MATTIOLI, Ercole Antonio Maria
– Nacque a Bologna il 13 dic. 1640 da Valeriano, in un’antica famiglia bolognese: suo nonno, Costantino, fu senatore a Mantova per i Gonzaga; uno zio paterno, il gesuita Ercole (1622-1710), fu oratore di fama e autore di numerose opere morali (Fantuzzi).
Laureatosi allo Studio di Bologna in diritto, sposò una sua concittadina, Camilla Paleotti, dalla quale ebbe un figlio, ma né della moglie, né del figlio si hanno altre notizie. Nel corso degli studi apprese certamente bene il francese, se più tardi poté tradurre da questa lingua I dolci pensieri della morte, operetta pubblicata a Milano presso Lodovico Monza nel 1670. Molto presto – non è nota tuttavia la data – si impiegò come segretario al servizio del duca di Mantova Carlo II Gonzaga Nevers, ma alla morte di questo, nel 1665, fu allontanato dalla corte. Spinto dalla propria ambizione e aiutato dall’ottima cultura, dallo spirito pronto e dalla parola facile, il M. seppe entrare, tuttavia, nelle grazie del nuovo duca, Ferdinando Carlo, del quale fu consigliere, oltre che compagno allegro e piacevole, essendone ricambiato con la nomina a senatore soprannumerario con titolo comitale.
In occasione delle nozze del giovane duca con Anna Isabella Gonzaga, figlia maggiore di Ferrante (III) duca di Guastalla, il M. fece pubblicare Le virtù trionfanti per le faustissime nozze delle altezze serenissime di Ferdinando Carlo duca di Mantova, Monferrato ecc. e di Anna Isabella Gonzaga principessa primogenita di Guastalla ecc. Fantasia epitalamica composta e dedicata alla sacra cesarea maestà dell’imperatrice Eleonora Gonzaga… (Venezia 1670).
Inviso alla duchessa vedova, Isabella Clara d’Asburgo, e al suo potente ministro e favorito, il conte Carlo Bulgarini, che di fatto governavano il Ducato, il M., di nuovo allontanato da corte a causa del pericoloso ascendente goduto presso il giovane e debole duca, dovette rifugiarsi nella vicina Verona e in seguito a Venezia, dove sembra si fosse posto sotto la protezione dello zio gesuita. Introdottosi negli ambienti politici e diplomatici veneziani, offrì i propri servigi di giurista e consigliere a diversi regnanti italiani, attuando talvolta una politica dal doppio gioco, a causa della quale fu imprigionato a Genova con un’accusa di spionaggio a favore della duchessa reggente di Savoia, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. Tuttavia, la scarsa documentazione disponibile non consente di accertare la fondatezza di tutti gli avvenimenti nei quali il M. fu ritenuto coinvolto.
Certe e ben documentate sono invece le vicende che legano il M. all’affare della mancata vendita di Casale alla Francia da parte del duca di Mantova tra il 1678 e il 1679.
L’esiguo fascicolo del negoziato conservato nell’Archivio di Stato di Mantova, giudicato erroneamente da Luzio (p. 142) una grossolana falsificazione del M., è invece da ritenersi autentico alla luce della corrispondente e più particolareggiata documentazione in lingua francese, firmata dal re di Francia Luigi XIV, conservata negli Archives du Ministère des Affaires étrangères di Parigi, mediante la quale è ora possibile ricostruire gli avvenimenti nella loro completezza.
Il M. aveva mantenuto i rapporti con Ferdinando Carlo Gonzaga che, dedito ai divertimenti e alla vita lussuriosa, si recava spesso a Venezia, lontano dalle incombenze della politica e dai fastidi che gli procuravano le stremate finanze dei Ducati di Mantova e del Monferrato. Nei primi mesi del 1678, vistosi privare dalla Spagna del sussidio di 15.000 ducati annui, in precedenza concordato per il mantenimento di una guarnigione spagnola a Casale, il duca prestò orecchio alle lusinghe di Luigi XIV, che proponeva l’acquisto della piazzaforte di quella città in cambio di 100.000 scudi. La trattativa, avanzata dalla spia francese Benedetto Giuliani, fu condotta in prima persona a Venezia dal M., incaricato di organizzare, il 13 marzo 1678, un abboccamento notturno mascherato tra l’ambasciatore di Francia a Venezia, l’abate Jean-François d’Estrades, e il duca di Mantova. La pratica proseguì nella massima segretezza e il M. fu incaricato di recarsi in Francia con una lettera di accreditamento, con la quale gli si conferivano pieni poteri per discutere e firmare le condizioni del trattato in nome del duca. Ai primi di dicembre del 1678 il M., la cui identità era tenuta rigorosamente segreta per non destare sospetti negli Spagnoli e negli agenti e ambasciatori imperiali, giunse a Versailles e incontrò nuovamente l’abate d’Estrades. L’8 dicembre fu ricevuto dal re e dal suo ministro, Simon Arnauld marchese di Pomponne; durante l’incontro furono stesi i termini del trattato e firmati gli atti nei quali si prevedeva la cessione di Casale e della sua fortezza al re di Francia in cambio di un esborso di 100.000 scudi e del comando dell’esercito francese in Italia, in caso di guerra, a Ferdinando Carlo Gonzaga. L’accordo avrebbe dovuto essere ratificato da parte del duca entro i due mesi successivi.
Al M., cui erano stati promessi 10.000 scudi a titolo personale ad affare concluso, furono elargite immediatamente 400 doppie. Non pago di ciò, nel suo viaggio di ritorno da Versailles il M. si fermò a Torino dove, giunto il 31 dicembre, rivelò i termini dell’accordo alla duchessa reggente Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours in cambio di altre 200 doppie d’oro, rivelazione che la duchessa si affrettò a riferire a Luigi XIV. Medesimo doppio gioco condusse poco dopo il M. con gli Spagnoli, recandosi a Milano e informando segretamente il locale governatore degli accordi intervenuti con il re di Francia.
Quegli accordi prevedevano l’arrivo del M. a Venezia per ritirare dal duca la ratifica firmata del trattato, il successivo suo trasferimento a Pinerolo, in mano ai Francesi, per la consegna del documento e il contemporaneo ritiro dell’atto controfirmato dal re di Francia; poco dopo anche Ferdinando Carlo Gonzaga sarebbe dovuto partire per Casale e consegnare la città alle truppe francesi. Tutto ciò, tuttavia, non ebbe luogo, poiché il M., accusando una presunta malattia, si fermò a Padova astenendosi dal recarsi a Venezia. Per accelerare l’operazione che sembrava ritardare, i Francesi inviarono dunque sotto falso nome un loro agente, Alexis Bidal barone di Asfeld, il quale avrebbe dovuto farsi riconoscere dal M., essere ricevuto dal duca e poi in breve tempo riferire a Parigi; invitato dal M. a tornare a Pinerolo per attendervi l’arrivo di Ferdinando Carlo Gonzaga, appena varcata la frontiera milanese, il 10 marzo 1679, il barone fu invece arrestato dagli Spagnoli, avvisati dal Mattioli. Chiarito ormai agli occhi del re di Francia il doppio gioco del M., si dette incarico all’abate d’Estrades, nuovo ambasciatore a Torino, di predisporne la cattura. L’abate, dissimulando abilmente tutte le notizie a sua conoscenza e l’incarico ricevuto, invitò il M. a Pinerolo onde consegnargli un’ulteriore somma di denaro che aveva richiesto. Giunto all’appuntamento, il 2 maggio 1679, il M. fu tratto in arresto senza tuttavia che fosse rinvenuta tra le sue carte la ratifica dell’accordo. Sottoposto a interrogatorio, il M., dopo aver rivelato di aver occultato il plico nella casa del padre a Padova, dietro pressione di Estrades scrisse all’anziano genitore, ordinandogli di consegnare il pacchetto a un agente francese appositamente inviato (si trattò ancora una volta di Benedetto Giuliani), che tuttavia non fu in grado di recuperare lo scomodo documento. Da Parigi si ritenne quindi opportuno far cadere l’affare nel più completo silenzio. Il M., tradotto in carcere nella fortezza di Pinerolo, fu preso in consegna da Bénigne de Saint-Mars, soprintendente locale, con l’esplicito ordine reale di custodirlo in incognito.
Secondo la maggior parte degli storici che si sono occupati delle vicende successive del M., da quel momento la sua figura si identificherebbe con quella del misterioso personaggio che da secoli si cela dietro la cosiddetta maschera di ferro, un enigmatico detenuto – la cui identità è stata nel tempo associata a decine di altri personaggi – che seguì Saint-Mars nei successivi incarichi da lui ricoperti dopo Pinerolo. Attenendosi ai documenti e lasciando nel campo delle ipotesi tutte le altre identità associate alla maschera di ferro, pare che nel 1694 il M., unico fra i sei detenuti politici che erano stati assegnati a Saint-Mars a Pinerolo, abbia seguito il funzionario reale nella prigione dell’isola Santa Margherita al largo della costa provenzale. Qui Saint-Mars rimase fino a quando fu nominato governatore della Bastiglia, nel 1698. Il 18 settembre di quell’anno Saint-Mars prese possesso della fortezza parigina, dove condusse con sé ancora una volta «l’antico prigioniero di Pinerolo» (cit. in Funck Brentano, p. 86), sempre nascosto dietro a una maschera e di cui non si doveva mai pronunciare il nome, come annotava in quella data un solerte luogotenente reale della Bastiglia, Étienne Du Junca, in una sorta di diario quotidiano nel quale registrava a guisa di memoriale gli arrivi, le partenze e le morti dei detenuti, insieme con altri fatti rilevanti.
Il M. morì probabilmente a Parigi il 19 nov. 1703.
La morte del M. si desume da quanto annotato da Du Junca a proposito della morte del prigioniero sconosciuto, celato dietro la maschera di velluto nero che, secondo il medico della prigione che aveva redatto l’atto di morte, aveva circa 60 anni, la stessa età del Mattioli. Il giorno successivo la salma fu inumata nel cimitero di St-Paul, parrocchia della Bastiglia, e annotata nel registro dei morti con il nominativo di Marchioly, ritenuto, da parte di numerosi studiosi, la trascrizione ortografica errata del nome Matthioly, con il quale l’agente mantovano compare nelle lettere di Saint-Mars, ancora oggi conservate, e in tutti i documenti francesi riguardanti la mancata vendita di Casale alla Francia.
Fonti e Bibl.: Parigi, Archives du Ministère des Affaires étrangères, Correspondance politique, Mantoue, Supplément, bb. 4, cc. 135r-141v, 192r, 198r-206r, 254r-255v; 10, cc. 28r-32v, 36v-37r, 76r-78v; Ibid., Bibliothèque de l’Arsenal, Archives de la Bastille, Mss., 5133-5134 (il manoscritto di É. Du Junca); Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 47; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 368-370; VIII, ibid. 1790, p. 147; L.A. Muratori, Annali d’Italia, XVI, Milano 1820, pp. 152 s.; V. De Conti, Notizie storiche della città di Casale e del Monferrato, VIII (1841), pp. 535-538; Mémoires du marquis de Pomponne, ministre et secrétaire au département des Affaires étrangères, a cura di J. Mavidal - A. Simon, I, Paris 1860, pp. 112-127; G. Contessa, Per la storia di un episodio della politica italiana di Luigi XIV, al tempo della pace di Nimega, Alessandria 1897, pp. 48-96 e passim; F. Funck Brentano, Légendes et archives de la Bastille, Parigi 1898, pp. 85-122; Un segretario del duca di Mantova catturato dal re di Francia. (Da un articolo della Deutsche Revue), in Gazzetta di Mantova, nn. 70-71-72, 13-14-15 marzo 1898; A. Luzio, L’Arch. Gonzaga di Mantova, Verona 1922, ad ind.; F. Pascucci Righi, Monsignor Righi e la Maschera di ferro, Bologna 1929, pp. 80-139; M. Duvivier, La masque de fer, Paris 1932; Preponderanza spagnuola (1559-1700), a cura di R. Quazza, Milano 1950, pp. 569 s., 581; Mantova, La storia, III, Mantova 1963, ad ind.; G. Coniglio, I Gonzaga, Varese 1967, pp. 460 s.; M. Castagna, Stemmi e vicende di casate mantovane, Montichiari 2002, pp. 196-198; G.B. Vassallo, Annali che contengono diversi avvenimenti in Casale Monferrato e altrove (1613-1695), a cura di A. Galassi - B.A. Raviola - R. Sarzi, Mantova 2004, ad ind.; G. Malacarne, I Gonzaga di Mantova, V, Morte di una dinastia, Modena 2008, ad ind.; Enc. Italiana, XXII, p. 490, s.v. Maschera di ferro.