erastianismo
Termine coniato sul nome di Tommaso Erasto, autore dell’Explicatio gravissimae quaestionis (1589). Con tale termine si indica la dottrina politico-religiosa che subordina il potere ecclesiastico al potere civile. In realtà a Erasto appartiene la rivendicazione del potere di coercizione all’autorità civile anche in materia ecclesiastica, ma egli non arrivò a un’affermazione così estrema come quella a cui giunsero in Inghilterra, all’epoca dell’aspro conflitto fra gli Stuart e i puritani, alcuni dei membri dell’Assemblea di Westminster, che nel 1643 discussero e accolsero le sue tesi e vennero perciò denominati erastiani. A differenza degli erastiani, dapprima Hobbes e poi Locke distinsero tra controversie meramente teologiche, di pertinenza ecclesiastica, e questioni relative alla giurisdizione civile e politico-amministrativa, di pertinenza dello Stato. Nella lunga fase di definizione delle relazioni fra Stato e Chiesa, nei secc. 17° e 18°, il termine ricorre di frequente a designare la docilità del clero verso il sovrano nelle controversie giurisdizionali.