divenire in un incessante nascere e perire, in cui l'essere si rivela come coesistenza di contrari infinitamente molteplici (famosi i detti " tutto scorre ", " nessuno può calarsi due volte nello stesso fiume "). Sostanza del mondo e sua causa è quindi il Logos, come soffio vitale e ragione eterna immanente all'uomo e alle cose. Corrispondente a esso, il fuoco è il principio da cui deriva e in cui tutto ritorna, non solo nella vicenda dei singoli ma anche in quella del cosmo: periodiche conflagrazioni universali segnano il concludersi di un ciclo cosmico e lo schiudersi di un altro. Di E. ci rimangono pochi frammenti di un'opera Sulla natura, di stile enigmatico e oracolare, di linguaggio polivalente e allusivo.
Alla scarsezza delle notizie sulla sua vita la tradizione ha supplito, anche sulla base dei suoi frammenti, delineando in E. la figura del filosofo solitario, sdegnoso, spregiatore delle ricchezze e del sapere comune e, per il suo linguaggio, oscuro e profondo (da cui il ricorrente appellativo di " tenebroso ").
D. enumera E. tra i filosofi pagani del Limbo in If IV 138 Dïogenès, Anassagora e Tale, / Empedoclès, Eraclito e Zenone. Quest'unica muta presenza (come nel caso di altri limbicoli) non chiarisce quale grado di conoscenza D. avesse della filosofia di E.; ma è certo che Aristotele parlava in più luoghi delle sue dottrine in concomitanza con gli altri presocratici citati da D. (ad es., Metaph. I 3, 6, III 5, IV 6; An. I 2; Eth. nic. II 2, VIII 2; Phys. I 2, 6, III 5, VII 3, 8; Cael. I 10, III 1; Reth. III 5), mentre in Metaph. I 3, 987 a 29 ss. Ne ricordava l'ascendente su Platone: " [Plato] Cum Cratylo namque a puero conversatus et Heracliti opinionibus assuetus, tanquam omnibus sensibilibus semper fluentibus, et de eis non existente scientia, haec quidem etiam postea ita arbitratus est " (" Plato... opinionibus Heracliti, Ephesii philosophi, convenit " parafrasava Alberto Magno, Metaph. I IV 12; la notizia era presente in Apuleio De Dogm. Platonis I 2: " Et antea [Plato] quidem Heracliti secta fuerat imbutus ").
Peraltro (per non dire della fortuna del logos eracliteo nella patristica), in un testo ben presente a D., Cicerone ricordava lo studiato ermetismo del linguaggio di E. (" ita loquatur, ut non intelligatur. Quod duobus modis sine reprensione fit, si aut de industria facias ut Heraclitus, ‛ cognomento qui σχοτεινὸς [tenebroso] perhibetur, quia de natura nimes obscure memoravit ', aut cum rerum obscuritas, non verborum, facit, ut non intelligatur oratio, qualis est in Timaeo Platonis " Fin. II V 15; cfr. Divin. II LXIV 133), un ermetismo che esaltava, col misterioso celare della verità, il valore vaticinante e sacrale dei suoi messaggi (cfr. Girolamo Ad Jovin. I 1, Calcidio Comm. in Tim. 322). Ancora Cicerone ne celebrava il contemptus per la stoltezza del mondo (Tusc. V XXXVI 105, in coppia con Democrito; non ripreso da D. è il tòpos Democritus ridens-Heraclitus flens, derisione-compianto per l'umanità inconsapevole e la vanità del mondo. Cfr. anche Seneca Ira II X 5, Tranq. an. XV 2; Sidonio Apoll. Carm. II 171-172, Epist. IX X 14; di Seneca inoltre Epist. XII 6, LVIII 20). Comunemente ricordata è la cosmologia del fuoco di E. e l'origine ignea dell'anima (Cic. Acad. II XXXVII 118; Tertulliano De Anima 2, 5, 9, 14, 17, Apol. 47; Agostino Civ. VI 5; Calcidio Comm. in Tim. 280, cfr. 237, 351; Isidoro Etymol. VIII VI 20, 23; Rabano Mauro De Univ. XV 1). " Heraclitus physicus [dixit animam] scintillam stellaris essentiae " riportava Macrobio (Comm. in Somn. Scip. I XIV 20; " Heraclitus [solem] fontem caelestis lucis appellat " afferma in I XX 3). Ciò spiega come Marziano Capella (II 213) poteva ritrarlo nel suo olimpo pagano soffuso di fuoco: " Ardebat Heraclitus, udus Thales, circunfusus atomis Democritus " (" Heraclitus, gloriosus interpretatur " glossava Remigio d'Auxerre, Comm. In Mart. Cap., Ad l.; una breve dossografia su E. è in Vincenzo di Beauvais Spec. hist. III 32, 40 e 76 e in G. Burley De Vita et moribus philosoph. XLVII).